La Francia spegne la luce all’Italia: resteremo senza elettricità?

Da grande esportatore a grande importatore: la Francia vive una crisi nella crisi in materia d'energia. Oltre la metà dei reattori nucleari con cui produce elettricità è fuori uso

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Il domino della crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina coinvolge sempre più tessere, producendo i suoi effetti a cascate su sempre più Stati. Oltre a dover fare i conti con il caos delle forniture russe e il conseguente aumento record delle bollette di luce e gas, l’Italia ora dovrà affrontare anche un altro problema legato all’energia (taglio dell’elettricità nelle case: il piano Ue preoccupa gli italiani).

Stavolta la questione riguarda uno Stato confinante: la Francia, la quale potrebbe non cedere elettricità al nostro Paese per i prossimi due anni.

La Francia taglia l’elettricità: cosa sta succedendo

La decisione del governo francese è stata comunicata al nostro Ministero della Transizione Ecologica ed è legata al blocco di oltre metà dei reattori nucleari transalpini. Questi ultimi sono infatti i principali vettori di produzione di elettricità in territorio francese.

La Repubblica guidata dal presidente Macron si sta trasformando sempre più da grande esportatore a “malato elettrico” d’Europa. Il Paese deve infatti fare da mesi i conti con una crescente necessità di importare anch’esso elettricità da tutto il Vecchio Continente, addirittura nella misura di 12 GW in certi giorni e orari. Una situazione che, oltre a far schizzare il prezzo dell’energia elettrica in tutta Europa, può portare a pericolosi blackout (qui le previsioni sugli aumenti in bolletta).

La crisi nella crisi energetica francese è dovuta a una terza crisi: quella del nucleare. Lo Stato transalpino ha spento 32 dei suoi 56 reattori, con una potenza nucleare scesa da 61 a circa 30 GW. I motivi di questo blocco sono molteplici:

  • alcuni reattori sono stati fermati per il rifornimento di combustibile nucleare, operazione che il colosso energetico nazionale Edf svolge in genere d’estate in vista dell’inverno;
  • altri sono offline per manutenzione programmata;
  • in 12 reattori sono state rilevate crepe nelle tubazioni di un importante sistema di raffreddamento di emergenza.

Quanta energia importiamo dalla Francia

Secondo i dati Eurostat, 15,2 dei 44 TWh totali utilizzati dal nostro Paese provengono dalla Francia, esattamente il 4,7% dell’energia totale richiesta in Italia. Solo nel primo semestre del 2022, l’Italia ha importato da Oltralpe 6,7 TWh e in generale si affida all’import per il 13,4% del proprio fabbisogno energetico complessivo.

Al netto della minore capacità produttiva nucleare, la Francia registrerà quest’anno un fattore di capacità del 52%, contro il 90% degli Stati Uniti ad esempio, producendo soli 280 TWh, invece dei 430 TWh medi. In definitiva mancano all’appello 150 TWh, pari a circa la metà dei consumi italiani.

I tagli: cosa rischia l’Italia

Nella comunicazione recapitata al MITE, l’Edf francese ha paventato un possibile taglio dell’export di energia verso l’Italia. Il Ministero guidato da Roberto Cingolani ha comunque fatto sapere che “i tecnici sono al lavoro su tutti gli scenari” e che “il problema era già noto da mesi”. Non resta che capire come il nostro Paese si sia preparato o si dovrà preparare all’eventualità.

La prima ipotesi da esplorare è quella di coprire il deficit elettrico di origine francese con maggiori risparmi, mentre la seconda è al contrario quella di acquistare più gas, la fonte più utilizzata dal nostro Paese per produrre elettricità. Si parla anche di un ritorno al carbone, dato che le centrali che lo utilizzano sono tornate a regime (le alternative al gas e il ritorno del carbone: qui le 6 centrali pronte a ripartire).

La stessa crisi delle forniture potrebbe coinvolgere anche altri nostri vicini che si affidano al nucleare per buona parte della loro produzione: Slovenia, Austria e Svizzera. Alla luce della crisi internazionale dei prezzi, questi tre Stati potrebbero decidere di chiudere l’export di elettricità per concentrare le risorse per il fabbisogno interno. E non a caso la tabella degli import energetici dell’Italia segna un preoccupante -21% ad agosto.