Nel 2023 spenderemo tutti 4mila euro in più: ecco per cosa

Come sta andando davvero l'economia italiana in questo momento? Non così bene come sembrano indicare le previsioni ufficiali: quanto ci costa l'inflazione

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Come sta andando davvero l’economia italiana in questo momento? Non così bene come sembrano indicare le previsioni ufficiali e le dichiarazioni della numero uno della Bce Christine Lagarde. I dati Istat sul Pil del IV trimestre confermano purtroppo gli allarmi lanciati a più riprese riguardo ai consumi delle famiglie. La spesa degli italiani, infatti, nell’ultima parte del 2022 scende del -1,3% su base congiunturale, con picchi che sfiorano addirittura il -1,9% per i beni durevoli.

Una interessante analisi l’ha fatta il Codacons: “Come previsto, il caro-bollette e l’inflazione alle stelle hanno avuto un effetto depressivo sulla spesa degli italiani sul territorio economico” spiega il presidente Carlo Rienzi.

Spesa e cibo: gli aumenti. Quanto pesa davvero l’inflazione sulle famiglie

L’inflazione oggi in Italia è attorno al 9,2%: tradotto, significa un maggiore esborso pari a +2.691 euro annui per la famiglia tipo, spesa che sale a +3.485 euro per un nucleo familiare con 2 figli.

Nonostante la decelerazione del tasso generale di inflazione registrata dall’Istat negli ultimi due mesi, i prezzi dei prodotti più acquistati dai cittadini rimangono a livelli elevatissimi, con il carrello della spesa che addirittura sale al +13% dal +12% del mese precedente, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto passano da +8,9% a +9% (qui tutti gli aumenti e i nuovi prezzi dei beni alimentari, con la classifica di quelli che sono aumentati di più e quelli che invece sono diminuiti).

Come denuncia il presidente Rienzi, i dati sull’inflazione di gennaio e febbraio attestano come, al netto dei beni energetici, i prezzi al dettaglio continuino a salire in modo sensibile, colpendo spese primarie delle famiglie come alimentari, casa e trasporti.

Un allarme destinato purtroppo a proseguire anche nel 2023: i dati sull’inflazione di gennaio e febbraio attestano infatti come, al netto dei beni energetici, i prezzi al dettaglio continuino a salire in modo sensibile. Il calo dell’inflazione a febbraio potrebbe essere dunque soltanto un dato illusorio, denuncia l’associazione dei consumatori, dovuto unicamente alla rapida discesa dei beni energetici, mentre i prezzi del carrello della spesa e dei generi ad alta frequenza di acquisto continuano a salire, erodendo ancora di più i pochi risparmi rimasti, e spingendo gli italiani ad arrancare per arrivare a fine mese.

Bollette luce e gas: quanto spenderemo in più nel 2023

Per quanto riguarda i costi di luce e gas, va detto in effetti che, dopo gli aggiornamenti delle tariffe Arera, come promesso le bollette del gas hanno effettivamente registrato un sensibile calo a febbraio, con i prezzi che sono scesi del -13% rispetto a gennaio.

Secondo una simulazione del Codacons, con le nuove tariffe la bolletta media del gas sul mercato tutelato si attesterà sui 1.210 euro annui, con un risparmio di circa 181 euro a famiglia rispetto alle tariffe in vigore a gennaio. Se si guarda al 2022, quando la bolletta media è stata pari a 1.866 euro a nucleo, la minore spesa per il gas sarà di circa 656 euro a famiglia.

Anche le tariffe dell’energia elettrica per il secondo trimestre del 2023 registreranno una diminuzione in virtù della discesa dei prezzi sui mercati internazionali, ottime notizie quindi, ma che non bastano. Sulle bollette di luce e gas degli italiani incombono infatti purtroppo gli oneri di sistema, avverte il presidente Rienzi.

Di fronte a questa emergenza “il Governo deve intervenire ora, prorogando l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta, reintroducendo lo sconto sulle accise di benzina e gasolio e tagliando l’Iva sui generi di prima necessità come gli alimentari” dice il Codacons.

Il problema degli oneri in bolletta: quanto ci costano e per cosa

Riguardo alle bollette, il 31 marzo scadrà l’azzeramento degli oneri deciso dal Governo, una misura che se non sarà prorogata farà salire già da aprire le bollette degli italiani, vanificando i tagli delle tariffe dell’ultimo periodo.

Oneri che in totale incidono fino al 22% sulle bollette elettriche degli italiani e fino al 5% sul gas, analizza il Codacons. Solo nel 2020, gli oneri di sistema sono costati 12,4 miliardi di euro alle famiglie italiane.

La componente Asos ha inciso per 10,12 miliardi, di cui 8,7 miliardi di sostegno alle rinnovabili e 1,6 dai contributi per le aziende energivore, mentre la quota restante per oltre 2,2 miliardi è stata assorbita dalla componente Arim. 442 milioni sono poi serviti per la messa in sicurezza dei siti nucleari, 443 per i regimi tariffari speciali applicati alle ferrovie, 920 per la promozione dell’efficienza energetica. Ci sono poi spese per lo sviluppo tecnologico e industriale, compensazioni territoriali, sostegno alla ricerca di sistema e altre voci.

Insomma, un pot-pourri ingiustificabile secondo diverse associazioni. Il Codacons rivolge anche un appello alla premier Giorgia Meloni, chiedendo che il Governo decida la proroga dell’azzeramento degli oneri di sistema dopo il 31 marzo, ma anche che operi quanto prima per arrivare ad una definitiva eliminazione di questa tassa, che pesa per 12,4 miliardi di euro all’anno sulla spesa energetica degli italiani. “Riteniamo che gli oneri di sistema debbano essere del tutto aboliti, poiché una larga parte di essi serve a finanziare spese che nulla hanno a che vedere con i consumi energetici degli utenti” spiega ancora Rienzi.

Conti correnti: aumenti record

Anche i costi dei conti correnti sono finiti fuori controllo, tanto che Bankitalia è dovuta intervenire con una richiamo formale alle banche in merito alle comunicazioni inviate ai loro clienti relativamente agli aumenti dei costi dei conti correnti a causa della presunta “alta inflazione”.

“Sempre più spesso le banche ricorrono alla scusa dell’inflazione e dei maggiori costi a loro carico per modificare unilateralmente le condizioni contrattuali ai clienti, ma tali rincari risultano ingiustificati” denuncia ancora il Codacon. Situazione che diventerà ancora più esplosiva dopo che a marzo i tassi su mutui e prestiti si alzeranno ancora sensibilmente, come effetto del nuovo aumento voluto dalla Bce di ulteriori 50 punti, che porteranno il tasso al 3,5%.

I costi di gestione dei conti correnti in Italia sono in costante aumento da mesi. L’ultimo report della Banca d’Italia registra una crescita della spesa di 3,8 euro, che porta il costo medio di gestione di un conto in un anno a 94,7 euro, a causa soprattutto delle spese fisse, in particolare quelle per l’emissione e per la gestione di bancomat, carte di credito e debito.

Ma sappiamo che, grazie all’home-banking e alle app, oggi i costi operativi per le banche in realtà si sono sensibilmente abbattuti, con una serie di operazioni compiute in autonomia dagli utenti attraverso smartphone o pc che non hanno alcun costo per le banche, conclude il Codacons.