Price cap, versione soft e minaccia “falchi”: piano Ue già in salita

La partita è tutt'altro che chiusa. E la prospettiva di un nuovo scontro al vertice europeo del 20 e 21 ottobre è una possibilità piuttosto concreta

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Redazione

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Un price cap in versione decisamente soft sul quale, tra l’altro, pende la minaccia dei “falchi” del Nord: è stata la Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, nella giornata di ieri, a mettere il sigillo sul nuovo piano della Commissione sull’energia, imprimendo una svolta alla strategia di Bruxelles sul gas: più vincoli agli Stati membri e alla volatilità dei prezzi, più solidarietà in caso di carenze delle forniture e la prospettiva di un indice di riferimento che faccia da contraltare al tanto criticato Ttf.

Il Nord non cede

La partita, però, è tutt’altro che chiusa: sul price cap dinamico i ‘falchi’ del Nord non cedono. E la prospettiva di un nuovo scontro al vertice europeo del 20 e 21 ottobre è una possibilità piuttosto concreta. E’ la stessa Presidente von der Leyen nella conferenza stampa organizzata dopo l’ok al piano del collegio dei commissari, a seminare prudenza: Palazzo Berlaymont, ha spiegato, attenderà prima che al Consiglio europeo ci sarà un accordo di principio sul cap e poi entrerà nel dettaglio della misura.

Nelle linee generali il corridoio dinamico si applicherà solo a certe condizioni per prevenire picchi estremi sui mercati spot Ttf. Potrà essere attivato per un massimo di tre mesi. Poi, entro la prossima primavera l’Ue proverà ad archiviare la questione con un nuovo indice di riferimento che vada ad affiancarsi a quello di Amsterdam. Ma il ‘cap’ è solo una delle misure varate dalla Commissione, che rende obbligatori gli acquisti comuni di gas per almeno il 15% del volume totale e mette sul tavolo regole predefinite che per la solidarietà tra Paesi membri in caso di carenza di gas.

Tre direttrici

Per arginare le pressioni sui prezzi e agevolare gli approvvigionamenti di gas per l’accumulo di scorte adeguate da parte dei Paesi membri, Bruxelles si è mossa su 3 direttrici:  acquisti congiunti minimi obbligatori dei Paesi a livello Ue sull’energia, interventi sugli indici dei prezzi volti a limitare la volatilità, fissando “limiti dinamici” o meccanismi di controllo sui prezzi e, infine, regole minime di solidarietà tra Stati in caso di penurie di approvvigionamento.

E se , come ha sottolineato von der Leyen, sulla piattaforma comune e sulla domanda aggregata di gas, tra i 27, si vede “un ampio sostegno”, così come per un ulteriore taglio ai consumi – questa volta obbligatorio – in caso di emergenza, le note dolenti arrivano proprio sul price cap e a Bruxelles ci si limita ad augurarsi una condivisione dei leader. Infatti, in parallelo alla riunione dei Rappresentanti dei 27 e al Consiglio Affari Generali a Lussemburgo, il piano della Commissione scricchiola subito. Incontrando le “riserve” e lo “scetticismo” di Germania e Olanda, ma anche – spiegano fonti europee – di Austria, Danimarca, Ungheria e Irlanda.

Al momento l’invito ad esplorare un cap dinamico è messo nero su bianco nella bozza di conclusioni del Consiglio europeo ma i ‘falchi’ puntano a toglierlo. Dall’altro lato, i favorevoli ad un price cap spingono per un riferimento più chiaro nel testo. Tradotto: da qui a giovedì la partita è aperta e il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, nella sua lettera d’invito, si appella ai governi affinchè tutelino “l’interesse collettivo”.