Spese per la difesa, record mondiale grazie alle guerre: Italia 12esima. Tutte le cifre

Nel 2023 la cifra globale stanziata per la Difesa ha toccato i 2.443 miliardi di dollari, trainata dalle tensioni globali e dal conflitto in Ucraina.

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Trainata dalle tensioni in Ucraina e nel Medio Oriente, nel 2023 la domanda nel settore della Difesa è cresciuta a livelli record. La spesa ha raggiunto i 2.443 miliardi di dollari, registrando un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente, equivalente al 2,3% del Pil globale. Questo impatto si è riflesso direttamente sui bilanci delle principali aziende del settore, evidenziato dalle loro performance in Borsa.

Sebbene gli analisti prevedano ulteriori aumenti dei ricavi nel 2024 (+6%), il rendimento azionario dei leader del settore è stato eccezionale nel quadriennio 2019-2023, registrando una crescita del 68,7%, il doppio rispetto all’andamento dell’indice azionario mondiale (+34,8%).

La spesa mondiale nella Difesa: dominano gli Stati Uniti, Ucraina in testa per incidenza sul Pil

Secondo i dati di Mediobanca, gli Stati Uniti dominano la classifica mondiale della spesa per la difesa con il 37,5% del totale (pari a 916 miliardi di dollari), seguiti dalla Cina con il 12,1% (296 miliardi), dalla Russia (4,5%), dall’India (3,4%) e dall’Arabia Saudita (3,1%). Al contrario, Costa Rica, Islanda e Panama non registrano alcuna spesa in questo ambito. L’Italia si posiziona al 12esimo posto con 36 miliardi.

  • Stati Uniti: 916 miliardi di dollari
  • Cina: 296 miliardi di dollari
  • Russia: 109 miliardi di dollari
  • India: 84 miliardi di dollari
  • Arabia Saudita: 76 miliardi di dollari
  • Regno Unito: 75 miliardi di dollari
  • Germania: 67 miliardi di dollari
  • Ucraina: 65 miliardi di dollari
  • Francia: 61 miliardi di dollari
  • Giappone: 50 miliardi di dollari
  • Italia: 36 miliardi di dollari

Il 41% della spesa mondiale per la difesa è concentrato nel continente americano, seguito dall’Asia e Oceania (33%, che include il Medio Oriente) e dall’Europa (24%). L’Africa rappresenta la quota più piccola, con solo il 2%.

Se si considera l’incidenza della spesa sul Pil, l’Ucraina si distingue nettamente in testa con il 36,7%, registrando un significativo aumento rispetto al 2022 (25,9%) e al 2021 (3,2%, quando occupava la 15esima posizione). Seguono alcuni Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, con la Russia al settimo posto (5,9%), gli Stati Uniti al 22esimo (3,4%) e la Cina al 69esimo (1,7%). L’Italia è 75esima con l’1,6% del Pil (1,7 nel 2022, era 1,4 nel 2013 e 2,8 nel 1963).

La spesa mondiale per la difesa pro-capite ha toccato il suo picco più alto dal 1990, raggiungendo i 306 dollari per persona, equivalente a 0,8 centesimi di dollari al giorno. I cittadini che spendono maggiormente per la difesa del proprio Paese sono quelli del Qatar (15,7 dollari pro-capite al giorno nel 2023), Israele (8,2) e gli Stati Uniti (7,4); 1,7 dollari al giorno spesi dall’Italia rappresentano più del doppio della media mondiale (0,8 centesimi), circa un terzo in meno rispetto all’Ucraina e il 20% in meno della Russia.

La proporzione della spesa pubblica dedicata alla difesa è particolarmente elevata in Ucraina e Bielorussia, superando il 50% del totale, mentre l’Italia si posiziona nella parte inferiore della graduatoria (121esima).

Il bilancio in Italia e le richieste Nato

Nel 2023, l’Italia ha destinato 35,5 miliardi di dollari alla Difesa, equivalente a 97 milioni al giorno, con un aumento previsto del +5,5% per il 2024. Pur posizionandosi al 12° posto nella classifica globale per la spesa assoluta (rappresentando l’1,5% della spesa mondiale), l’Italia scende alla 75esima posizione se si considera l’incidenza della spesa sul Pil (1,6%, rispetto al 1,4% del 2013 e al 2,8% del 1963).

“L Italia sta gradualmente innalzando la propria spesa in ambito difesa predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del Pil nel 2028 che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione, a tutela degli interessi nazionali, anche dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti energetici” ricorda la ricerca.

La composizione della spesa italiana per la difesa è suddivisa come segue: il 60,5% è destinato al personale, il 28,9% agli armamenti (compresi aerei, artiglieria e ricerca e sviluppo correlata), l’8,9% alle munizioni, agli esplosivi, alle spese per manutenzione e addestramento, e l’1,7% alle infrastrutture (costruzioni a scopo militare). Nel 2021, l’organico militare italiano ammontava a 162.557 unità.

“L’obiettivo del 2% del Pil nel 2028 è una soglia che resta molto lontana e che, se verrà mantenuto questo trend di crescita della spesa militare, non potrà essere raggiunta entro il 2028 – conferma lo studio – Lo stesso Ministro della Difesa Guido Crosetto lo ha già fatto capire in più di un’occasione: il 2% potrebbe slittare a dopo 2028. Da qui al 2028 la spesa militare dovrà crescere approssimativamente di 10 miliardi: una sfida, ma una sfida sui cui esiti è lecito sin da ora nutrire qualche dubbio”.

I rendimenti del settore e delle aziende: Leonardo è quarta al mondo

Secondo il report dell’Area Studi Mediobanca, che analizza i bilanci annuali di oltre 330 multinazionali industriali, nel rendimento azionario aggregato nel primo trimestre 2024 i leader nel settore della Difesa hanno ottenuto il miglior risultato con un aumento del 22,8%, seguiti dal comparto Media & Entertainment (+19%) e dalla Moda (+17,9%). In coda si sono posizionate l’Alimentare (-1,4%), il Metallurgico e l’Oil&Gas (entrambi +1,4%).

Un risultato degno di nota nel panorama della Difesa europea è stato il notevole successo delle aziende del settore in Borsa, con un aumento del 42,3%, superando di gran lunga le controparti statunitensi (+8,6%). Questo risultato è stato trainato dalle eccezionali performance di aziende come Rheinmetall (+80,5%) e Hensoldt (+80,3%), seguite da Saab in Svezia (+56,7%), e in Italia da Leonardo (+55,9%). Fincantieri (+21,9%), si è posizionata al nono posto.

Non solo le loro azioni hanno mostrato una crescita significativa, ma anche i ricavi delle aziende del settore sono aumentati del 6% nei primi tre mesi dell’anno, ben oltre la media industriale (+1,5%). Inoltre, si è registrato un incremento della redditività: nel primo trimestre del 2024, il margine operativo netto ha segnato un +2,6%.

I ricavi generati dal comparto della Difesa

Il predominio nel settore della Difesa è saldamente nelle mani delle grandi aziende statunitensi, che rappresentano il 74% del totale, seguite da quelle europee con il 22% e da quelle asiatiche con il 4%. Negli Stati Uniti, con 15 aziende leader, la Francia segue con tre società; mentre Germania, Gran Bretagna, India e Italia contano due aziende ciascuna, con quest’ultima che contribuisce al 19% del fatturato europeo e al 4,2% di quello mondiale.

I primi cinque posti per i ricavi nel settore della Difesa sono interamente occupati da aziende statunitensi: Lockheed Martin (55 miliardi nel 2023), Rtx (36,8 miliardi), Boeing (31 miliardi), Northrop Grumman (30,6 miliardi) e General Dynamics (26,8 miliardi). Leonardo si piazza all’ottavo posto (11,5 miliardi) e Fincantieri al venticinquesimo (2 miliardi). Nel panorama europeo, la top 10 vede in testa la britannica Bae Systems (25,8 miliardi), seguita da Leonardo e Thales; mentre Fincantieri si colloca al nono posto. Tra le aziende che registrano un significativo aumento dei ricavi spiccano V2x (+37,1% rispetto al 2022) e Korea Aerospace Industries (+37%), seguite da Parsons (+29,7%), Saab (+22,9%) e Bharat Electronics (+18,1%).

Nonostante l’aumento dei ricavi, l’ebit margin medio è in calo, passando dal 7,9% nel 2019 al 7,4% nel 2022 e al 7,2% nel 2023. Le aziende asiatiche si distinguono per la redditività, con Bharat Electronics (ebit margin al 26,5%) e Hindustan Aeronautics (25,9%), seguite da Aselsan (17,2%) e Curtiss-Wright (17%). In forte crescita invece gli investimenti, che hanno raggiunto quota 13 miliardi di euro (+12,6% rispetto al 2022), rappresentando il 2,8% dei ricavi (rispetto al 2,7% del 2022). Francia e Turchia sono leader negli investimenti (entrambe al 7,2%), seguite da Germania (6,2%) e Stati Uniti (6,1%). La distribuzione di dividendi è aumentata del 5% rispetto al 2022, con il 77% del totale assorbito dagli azionisti dei gruppi statunitensi.