Confesercenti lancia l’allarme. Secondo quanto dichiarato dalla federazione dei negozi di abbigliamento, nota come Fismo, il clima anomalo sta causando una riduzione nelle vendite di capi invernali. Questo problema si aggrava ulteriormente a causa delle sfide finanziarie affrontate dalle famiglie, a causa dell’aumento dell’inflazione. Di conseguenza, la proposta avanzata è quella di spostare la data dei saldi invernali del 2024 alla prima settimana di febbraio. Questo cambiamento consentirebbe ai negozi di avere un periodo più lungo per recuperare le vendite perse.
Stanno sparendo i negozi d’abbigliamento, i motivi
I dati raccolti da Fismo dimostrano che la gestione inadeguata delle tempistiche dei saldi metterebbe in svantaggio i negozi “di vicinato” rispetto alla grande distribuzione e, soprattutto, alle piattaforme di commercio elettronico. Le piattaforme online possono beneficiare di economie di scala maggiori, poiché hanno costi inferiori in termini di personale e infrastrutture.
“Uno scenario complesso per i negozi di tessile, abbigliamento e calzature che non solo chiudono, ma non aprono nemmeno più”, ha concluso Benny Campobasso. Secondo i numeri dell’Osservatorio Confesercenti, nel 2023 si dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività, -3.349 rispetto a dieci anni fa. A tal proposito, Fismo ha suggerito l’introduzione di un regime fiscale agevolato per i piccoli negozi di vicinato “sotto i 400mila euro l’anno di fatturato”.
La proposta di Confesercenti
La decisione di spostare la data dei saldi invernali al 2024 è motivata da diverse sfide che stanno mettendo a dura prova il settore dell’abbigliamento. Non solo il crescente aumento dei costi di sussistenza, che sta già limitando il bilancio delle famiglie, ma anche il cambiamento climatico che sta aggiungendo ulteriori difficoltà alla vendita delle collezioni invernali. Benny Campobasso, il Presidente nazionale di Fismo Confesercenti, spiega: “Le condizioni climatiche anomale, caratterizzate da temperature medie più elevate del normale, si sono protratte per l’intero mese di settembre e ottobre, influenzando negativamente il lancio delle collezioni invernali.”
Questo ha portato a un netto declino nelle vendite di capi, calzature e accessori autunno-inverno in tutte le regioni, con cali fino al -20% rispetto all’anno precedente. Campobasso sottolinea: “Con gli acquisti già frenati dal caro-vita, che sta riducendo il budget dedicato alle spese per l’abbigliamento da parte delle famiglie, il cambiamento climatico aggiunge un ulteriore livello di difficoltà per i negozi di moda.”
Una possibile soluzione per mitigare il problema, dunque, potrebbe essere quella di far slittare di un mese la data di inizio dei saldi invernali 2024. “Così si darebbe modo alle imprese, fortemente penalizzate dalle scarse vendite di questo inizio d’autunno, di recuperare parte dei profitti. Con i saldi fissati ad inizio gennaio, non c’è tempo per commercializzare le merci a prezzo pieno” ha argomentato Campobasso.
La decisione potrebbe diventare permanente
L’associazione suggerisce che lo spostamento in avanti dell’inizio dei saldi dovrebbe diventare una “misura strutturale”. Secondo loro, le vendite di fine stagione, sia invernali che estive, rappresentano un’opportunità di notevole interesse economico, non solo per i consumatori, ma anche per gli operatori commerciali, ma queste vendite attualmente iniziano in periodi troppo precoci rispetto alla “fine della stagione” reale, una discrepanza sempre più evidente a causa del cambiamento climatico.
Questa situazione mette in svantaggio i negozi di quartiere rispetto alle grandi catene di distribuzione e, soprattutto, rispetto alle piattaforme di eCommerce. Queste ultime godono di economie di scala che consentono loro di offrire prezzi molto competitivi, grazie a costi ridotti in termini di personale e infrastrutture, e beneficiano della mancanza di una regolamentazione fiscale uniforme tra il commercio fisico e quello online. Pertanto, secondo l’associazione, il cambiamento strutturale nelle date dei saldi potrebbe contribuire a ristabilire un equilibrio tra i diversi attori del settore commerciale.