Bollette, scatta il blocco agli aumenti: da quando e come funziona

Fino al 30 aprile 2023 sarà in vigore il divieto di modifiche unilaterali delle tariffe per la fornitura di luce e gas

Pubblicato: 12 Agosto 2022 20:41

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Stop ai cambi di tariffe per le bollette di luce e gas fino ad aprile 2023. Lo prevede il Dl Aiuti bis che impedisce il divieto alle aziende fornitrice di modifiche unilaterali dei contratti di energia. Anche con valore retroattivo rispetto all’entrata in vigore del decreto, pubblicato 10 agosto.

Bollette, scatta il blocco agli aumenti: la norma nel Dl Aiuti bis

“Fino al 30 aprile 2023 – si legge nel Decreto – è sospesa l’efficacia di ogni eventuale clausola contrattuale che consente all’impresa fornitrice di energia elettrica e gas naturale di modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo ancorché sia contrattualmente riconosciuto il diritto di recesso alla controparte”.

Secondo la normativa la sospensione sarà dunque applicata durante i prossimi mesi e vale anche per preavvisi comunicati, fatta eccezione per le variazioni di prezzo che siano già scattate, tenendo conto però che la comunicazione di eventuali modifiche deve essere inviata al cliente tre mesi prima dall’applicazione effettiva della nuova tariffa.

Il divieto di cambiamenti unilaterali sui contratti di fornitura di luce e gas comporterà inevitabilmente delle conseguenze negative sul mercato dell’energia, in particolar modo per gli operatori più piccoli. Ma l’intervento del governo è stato ritenuto necessario per evitare che, come stimato dall’Autorità per l’Energia Arera, i rincari sulle bollette potessero arrivare al 100% in più già dall’1 ottobre.

L’ennesima misura per calmierare i prezzi di luce e gas arriva in risposta agli appelli delle associazioni dei consumatori. Secondo l’associazione no profit Consumerismo, sulla spinta dell’impennata del costo materie prime energetiche, che da mesi non accennano a diminuire “migliaia di utenze che hanno contratti vecchi che prevedono tariffe al di sotto di queste soglie stanno ricevendo in questi giorni una lettera dagli operatori energetici con cui si comunicano modifiche unilaterali delle condizioni economiche della fornitura, con rincari dei prezzi di luce e gas che arrivano fino al 500%“.

Bollette, scatta il blocco agli aumenti: come fare richiesta

Nella norma introdotta con il Dl Aiuti bis non è specificato se la sospensione degli aumenti sulle tariffe avverrà in maniera automatica, ma per Consumerismo non ci sarà bisogno di alcuna richiesta da parte degli utenti.

D’altro canto l’associazione Adiconsum chiede però alle aziende fornitrici di energia “che hanno già attivato ma non ancora concluso la procedura di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, di avvisare prontamente i clienti interessati sul termine effettivo di entrata in vigore delle modifiche” e rivolgendosi ai loro clienti “in attesa di provvedimenti più estesi, consigliamo ai consumatori di verificare periodicamente l’economicità dell’offerta domestica sul comparatore pubblico Portale Offerte”.

Bollette, aumento del tetto dei benefit per le bollette

Sul fronte bollette il Dl Aiuti bis contiene, inoltre, un’altra misura a sostegno di aziende e famiglie, che riguarda l’innalzamento per il 2022 da 258,23 a 600 euro del tetto di esenzione dei cosiddetti “fringe benefit aziendali” cioè i bonus accessori che i lavoratori possono trovarsi in busta paga e che adesso comprendono anche le bollette.

Grazie al decreto nel welfare aziendale verrà quindi compresa anche la possibilità di pagare o farsi rimborsare le spese sostenute per le utenze, sempre entro un massimo di 600 euro.

Una misura che dovrebbe riguardare circa 3 milioni di lavoratori dipendenti per un ammontare di benefit in esenzione di circa 287,8 milioni di euro in più, con una perdita di gettito Irpef stimata in 86,3 milioni, di 5 e 1,9 milioni rispettivamente per addizionale regionale e comunale.