Taglio dell’Irpef al ceto medio, scontro nel Governo: mancano i soldi

Tensioni nel Governo per la Manovra, con Fratelli d'Italia e Forza Italia che puntano sul taglio dell'Irpef e la Lega sulla rottamazione

Foto di Matteo Runchi

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato:

La discussione all’interno della maggioranza sulla Manovra si sta intensificando. I due fronti che si sono creati all’interno del Governo vedono da una parte Forza Italia e Fratelli d’Italia e dall’altra la Lega. I primi stanno cercando di direzionare circa 4 miliardi di euro di fondi verso un taglio dell’Irpef per il ceto medio e altri sconti fiscali sulle retribuzioni. Il Carroccio invece insiste sulla pace fiscale e propone di estendere la flat tax al 15% sulle retribuzioni tassando gli extra-profitti delle banche. L’inserimento di una nuova rottamazione delle cartelle in Legge di Bilancio sembra però sempre più improbabile.

Costi e obiettivi del taglio dell’Irpef in manovra

Forza Italia e Fratelli d’Italia sostengono che sia necessario ridurre l’aliquota Irpef dello scaglione tra 35.000 e 50.000 euro dal 35% al 33%, per permettere al ceto medio di avere un aumento negli stipendi reali e alle aziende di aumentare i salari spendendo meno.

A questo intervento andrebbero aggiunti altri vantaggi fiscali sul lavoro, su temi come:

  • gli straordinari;
  • i premi di produzione;
  • le tredicesime;
  • i salari bassi;
  • l’Ires premiale;
  • gli investimenti in favore dell’export.

Inoltre, i due partiti vorrebbero estendere questo scaglione Irpef fino a 60mila euro, per coinvolgere di fatto nel taglio tutti i lavoratori che fanno parte della categoria che contribuisce maggiormente alle entrate dello Stato.

Le coperture per questa norma richiederebbero almeno 4 miliardi di euro, da consolidare non solo nel bilancio del 2026, ma anche in quello degli anni successivi, per evitare che alla fine del prossimo anno si verifichi un improvviso aumento delle tasse dovuto alla scadenza di una norma mai resa strutturale.

Lo scontro con la Lega sulle coperture

La Manovra, in totale, dovrebbe spostare circa 30 miliardi di euro. Questo significa che il taglio dell’Irpef rappresenterebbe una parte molto significativa delle disponibilità economiche del Governo. Una misura che quindi toglierebbe spazio alle principali proposte del terzo partito della maggioranza, la Lega. Il Carroccio vorrebbe inserire in manovra:

  • la rottamazione delle cartelle in 10 anni, con 120 rate senza interessi;
  • la flat-tax al 15% anche per i dipendenti;
  • il blocco dell’aumento dell’età pensionabile.

Se il costo della flat-tax è difficilmente calcolabile, la rottamazione delle cartelle potrebbe pesare per 2 miliardi di euro, mentre il blocco dell’età pensionabile per 3 miliardi. Si tratta inoltre di interventi che diverse istituzioni internazionali hanno giudicato come deleteri per i conti pubblici, in un momento in cui il lavoro conservativo del Governo sul bilancio dello Stato sta portando ampi vantaggi.

L’impatto dei dazi e la speranza dal debito

Il Governo italiano avrebbe infatti un tesoretto da 13 miliardi di euro dai risparmi sugli interessi sul debito derivati dai tassi molto bassi ai quali sta vendendo i titoli di Stato. Con i rendimenti sotto il 3,5% e lo spread attorno a 85, l’Esecutivo ha a disposizione 5 miliardi per il 2025 e altri 8 per il 2026.

Questa notizia positiva è però stata smorzata dallo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che durante il Forum di Cernobbio ha sottolineato l’impatto dei dazi sui conti pubblici italiani e sulla crescita. Una circostanza che potrebbe limitare ulteriormente il potere di spesa del Governo in manovra.