Microchip: si prende tutto la Germania, l’Italia sta a guardare. Doccia gelata sul governo

Il colosso Intel ha raggiunto un accordo col governo tedesco per aumentare a 30 miliardi l'investimento, mentre quello da 4,5 sull'Italia sta per svanire. Un bel problema per l'occupazione.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

La recente carenza di microchip, che ha azzoppato tanti mercati durante il periodo pandemico a partire da quello dell’automotive, ha innescato in Europa un processo atto ad aumentare massicciamente la produzione interna per accorciare le catene di approvvigionamento ed evitare periodi di magra come quello di cui sopra. Ma se la Germania ha saputo mettere in campo tutto il proprio peso politico ed economico, l’Italia rischia di restare a mani vuote. Il governo di Olaf Scholz ha infatti raggiunto un accordo col colosso americano dei semiconduttori Intel, che raddoppierà i propri investimenti in terra tedesca a tutto vantaggio di occupazione e crescita. L’Italia è invece ferma al palo, e anche l’annunciato investimento da 4,5 miliardi per una fabbrica in Italia sembra sul punto di svanire. Una bella gatta da pelare per il governo super altlantista di Giorgia Meloni.

Intel in Germania

Il governo tedesco – siu legge su Le Monde – ha concesso a Intel una sovvenzione di 9,9 miliardi di euro in cambio di un quasi raddoppio degli investimenti dell’azienda americana in Germania. Questi passeranno da 17 a 30 miliardi di euro per due impianti di semiconduttori a Magdeburgo, nella Sassonia-Anhalt (est). Il contratto è stato firmato lunedì 19 giugno presso la Cancelleria e rappresenta il più grande investimento diretto estero mai realizzato in Germania.

L’accordo prevede un aumento della sovvenzione concessa, ma la sua quota sul volume totale degli investimenti è diminuita: ora copre solo il 33% dei costi del progetto, rispetto al 40% del primo accordo.

Occupazione in crescita e ossigeno per Scholz

Per il Cancelliere Olaf Scholz si tratta ovviamente di un colpaccio sul piano politico: l’accordo va infatti a rafforare un bilancio economico che di recente ha navigato in acque agitate. Dopo il sollievo di essere scampati al taglio del gas russo senza troppi danni, gli ambienti economici sono ora preoccupati per il rallentamento a lungo termine dell’economia tedesca. È tuttavia difficile ignorare la notevole importanza politica del progetto: non solo l’arrivo di Intel rafforza la posizione della Germania nel settore altamente strategico della microelettronica, ma crea anche migliaia di posti di lavoro ad alto valore aggiunto in una regione orientale debolmente industrializzata. “La Germania sta per diventare uno dei maggiori siti di produzione di semiconduttori al mondo” – ha detto in proposito Olaf Scholz.

Italia a mani vuote

Va invece svanendo al’annunciato investimento di Intel in Italia. Nel 2022 la multinazionale statunitense aveva annunciato un investimento fino a 4,5 miliardi per costruire un sito di confezionamento di chip nel Belpaese. In Veneto, Piemonte e Sicilia i siti individuati. Ma nelle ultime settimane Intel ha investito ben 58 miliardi per realizzare impianti in Polonia, Germania e Israele. E l’Italia sembra essere rimasta tagliata fuori dal grande progetto per la costruzione in Europa dei microchip. “Le interlocuzioni sono aperte”, dicono Intel e Mimit. Agli atti, però, non risultano incontri fra membri del governo e il ceo di Intel, Pat Gelsinger, o il suo braccio destro, Kevyan Esfarjani.