Il prezzo del cacao a giugno ha superato quota 9mila dollari a tonnellata: le ripercussioni sul mercato

Il prezzo del cacao è in piena ripresa dopo il calo di maggio: superati i 9mila dollari, gli effetti su Ferrero e Nestlé

Foto di Matteo Runchi

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Tornano a salire i prezzi del cacao. Dopo il picco di aprile, a maggio il costo della materia prima da cui si ricava il cioccolato, ma anche prodotti cosmetici, era ridisceso e sembrava in via di stabilizzazione. Da metà maggio però è ricominciata una risalita tanto rapida quanto quella che aveva portato i prezzi di acquisto oltre i 11mila dollari a tonnellata.

Il raggiungimento della soglia delle cinque cifre è prossimo e gli effetti potrebbero sentirsi anche su grosse aziende italiane, come Ferrero e Barilla, oltre che alle multinazionali come Nestlé. Le ragioni di questi aumenti sono diverse: dalla crisi climatica a una filiera troppo lunga, fino all’agricoltura rudimentale e basata sullo sfruttamento che sostiene l’intera industria e che è concentrata in due Paesi africani, la Costa d’Avorio e il Ghana.

I prezzi del cacao tornano ad aumentare

Il cacao torna a salire. Dopo il picco di aprile, in cui i contratti di acquisto avevano superato il prezzo di 11mila dollari alla tonnellata, il mercato sembrava essere avviato verso un ritorno alla stabilità. Tra la fine del mese e la metà di maggio, una rapida discesa dei prezzi aveva riportato i futures sotto 7.500 dollari alla tonnellata, ma da metà maggio in poi è ricominciata una tendenza molto simile a quella di inizio anno.

Settimane consecutive di crescita hanno portato i prezzi del cacao a sfiorare nuovamente le cinque cifre, con la materia prima del cioccolato che è ora scambiata poco sopra 9.200 dollari alla tonnellata. Il cacao però non è soltanto una materia prima, ma sui mercati viene trattata come una commodities.

A differenza di altre materie prime infatti, il contenuto delle fave di cacao essiccato è scambiato in blocchi fissi, unità di misura che devono essere acquistate sempre uguali. Segue quindi le stesse meccaniche di altre materie prime che all’apparenza sono completamente diverse, come quelle energetiche, il petrolio su tutti, oppure il rame.

Le commodities si prestano molto all’investimento. Esistono strumenti finanziari, come gli Etc, pensati appositamente per facilitarlo. Per questa ragione, quando uno dei mercati basati su questo tipo di materie prime si avvia un aumento incontrollato dei prezzi, anche detto spirale rialzista, si può attivare al contempo un meccanismo speculativo.

Fondi di investimento posso approfittare del mercato volatile per fare plusvalenze semplici, ma questo incrementa gli aumenti stessi. Le speculazioni finanziarie però sono solo un problema marginale nella situazione del cacao.

Le ragioni degli aumenti del cacao sui mercati internazionali

Esistono moltissime ragioni dietro all’aumento dei prezzi del cacao, che si possono individuare risalendo la filiera di questa materia prima. Partendo dai produttori, si può notare che la quasi totalità delle fave di cacao deriva da due Paesi africani, Costa d’Avorio e Ghana. Questo è il primo fattore di rischio: entrambi infatti si trovano nella stessa area geografica, l’Africa occidentale, e nella stessa zona climatica. Questo li espone agli stessi rischi geopolitici e ambientali.

Se si va poi ad analizzare la coltivazione della fava di cacao, si nota che l’agricoltura è rimasta estremamente rudimentale. Buona parte della raccolta viene fatta a mano, così come è manuale l’estrazione dei semi dalla fava. Gli investimenti sono pochi e spesso la produttività è strettamente legata allo sfruttamento della manodopera locale. Un sistema simile è molto meno in gradi di rispondere a mutamenti improvvisi, che si sono verificati proprio nell’ultimo periodo.

Il verificarsi di condizioni meteorologiche avverse sia a livello globale, come El Nino, che a livello locale con un aumento dei venti caldi provenienti dal Sahara, hanno danneggiato le coltivazioni. Le peggiori condizioni meteo hanno anche favorito la diffusione di malattie e tutto questo ha contribuito al crollo della produzione. Ad aprile la Costa d’Avorio aveva prodotto il 28% in meno di fave di cacao rispetto alle aspettative. Il Ghana prevedeva per il raccolto 2023/2024 un calo del 50%.

A tutte queste vulnerabilità si aggiunge una filiera lunghissima, con intermediari che, a ogni passaggio, posso aumentare il prezzo della materia prima e che quindi impediscono ai profitti di tornare agli agricoltori. Anche quando il prezzo aveva superato gli 11mila dollari sui mercati internazionali, difficilmente gli agricoltori erano magati più di 2mila dollari per una tonnellata di fave di cacao. Solo in rari casi poi le infrastrutture di lavorazione della fava di cacao sono presenti all’interno dei Paesi produttori, che toglie ulteriori possibilità di guadagno alle popolazioni locali.

Infine ci sono i fondi speculativi. Come già detto, in un mercato instabile è semplice per queste entità agire in modo da garantirsi contratti con un profitto semplice. Questo però aumenta artificialmente la domanda, causando ulteriori distorsioni al rialzo.

L’effetto sulle aziende: Ferrero e Nestlé

Tra le aziende che soffrono di più questo aumento dei prezzi ci sono quelle che trattano il cacao come ingrediente per il cioccolato, tra cui la multinazionale svizzera Nestlé e il colosso italiano dei dolci Ferrero. L’aumento del costo della principale materia prima con cui la vorano dovrebbe comportare un aumento dei prezzi, che è in parte già stato annunciato. Nel 2022, a 5 anni dall’ultima volta, Ferrero aveva aumentato i prezzi di listino, operazione che sarà ripetuta anche nel 2024

Nestlé ha invece già annunciato che il fatturato del 2024 rimarrà sotto le attese anche a causa degli aumenti dei prezzi. L’inflazione ha spinto i consumatori verso prodotti più economici diminuendo i ricavi e i profitti della multinazionale. Effetti minori ma sensibili di questi aumenti arriveranno anche per le società di cosmetici, in particolare quelle che producono burro di cacao, il cui prezzo potrebbe aumentare.

Le principali conseguenze saranno quelle sui consumatori. I prezzi dei dolci al cioccolato e dei cosmetici che usano il burro di cacao aumenteranno fintanto che il costo della materia prima rimarrà a questi livelli. In ogni caso, stando alle analisi dell’andamento dei prezzi, nel lungo periodo il cacao dovrebbe stabilizzarsi. Tutte le cause degli aumenti sono contingenti a una situazione climatica e speculativa che dovrebbe tendere a risolversi. Senza riforme strutturali alla filiera però, questi presupposti continueranno a permanere in futuro, causando una possibile instabilità del prezzo di questa materia prima al ripetersi di determinate condizioni.