“È molto probabile che a marzo alzeremo i tassi di interesse di 50 punti base. Questa è stata una decisione indicata durante la nostra ultima riunione di politica monetaria e tutti i numeri che abbiamo visto negli ultimi giorni confermano che questo rialzo dei tassi di interesse è molto, molto probabile”. Con queste parole la numero uno della Bce Christine Lagarde ha confermato le previsioni della Banca centrale europea già annunciate nelle scorse settimane.
In una intervista rilasciata a una serie di giornali spagnoli, come El Correo e El Diario Vasco, la Presidente della Bce ha chiarito che l’inflazione nell’Eurozona, che esclude energia e alimentari, è ancora troppo alta, ma è diminuita negli ultimi mesi e continuerà a diminuire nei prossimi mesi. “La strada da seguire è chiara: dobbiamo continuare a prendere le misure necessarie per riportarla al 2%. E lo faremo”.
L’inflazione è la sua preoccupazione. “Non vogliamo distruggere l’economia, non è il nostro obiettivo. Il nostro obiettivo è domare l’inflazione. E come Banca centrale, gli aumenti dei tassi di interesse sono il nostro strumento principale per raggiungere questo obiettivo”.
La stessa frase che aveva già pronunciato nella precedente lunga intervista in cui aveva detto chiaramente che l’obiettivo economico europeo deve essere riportare la crescita dei prezzi sotto questa soglia limite. Per farlo, dice, è necessario mettere ancora mano ai tassi di interesse.
Quanto aumenteranno ancora i tassi di interesse della Bce
L’aumento dei tassi di interesse smorza la domanda e riduce le pressioni inflazionistiche. Per il momento, l’economia è resiliente, l’occupazione è solida e la disoccupazione è la più bassa che sia mai stata, spiega Lagarde, e dunque la banca europea farà tutto il necessario per arrivarci (torna alla mente il celebre mantra di Draghi “whatever it takes”…).
I tassi della Bce da marzo passeranno quindi al 3,5%, ma molti esperti parlano già di altri rialzi fino al 4% e non escludono ulteriori aumenti anche nel 2024. Il vero punto, ora, è capire se la Bce ha fissato o meno un tetto limite. Lagarde annuncia che no, non c’è nessun tetto, ma solo l’obiettivo di inflazione del 2%. “Questo è l’obiettivo di inflazione a medio termine, che è il modo in cui per noi viene definita la stabilità dei prezzi. Non posso dire quanto saliranno ancora i tassi alti, ma so che saranno più alti di adesso e abbiamo ancora molto lavoro da fare perché non possiamo dichiarare vittoria”.
Riguardo quale sarà il ritmo di questo aumento, è ancora tutto da capire. “Dipendiamo dai dati. Molti governatori fanno suggerimenti o previsioni e fanno le loro opinioni e analisi personali. Come Presidente della BCE devo concentrarmi sul processo decisionale, che deve tenere conto dei dati”. Che includono le proiezioni macroeconomiche, i dati più recenti e l’impatto delle misure nel tempo. “E, naturalmente, le opinioni di tutti i governatori del Consiglio direttivo. Quello di cui sono certa è che torneremo tempestivamente al nostro obiettivo del 2% e che saremo risoluti e determinati nel farlo” rimarca.
A fronte di un nuovo rialzo dei tassi, ovvio che il prezzo di mutui e prestiti salirà ancora. I prestiti a tasso variabile sono un’arma a doppio taglio. Quando i tassi di interesse sono molto bassi, le persone beneficiano di rate più basse, ma quando i tassi salgono, come hanno dovuto fare per domare l’inflazione, il costo mensile aumenta. E questo è il vero allarme sociale che spaventa governi e cittadini in tutta Europa.
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In arrivo rendimenti più alti?
Lagarde si dice “sicura” che, nonostante i costi dei conti correnti e dei prelievi alle stelle, molte banche sono pronte a negoziare per alleggerire il carico dei mutui sulle famiglie. “È nell’interesse delle banche farlo, perché sanno che quando l’inflazione è sotto controllo, i tassi di interesse alla fine scenderanno. E non vogliono prestiti in sofferenza nei loro bilanci”. Ma le famiglie, adesso, soffrono.
E torna a riprendere un altro concetto già espresso in precedenza: quando i tassi di interesse aumentano, quando il costo del denaro aumenta, “chiaramente la remunerazione sui depositi è in discussione e può essere aumentata”.
Un avvertimento peraltro giunto anche agli istituti finanziari italiani da Bankitalia, che ha chiesto esplicitamente rendimenti più elevati per i cittadini che hanno risparmi e investimenti in banca (qualche banca ha già iniziato ad offrire interessi più alti ai propri correntisti, qui ad esempio vi abbiamo parlato dei conti deposito che stanno già realmente facendo guadagnare il +372%, come rileva uno studio dell’Osservatorio di SOStariffe.it e ConfrontaConti.it.
Famiglie allo stremo: cosa deve fare il governo
Le famiglie europee stanno soffrendo molto per l’inflazione, per le bollette dell’elettricità e per il costo della spesa, in particolare i più vulnerabili e i più esposti, come i pensionati con redditi bassi.
I dati Istat sul Pil del IV trimestre confermano gli allarmi lanciati in merito ai consumi delle famiglie, le cui spese nell’ultima parte del 2022 scendono del -1,3% su base congiunturale, con picchi del -1,9% per i beni durevoli. Il caro-bollette e l’inflazione alle stelle hanno avuto un effetto depressivo sulla spesa degli italiani. Un allarme destinato purtroppo a proseguire anche per tutto il 2023.
Alla domanda se i governi dovrebbero agire dando più aiuti pubblici o abbassando le tasse, Lagarde replica che “alla BCE crediamo che il sostegno dei governi dovrebbe essere mirato a quelle persone vulnerabili. E che dovrebbe essere temporaneo. Quando la situazione migliora, quando i prezzi dell’energia scendono e quando i prezzi degli alimenti si stabilizzano, i governi dovrebbero poi essere in grado di ritirare il sostegno. E le misure dovrebbero essere adattate in modo da incoraggiare le persone a risparmiare energia piuttosto che usarla come se non costasse nulla”.
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Cosa succederà nei prossimi mesi
La Bce pubblicherà le sue nuove proiezioni tra due settimane. Le ultime previsioni macroeconomiche di alcune istituzioni, come la Commissione Europea, sono più ottimistiche del previsto. Lagarde si dice convinta che, oltre all’abbassamento dell’inflazione, ci sarà anche una crescita economica “leggermente migliore” rispetto alla stagnazione nell’ultimo trimestre del 2022.
A dispetto delle fosche previsioni di inizio anno, nessuna recessione all’orizzonte, almeno a quello a breve termine, anche se “c’è un’enorme incertezza. Poco più di un anno fa, non avremmo mai potuto immaginare che ci sarebbe stata una guerra alle porte dell’Europa. Quello che accadrà nei prossimi mesi è incerto”.