Dal Chianti al melone Igp: cosa si è perso con l’alluvione

L'alluvione in Emilia-Romagna ha causato un miliardo e mezzo di danni nel comparto agricolo. Nelle zone colpite azzerata la produzione di olio, grano, vino, frutta e ortaggi. Colpo mortale alle eccellenze del made in Italy.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Placata la furia dell’alluvione, con parte del territorio emiliano ridotto a un pantano a rischio frane, inizia la conta dei danni. Conta non facile e il cui importo va tristemente aggiornandosi di ora in ora. Attualmente le autorità hanno stimato danni per circa cinque miliardi di euro, di cui almeno un miliardo e mezzo nel solo comparto agricolo. Questo, però, non tiene conto dei minori incassi che si realizzeranno nei mesi a venire dal momento che i raccolti sono in larga parte distrutti. Come direbbero i giuristi, oltre al danno crescente va infatti considerato anche il lucro cessante.

I danni in agricoltura in Emilia-Romagna

È Coldiretti a fare la prima, ancora approssimativa, stima dei danni in agricoltura in Emilia-Romagna: sono oltre 5mila le aziende agricole e gli allevamenti colpiti dalla furia dell’acqua.

Distrutta la produzione di grano 2023 con una perdita di almeno 400 milioni di chili di prodotto. Si tratta di un danno particolarmente grave dal momento che l’Emilia-Romagna produceva circa un terzo di tutto il grano tenero nazionale. Su questo fronte la situazione va dunque ad aggravarsi ulteriormente: dopo lo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022 il prezzo del grano nel mondo è schizzato alle stelle. Con un effetto domino i rincari si sono riverberati su tutti i prodotti derivati, pane e pasta in primis.

Se il raccolto annuale è andato distrutto, in molte zone l’onda lunga dei danni si farà sentire fino al 2028 dal momento che l’acqua ha soffocato le radici degli alberi fino a farle marcire. Perché i terreni tornino produttivi occorre procedere all’espianto e al reimpianto di intere piantagioni.

I danni del maltempo in Emilia-Romagna

Ferme centinaia di aziende dell’indotto che vivono grazie alla trasformazione e alla vendita dei prodotti agricoli. Secondo Coldiretti sono a rischio nell’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e personale occupato a vario titolo.

Oltre alle piantagioni sono state colpite anche le strutture: palizzate, serre, edifici rurali, canali, ponti, impianti di irrigazione, stalle, macchinari e attrezzature. Devastate le vie, sia pubbliche che private, nelle aree rurali.

I danni alla produzione agricola riguardano, fra le altre cose, bietole, girasole, orzo, soia, erba medica, albicocche, ulivi, pesche nettarine, susine, mele, pere, kiwi, fragole, ortaggi, meloni (fra cui la coltivazione fra Sermide e Felonica dove si produce il melone mantovano, eccellenza Igp). Danni anche alla viticoltura nelle aree destinate al Chianti e ad altri grandi vini.

Aiuti post alluvione in Emilia-Romagna

Per ricostruire ci vorranno anni. Lo Stato ha deciso di congelare i pagamenti per gli abitanti delle aree alluvionate e ha disposto sostegni economici per i lavoratori. Anche i privati hanno avviato raccolte fondi.

“Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare in vista del Consiglio dei Ministri che “gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito”.

Intanto monta la polemica: alcuni si domandano se destinando i soldi del Pnrr a interventi mirati sarebbe stato possibile contenere i danni dell’alluvione?