Passano i governi e i ministri dell’Economia, ma il tema che da sempre ritorna con insistenza sul tavolo dell’esecutivo è quello legato al canone Rai. Una questione non di poco conto, che porta- o anzi dovrebbe portare- nelle casse dello Stato cifre vicine ai 2 miliardi, ma che viene pagato soltanto da 21 milioni di italiani nonostante negli ultimi anni fosse messo a regime nelle bollette dell’elettricità. E proprio nell’ottica di un graduale distacco dalle utenze della luce, il ministro Giorgetti e il Governo sono al lavoro per trovare alternative sostenibili e in linea con quanto richiesto dall’Europa e da Bruxelles.
Idea sulle utenze telefoniche
Al momento, secondo quello che da sempre è stato il pensiero comune, a dovere pagare il canone Rai sarebbero quelle famiglie che sono in possesso di un apparecchio televisivo che, data la sua natura, può collegarsi ai canali della tv di Stato. Ma fare un censimento effettivo delle famiglie con o senza tv è quasi impossibile, motivo per il quale l’idea potrebbe essere quella di cambiare tutto.
Giorgetti, intervenendo in audizione in commissione di Vigilanza Rai, ha ricostruito il quadro delle forme di finanziamento esistenti in Europa, assicurando che nel breve periodo il canone è destinato a restare in bolletta, ma potrebbe essere scorporata la quota relativa agli investimenti, pari a circa 300 milioni, in questo modo producendo una diminuzione della quota del canone a carico dei cittadini attraverso il pagamento in bolletta.
Un canone destinato quindi a diminuire e forse anche a scomparire dalle bollette, anche se lo stesso ministro ha sottolineato che non è vero che dalla Commissione europea è arrivata la richiesta di eliminare il canone dai pagamenti dell’elettricità in quanto visto come onere non collegato al settore dell’energia. Ma nonostante ciò Giorgetti vuole giocare d’anticipo e cambiare le carte in tavola.
Come? Analizzando la fruizione del prodotto televisivo, ci si è resi conto come sempre più spesso, e soprattutto con le nuove generazioni, non per forza i programmi tv devono essere seguiti dalla televisione. Attraverso lo streaming, infatti, a permettere la visione sono molteplici dispositivi come pc, tablet e soprattutto cellulari. Ecco quindi l’idea dell’ampliamento del presupposto di imposta, non solo limitato ai televisori.
Ciò comporterebbe, in poche parole, collegare il pagamento del canone alle utenze telefoniche mobili, una scelta che allargherebbe la platea dei contribuenti poiché le utenze elettriche ora sono pari a 21 milioni mentre le utenze telefoniche mobili sono pari a 107 milioni. Il calcolo, ha però avvertito Giorgetti, dovrà tenere conto del calcolo delle utenze per nucleo famigliare e dovrà indicare un tetto massimo, in modo che la quota non superi il livello attuale di pagamento
Quanto vale il canone
Giorgetti, intervenendo in commissione di Vigilanza Rai, ha sottolineato che in base al consuntivo 2022 e nell’assestamento 2023 le risorse del canone Rai ammontano complessivamente a circa 1,85 miliardi. Queste risorse, ha ricordato, “sono destinate pressoché integralmente alla Rai, ad eccezione di una quota di 110 milioni annui assegnata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”.
“Accanto alle risorse derivanti dal canone, al finanziamento del costo integrale del servizio – ha ricordato – concorrono anche i ricavi commerciali da pubblicità, che sono imputati a tale finalità scomputando dal totale delle risorse pubblicitarie raccolte quelle che si ipotizza avrebbe raccolto un operatore privato. Dall’analisi del budget 2023 tali entrate hanno mostrato una leggera flessione (da 640 a 622 milioni di euro)”.