Il mercato delle carni bovine e suine in Italia continua a vivere una fase di contraddizioni: da un lato la domanda domestica mostra segnali di debolezza, dall’altro i prezzi segnano aumenti significativi, come evidenziato dal report AgriMercati pubblicato da ISMEA pubblicato il 27 novembre 2024.
Ma vediamo, nel dettaglio, cosa dicono i dati sui consumi.
Carni bovine, prezzi in crescita nonostante la domanda stagnante
Nel terzo trimestre 2024, il prezzo dei vitelloni da macello in Italia ha registrato un aumento del 6%, mentre per le vacche la crescita è stata leggermente inferiore (+4,9%). I vitelli hanno segnato un incremento più modesto (+0,8%). Sul mercato all’ingrosso, i prezzi delle carni di bovino adulto sono cresciuti del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, evidenziando una tendenza rialzista trainata dalla ridotta disponibilità interna nei mesi estivi e dalle tensioni nei mercati internazionali.
L’andamento è stato influenzato anche dalle dinamiche europee. Nei primi sette mesi del 2024, la produzione di carne bovina nell’Unione Europea è aumentata del 4,2%, principalmente a causa delle cattive condizioni di pascolo in Europa centrale e della crescente domanda in mercati di esportazione come la Turchia. Tuttavia, in Italia, l’incremento delle macellazioni registrato nei primi mesi dell’anno si è annullato nei mesi estivi, contribuendo a un mercato meno equilibrato.
Carni suine, prezzi sotto pressione nonostante una leggera ripresa produttiva
La situazione delle carni suine appare altrettanto complessa. A livello europeo, la produzione si sta gradualmente riprendendo dopo due anni di forti contrazioni, con un aumento delle macellazioni grazie alla minore pressione della domanda cinese sui mercati internazionali. In Italia, i primi otto mesi del 2024 hanno segnato un leggero incremento del numero di capi avviati al macello (+1,3%), contribuendo a una moderazione dei prezzi per i suini destinati al circuito tutelato.
Nonostante ciò, i prezzi al dettaglio rimangono elevati, penalizzando i consumi interni. Sul fronte all’ingrosso, le cosce destinate ai prosciutti Dop hanno mostrato una flessione contenuta, mentre i tagli per il consumo fresco continuano a essere caratterizzati da tensioni di prezzo.
Domanda domestica della carne in calo e la crisi degli ordini
Alla base del calo della domanda interna di carni bovine e suine, non a caso, ci sono i costi elevati, che spingono molti consumatori a ridurre gli acquisti o a orientarsi verso alternative meno costose, come le carni avicole. Il settore avicolo, pur avendo registrato un eccesso di offerta nei primi sei mesi dell’anno, ha visto una ripresa dei consumi domestici (+1,2% nei primi otto mesi), contribuendo a bilanciare il quadro generale delle proteine animali.
Il calo della domanda, però, si riflette direttamente sull’industria di prima trasformazione delle carni, che si trova a gestire costi di produzione elevati e margini sempre più compressi. In particolare, nel terzo trimestre del 2024, l’industria di prima trasformazione delle carni in Italia ha registrato segnali preoccupanti, con il 43% degli operatori che ha riportato una riduzione degli ordini rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo dato, nettamente superiore alla media del 19% relativa al complesso delle imprese italiane, riflette difficoltà strutturali e congiunturali che interessano l’intero comparto.
Questi fattori, combinati a una maggiore convenienza da parte dei paesi fornitori, non a caso ha ridato slancio alle importazioni di carni suine, soprattutto di cosce fresche destinate all’industria di trasformazione nazionale (+11,1% in volume nel periodo gennaio-luglio 2024).
Quali potrebbero essere le conseguenze?
Leggere e analizzare questi dati è oggi importante soprattutto per il ruolo centrale che il settore delle carni riveste per l’economia italiana, sia per il suo contributo al PIL agroalimentare che per la sua rilevanza sociale ed occupazionale. I dati sul calo degli ordini e sull’aumento dei prezzi evidenziano tendenze che possono avere impatti significativi su più livelli, dalle dinamiche di mercato al benessere delle famiglie e alla competitività delle imprese.
E forse è arrivato il momento per il settore di rivedere i propri modelli di produzione, puntando su efficienza, sostenibilità e diversificazione per affrontare le sfide attuali e future.