Il tema del contante continua a restare in primo piano nel dibattito pubblico e politico. Una delle prime proposte in materia fiscale del governo Meloni riguarda l’innalzamento del suo utilizzo dai 2000 euro attuali ai 10mila euro. “Metteremo mano al tetto”, ha annunciato la presidente del Consiglio nel suo intervento sulla fiducia al Senato, sostenendo che non esiste alcuna correlazione “fra l’intensità del limite al contante e la diffusione dell’economia sommersa”.
Ma qual è lo stato dell’arte oggi in Italia sulle modalità di pagamento? Cosa prediligono i cittadini tra banconote e carte di credito? Chiaramente il quadro varia di luogo in luogo, dal Nord al Sud. A descrivere nel dettaglio la situazione è il Metropolitan Cities Cashless Index 2022, rapporto annuale pubblicato da The European House – Ambrosetti.
Indice
Pagamenti cashless, Italia poco virtuosa
Il Metropolitan Cities Cashless Index analizza la circolazione del denaro contante sui territori. Elaborato dall’Osservatorio della Community Cashless Society, consente di misurare sulla base di specifici indicatori se e come le principali aree metropolitane del Paese stiano evolvendo verso una società libera da banconote e monete.
In generale l’Italia è ad oggi in fondo alla classifica europea per transazioni digitali pro capite, essendo ancora fortemente dipendente dal contante. Non dimentichiamo che tra le proposte della bozza della legge di bilancio 2023, si considera la modifica della soglia minima per i pagamenti con il POS. Se il pagamento è al di sotto di questa cifra, potrebbe essere permesso rifiutare transazioni tracciabili e accettare solo contanti.All’interno dell’Unione Europea si piazza al quart’ultimo posto per stato di avanzamento della “società cashless”, davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Al contrario i Paesi più virtuosi sono quelli del Nord: Danimarca, Svezia e Finlandia.
Secondo la Community Cashless Society a contribuire a un’inversione di rotta in Italia potrebbero essere gli investimenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sarebbero in grado di generare “quasi 800 milioni di transazioni digitali aggiuntive per un controvalore superiore ai 27 miliardi di euro”, soprattutto in riferimento alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, del settore turistico e della sanità.
Le città italiane in cui si usano meno contanti
Dal rapporto pubblicato da The European House – Ambrosetti emerge che tra le 14 città metropolitane italiane quelle in cui si usa meno il denaro contante si trovano al Nord. Per quanto riguarda il Sud si evidenzia la maggiore necessità di orientare politiche attive di diffusione del sistema cashless. Di seguito la classifica delle città, dal 14esimo al 1° posto per uso delle transazioni digitali, redatta con un punteggio su scala da 1 a 10:
- Bari. Il capoluogo pugliese occupa il fondo della classifica con 2,14 punti;
- Catania. Penultimo posto per la città siciliana, con 2,20 punti;
- Palermo. Il capoluogo della Sicilia è al terz’ultimo posto, con 2,23 punti;
- Napoli. Quart’ultimo posto per il capoluogo campano, con 2,29 punti;
- Messina. La città siciliana si piazza al quint’ultimo posto, con 2,74 punti;
- Reggio Calabria. Nella seconda parte della classifica anche la città calabrese, con 3,27 punti;
- Venezia. Ottavo posto per il capoluogo veneto, con 3,88 punti;
- Cagliari. Il capoluogo della Sardegna occupa la settima posizione, con 4,64 punti;
- Roma. Sesto posto per la capitale, con 4,78 punti;
- Bologna. Il capoluogo dell’Emilia Romagna si piazza alla quinta posizione, con 5,04 punti;
- Torino. Quarto posto per il capoluogo piemontese, con 5,11 punti;
- Genova. Il capoluogo della Liguria occupa il terzo gradino del virtuoso podio, con 5,76 punti;
- Milano. Secondo posto per il capoluogo della Lombardia, con 5,83 punti;
- Firenze. Il capoluogo toscano conquista nettamente la prima posizione, con 7,08 punti.
Firenze, Genova e Torino sono le città metropolitane che hanno guadagnato più posizioni (+2) rispetto al 2021. Roma è invece quella con il calo maggiore (-4), seguita da Napoli (-2), Milano e Bologna (un posto più giù per entrambe). Palermo, Catania e Bari si sono confermate negli ultimi tre scalini della classifica.
Giovani a favore del cashless
Nonostante l’Italia sia indietro a livello di pagamenti elettronici pro capite, il Metropolitan Cities Cashless Index 2022 segnala che lo scorso anno oltre 7 italiani su 10 (72,8%) hanno indicato la volontà di utilizzare maggiormente gli strumenti cashless. Un aumento di ben 13,1 punti percentuali rispetto al 2020.
Ma non è cambiata solo la preferenza: nel 2021 ben il 57% dei cittadini ha aumentato l’uso dei pagamenti senza contanti rispetto al 2020, contro il 37,8% che ha dichiarato di averlo diminuito. La crescita più marcata si è registrata tra le fasce d’età più giovani: 75% tra i 18-24 anni; 68,1% tra i 25-30 anni; 62,7% tra i 31-45 anni; 50,5% tra i 46-60 anni e 52,6% tra gli ultra 60enni.
Tuttavia, secondo quanto emerge dalla ricerca, la frequenza con cui si fa ricorso al cashless resta ancora limitata. Solamente il 34,1% degli italiani si serve dei mezzi di pagamento elettronici più volte a settimana o ogni giorno, mentre la rimanente parte li utilizza meno di una volta a settimana o mai.