La tanto non voluta e attesa lettera di Trump è arrivata e alla fine all’Ue sono spettati dazi del 30%. Alcuni settori saranno più colpiti di altri, soprattutto in Italia. Nel 2024 quasi il 48% dell’export italiano si è diretto verso gli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato di sbocco fuori dall’Unione. Diversi comparti del Made in Italy dipendono proprio dalla domanda statunitense.
La guerra commerciale colpisce così quasi 65 miliardi di merci esportate in vari settori, non solo cibo e moda, ma anche macchinari industriali, abbigliamento e accessori. I più a rischio però sono i settori della chimica e della farmaceutica. Secondo le prime stime, i danni economici indiretti, come tagli ai posti di lavoro, saranno altissimi.
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I settori più colpiti dai dazi
L’Italia commercia con gli Stati Uniti per miliardi di euro. Al momento è difficile avere stime chiare sulle conseguenze per il tessuto produttivo italiano, ma è evidente che ci saranno. Secondo la Cgia, i dazi al 30% comporteranno una riduzione dell’export pari a circa 35 miliardi di euro.
Tra i settori più esposti, quello farmaceutico stima danni consistenti, con perdite oltre 4 miliardi di euro. C’è poi il settore alimentare: l
- l’Unione Italiana Vini lamenta un embargo sull’80% del vino italiano;
- il Consorzio Grana Padano è colpito da un doppio dazio del 15% e del 30%, che farebbe arrivare il formaggio a superare i 50 dollari al chilo.
I settori più colpiti saranno quindi:
- farmaceutica;
- automotive;
- aeronautica;
- cosmetica;
- lusso;
- agroalimentare.
I danni per le piccole e medie imprese
Per ora i prodotti farmaceutici sono esentati dai dazi, ma le stime sui possibili danni sono già alte. Altri settori sono molto esposti, soprattutto perché stanno vivendo periodi di crisi complessi: è il caso dell’automotive. Basti pensare che nel 2024 l’Unione Europea ha esportato negli Stati Uniti circa 750.000 veicoli, per un valore di 38,5 miliardi di euro. Anche in Italia il comparto si dichiara a rischio per perdite ingenti.
Molte piccole e medie imprese del Nord Italia invece producono componenti inseriti nelle auto tedesche o francesi. Come spiega Dario Costantini, presidente della Cna, l’export delle piccole medie e imprese in Piemonte è per il 14% strettamente collegato agli Stati Uniti.
Il settore agroalimentare: timori al Sud
Il settore agroalimentare è stato tra i più attivi nei dibattiti sui dazi, perché è uno dei più colpiti e anche mediamente più esposto. Dopotutto, l’Italia è famosa all’estero per i suoi prodotti alimentari. Non si tratta solo di un danno economico, ma anche di immagine se sempre meno prodotti agroalimentari italiani arriveranno negli Stati Uniti.
È proprio per questo che nelle regioni meridionali ci sono molti timori sui nuovi dazi. I produttori più colpiti potrebbero essere:
- olio;
- formaggi;
- vino.
Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-UE per le produzioni DOP e IGP italiane, assorbendo circa il 25% dell’export totale del comparto certificato. Secondo l’Associazione Origin Italia, si tratta di un valore assoluto di quasi 3 miliardi di euro su un totale di oltre 12 miliardi di esportazioni mondiali del settore nel 2024.