Accordo Intesa Sanpaolo-Acea da 20 miliardi per recuperare acqua e contrastare la siccità

Contro la siccità e lo spreco delle acque reflue trattate, Intesa Sanpaolo e Acea hanno firmato un accordo per una linea di credito da 20 miliardi

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Intesa Sanpaolo ha raggiunto un accordo con Acea per mettere a disposizione 20 miliardi di euro in una linea di credito per il miglioramento della depurazione delle acque reflue in Italia. Gli obiettivi spaziano dallo sviluppo delle filiere a quello delle comunità idriche, fino alla formazione dello sviluppo di figure professionali adeguate.

Il riutilizzo delle acque reflue, soprattutto per quanto riguarda l’irrigazione, è ancora estremamente limitato sia nel nostro Paese che nel resto d’Europa. Il potenziale, soprattutto nel nostro Paese, è però enorme e potrebbe portare a coprire quasi la metà del fabbisogno di acqua delle aziende agricole del nostro territorio nazionale.

Intesa Sanpaolo e Acea, accordo sulle acque reflue

Il 19 luglio a Roma, Acea e Intesa Sanpaolo hanno firmato un accordo per l’apertura di una linea di credito presso la grande banca italiana dedicata allo sviluppo di opere e competenze per il riutilizzo delle acque reflue. Si tratta di un fondo da 20 miliardi di euro, che dovranno finanziare investimenti per diversi obiettivi indicati dall’accordo stesso.

  • Offrire servizi e prodotti dedicati agli investimenti
  • Fornire accesso a servizi di advisory per le aziende interessate
  • Supportare progetti di sviluppo della filiera idrica
  • Facilitare l’accesso ai bandi europei e nazionali
  • Sostenere la formazione di figure professionali specifiche
  • Promuovere le comunità idriche per il riutilizzo dell’acqua

Al momento in Italia utilizzare le acque reflue è molto complesso, per due ragioni. La prima è che la depurazione ha ancora costi molto alti e quindi, dal punto di vista economico, conviene continuare ad utilizzare le risorse di acque vergini del Paese. La seconda è che l’utilizzo di acque reflue richiede molti passaggi a livello burocratico che garantiscano la loro avvenuta depurazione. Per questa ragione è necessario un forte investimento in infrastrutture che assicurino una riduzione dei costi e una maggiore garanzia di qualità, soprattutto vista la situazione della siccità in Italia

Siccità e riutilizzo dell’acqua in Italia e in Europa

Negli ultimi anni tutta Italia ha vissuto prolungati periodi di siccità. Per quasi 24 mesi tutto il Nord del Paese ha dovuto fare i conti con una scarsità di precipitazioni che ha danneggiato sia l’agricoltura che il turismo invernale in montagna, nelle località sciistiche. Tra il 2023 e il 2024 la situazione è migliorata, ma la siccità ha iniziato a colpire seriamente il meridione e le isole. Al momento la situazione più critica è quella in Sicilia, dove non piove in maniera consistente da quasi un anno.

Il riutilizzo delle acque reflue ha però un potenziale enorme nel nostro Paese. Al momento soltanto il 4% delle acque reflue urbane trattate viene immesso nuovamente nella rete, una percentuale molto bassa anche se quasi doppia rispetto alla media europea. L’osservatorio Intesa Sanpaolo-Acea ha però sottolineato che si potrebbe utilizzare questo tipo di acque per un fine preciso, l’irrigazione.

Nel nostro Paese il potenziale di questa operazione è importante. Con opere e infrastrutture adatte, le acque reflue potrebbero coprire fino al 45% del fabbisogno di irrigazione agricola. Questo garantirebbe non solo una minore spesa, ma anche una maggiore resilienza del sistema durante le siccità. Si tratta di una delle percentuali più alte d’Europa insieme a quella francese.