Russia oggi al test del default: ecco cosa può succedere

Oggi vengono a scadenza due bond governativi e Mosca dovrà rimborsare 117 milioni di interessi sul debito contratto. Un test di tenuta fondamentale vista l'ombra del default.

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Redazione

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Si apre una giornata cruciale per la Russia che potrebbe finire oggi stesso in default se non pagherà le cedole in scadenza oggi sui bond emessi all’estero, che Mosca ha già annunciato di voler pagare in rubli, contravvenendo al regolamento che prevede l’obbligo di saldare in dollari. Ma la Russia può davvero finire in default? Cosa accadrebbe dopo?

La scadenza delle cedole

Oggi 16 marzo scadono le cedole su due bond emessi dalla Federazione russa e collocati all’estero. Gli interessi da pagare ammontano a 117 milioni di dollari e c’è un periodo di garanzia standard, cioè una sorta di tolleranza, di 30 giorni per saldare il debito con gli investitori.  

Mosca vuole pagare in rubli

Il Governo russo non ha negato il pagamento degli interessi sui bond in scadenza, ma ha fatto sapere che pagherà in rubli, una valuta che si è pesantemente svalutata nell’ultimo periodo fino a diventare quasi carta straccia.     

La possibilità che Mosca paghi in rubli però è stata introdotta unilateralmente con decreto presidenziale del 5 marzo scorso, che ha disposto la ridenominazione in rubli del debito, senza relativa accettazione dei creditori. Dunque, un eventuale pagamento in valuta locale non affrancherebbe la Russia da un potenziale default. Il Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov ha infatti parlato di un default “artificiale” provocato dalle sanzioni imposte dall’Occidente. 

Altre scadenze?

Quella di oggi non è l’unica scadenza che Mosca dovrà affrontare. Ve ne sono altre per il debito sovrano, cioè le obbligazioni emesse dalla Federazione russa, ed anche scadenze sul debito privato di colossi come Gazprom, Rosneft, Lukoil e Sberbank. Scadenze che difficilmente si riuscirà ad onorare. 

Si stima che il mancato pagamento degli interessi o il pagamento improprio in rubli potrebbe scatenare uno tsunami di insolvenze su un debito valutato circa 150 miliardi di dollari.  

Un precedente di questo tipo si verificò già nel 1998, quando la Russia non riuscì a ripagare i propri debiti in rubli e dovette dichiarare default.

L’avvertimento delle agenzie di rating  

E’ per questo motivo che le agenzie di rating come Fitch hanno già declassato il rating del debito russo a livello “spazzatura”. Fitch Ratings ha declassato il rating della Russia a “C” da “B”, un livello che l’agenzia di rating internazionale definisce “near default”, mentre già S&P aveva spostato la sua valutazione a  da “BB+” a “CCC-“, cioè una posizione “vulnerabile”, ritenendo che le sanzioni “aumenteranno in modo sostanziale il rischio di default”.