Turismo, aumentano gli affitti brevi: +16,9% per il settore extra-alberghiero. Le regioni dove crescono di più

I dati del turismo superano quelli pre-pandemia. A salire sono soprattutto i dati del settore dei b&b e case vacanze

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

L’Italia torna a essere regina del turismo: con oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi, il 2023 è stato l’anno record per le presenze nel nostro Paese, che mettono il 2023 come l’anno migliore di sempre nel settore del turismo.

Ma dove alloggiano i turisti? Secondo i dati dell’Istat realizzati in collaborazione con il Ministero del Turismo, il settore extra-alberghiero registra la crescita più significativa rispetto al 2022. Gli arrivi e le presenze in questi esercizi aumentano rispettivamente del 16,9% e dell’11%. Il settore alberghiero, invece, mostra incrementi leggermente più contenuti, con un aumento degli arrivi dell’11,5% e delle presenze dell’8,1%.

I numeri del 2023: cresce il settore extra-alberghiero, le regioni con più presenze

Dopo gli anni bui della pandemia, il turismo ha ripreso a crescere, portando con sé un aumento della ricchezza per i proprietari di case extra-alberghiere. Con il termine “extra-alberghiere” si fa riferimento a una vasta gamma di strutture ricettive che vanno oltre i tradizionali hotel. Questo include bed and breakfast, agriturismi, appartamenti, case vacanze e residenze storiche. Ogni tipologia di alloggio offre esperienze uniche ai turisti, permettendo loro di immergersi nelle tradizioni locali e godere di un soggiorno personalizzato.

A livello territoriale, l’incremento delle presenze nel comparto extra-alberghiero ha registrato cifre sorprendenti. In alcune regioni, infatti, l’aumento è stato particolarmente significativo: nel Lazio, le presenze sono aumentate del 31,5%, in Sicilia del 25,2%, in Campania del 22,8% e in Lombardia del 22,3%. Nel Lazio, inoltre, il settore alberghiero ha visto un incremento delle presenze superiore al 20%, segnalando una ripresa diffusa in tutto il comparto ricettivo.

Nel 2023, l’analisi della distribuzione delle presenze per tipologia di alloggio mostra che il settore alberghiero ha ospitato circa il 61% del totale delle presenze. Questo significa che, nonostante la crescita delle strutture extra-alberghiere, gli hotel continuano a giocare un ruolo dominante nell’ospitalità italiana. Le strutture ricettive alberghiere assorbono oltre il 70% delle presenze turistiche regionali in Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e nelle due Province autonome del Trentino-Alto Adige. Questo evidenzia come, in alcune aree, gli hotel siano ancora la scelta preferita per la maggior parte dei turisti.

Tuttavia, il settore extra-alberghiero ha superato quello alberghiero in termini di presenze in tre regioni specifiche: Marche, Toscana e Veneto.

Quanti sono gli Airbnb in Italia

Che gli Airbnb siano in aumento in Italia è ormai il segreto di Pulcinella; la piattaforma da anni ha trasformato nel bene e nel male il settore dell”ospitalità nel Paese, anche grazie alla diffusione degli affitti brevi. Secondo un recente studio condotto da Jfc, nel 2023 gli alloggi disponibili su Airbnb in Italia hanno raggiunto quota 608mila.

Il maggior numero di alloggi disponibili è concentrato principalmente in tre regioni, che insieme rappresentano il 35,4% del totale: Toscana (12,9%), Sicilia (11,4%) e Lombardia (11,1%). Seguono la Puglia (8,9%), la Sardegna (8,4%), il Lazio (8,3%), la Campania (6,8%) e il Veneto (5,7%). Per quanto riguarda il tasso di occupazione, i livelli più elevati si registrano nel Lazio con il 69,3%, seguito dal Veneto con il 62,5% e dalla Lombardia con il 60,3%.

Le nuove regole degli affitti brevi

Il tema degli affitti brevi è sempre al centro delle cronache: vista la loro esplosione in questi anni, si è cercato di regolamentarli al meglio, aggiungendo nuove regole per gli host. I recenti casi di cronaca hanno purtroppo evidenziato la necessità di vigilare affinché gli affitti brevi, pur essendo una interessante opportunità di investimento, non diventino un’ulteriore nicchia per l’evasione fiscale.

Proprio a tal riguardo, la procura di Milano aveva emesso un provvedimento di sequestro preventivo di 779 milioni di euro nei confronti del colosso del web lo scorso autunno. Questa cifra era relativa alle imposte non versate nel periodo compreso tra il 2017 e il 2021, stimate complessivamente a 3,7 miliardi di euro. Successivamente, un accordo con l’Agenzia delle Entrate ha portato la somma da versare a 576 milioni di euro, di cui 353 milioni riguardavano imposte nette, 174 milioni sanzioni amministrative e 49 milioni interessi.

Cedolare secca del 21%, c’è la stretta sugli affitti brevi

Sia l’Italia che l’Unione Europea hanno approvato delle direttive sul tema affitti brevi.

Come la trattenuta della cedolare secca pari al 21%, che Airbnb da inizio anno ha iniziato a trattenere automaticamente dai compensi degli host per i soggiorni brevi, assumendo di fatto il ruolo dell’Agenzia delle Entrate per il versamento dell’imposta. La nuova misura, che recepisce una normativa europea, prevede che gli host non professionali che affittano la propria casa (o parti di essa) sulla piattaforma per locazioni brevi, ovvero inferiori a 30 notti, debbano versare una ritenuta fiscale del 21% direttamente dai propri ricavi. Gli host “non professionali” sono coloro che non possiedono una partita Iva e che concedono in locazione meno di 5 unità d’alloggio.

Normativa italiana è invece quella dell’aliquota che sale al 26% dal secondo immobile in affitto per locazioni brevi, una novità contenuta nell’ultima Legge di Bilancio. Gli host potranno comunque scegliere su quale unità applicare il prelievo del 21%.

Online la piattaforma per richiedere il Cin

Altra novità della Legge di Bilancio è l’introduzione del codice identificativo nazionale (Cin), che riguarda le unità immobiliari ad uso abitativo destinate a contratti di locazione per finalità turistiche nel territorio italiano.

Negli scorsi giorni il Ministero del Turismo ha creato la Banca dati nazionale delle strutture ricettive e degli immobili in locazione breve e per finalità turistica, la piattaforma digitale che permetterà di richiedere il Cin.

La piattaforma attualmente risulta operativa solamente in Puglia, ma è prevista la sua estensione ad altri territori. Tuttavia, la piena entrata in vigore della nuova normativa avverrà solo 60 giorni dopo la pubblicazione dell’avviso sull’entrata in funzione della Banca Dati nella Gazzetta Ufficiale.