Pil italiano, ogni giorno ne produciamo 5,8 miliardi: le città e regioni più produttive

Dal confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea scontiamo un gap importante, soprattutto nei confronti dei Paesi del Nord Europa

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

In Italia ogni giorno viene generato un Pil del valore di 5,8 miliardi di euro, calcolato sommando i beni e i servizi finali prodotti in un certo periodo di tempo. Questi equivalgono a 99 euro al giorno per ogni cittadino italiano, inclusi neonati e ultracentenari. Questo dato proviene da un’analisi del Centro Studi della Cgia.

Le regioni che producono di più

Le differenze regionali sono particolarmente evidenti. In Trentino Alto Adige, il Pil giornaliero per abitante è di 146 euro, in Lombardia è di 131,8 euro, in Valle d’Aosta di 130,1 euro, in Emilia Romagna di 118,9 euro e in Veneto di 110,8 euro. Al contrario, in Campania il Pil pro capite giornaliero è di 63,4 euro, in Sicilia di 60,1 euro e in Calabria di 57,9 euro.

  • Trentino-Alto Adige: 146 euro
  • Lombardia: 131,8 euro
  • Valle d’Aosta: 130,1 euro
  • Emilia-Romagna: 118,9 euro
  • Veneto: 110,8 euro
  • Lazio: 110,7 euro
  • Friuli-Venezia Giulia: 106,8 euro
  • Liguria: 106,1 euro
  • Toscana: 104,3 euro
  • Piemonte: 102,3 euro
  • Marche: 91,1 euro
  • Umbria: 84,0 euro
  • Basilicata: 82,5 euro
  • Abruzzo: 80,1 euro
  • Molise: 73,0 euro
  • Sardegna: 71,2 euro
  • Puglia: 64,4 euro
  • Campania: 63,4 euro
  • Sicilia: 60,1 euro
  • Calabria: 57,9 euro

Confrontando questi dati con gli altri Paesi dell’Unione Europea, emerge un significativo divario, specialmente rispetto ai Paesi del Nord Europa. In Lussemburgo la ricchezza giornaliera per abitante è di 336 euro, in Irlanda è di 266 euro, in Danimarca di 179 euro, nei Paesi Bassi di 164 euro, in Austria di 149 euro, in Svezia di 145 euro e in Belgio di 140 euro. Tra i 27 Paesi dell’Ue, con 99 euro al giorno per abitante, l’Italia si colloca al 12° posto.

  • Lussemburgo: 336 euro
  • Irlanda: 266 euro
  • Danimarca:  179 euro
  • Paesi Bassi:  164 euro
  • Austria:  149 euro
  • Svezia: 145 euro
  • Belgio: 140 euro
  • Germania: 138 euro
  • Finlandia: 138 euro
  • Francia: 115 euro
  • Malta: 102 euro
  • Italia: 99 euro

Tra le province spiccano le performance di Milano, Bolzano e Lodi

In termini di produttività del lavoro, misurata rapportando il valore aggiunto (Pil al netto delle imposte dirette) alle unità di lavoro standard (Ula), nel 2024 il dato medio in Italia è pari a 77 mila euro per Ula. L’unità di lavoro, equivalente a tempo pieno, rappresenta la quantità di lavoro svolta in un anno da un occupato a tempo pieno. Questa misura è omogenea e include anche il lavoro parziale, ridotto (come nel caso della cassa integrazione o di doppio lavoro) e le occupazioni con durate inferiori all’anno. Pertanto, l’unità di lavoro esprime il numero di ore annue corrispondenti a un’occupazione a tempo pieno, variabile in base all’orario contrattuale o alle caratteristiche dell’attività lavorativa (ad esempio, turni).

A livello provinciale spicca la performance dell’area metropolitana di Milano che, nel 2024, ammonta a 282,9 euro giornalieri per Ula. Il capoluogo lombardo può contare su un valore aggiunto di 204,4 miliardi di euro, quasi 2 milioni di unità di lavoro standard e una produttività annua per Ula di 103.535 euro. Seguono Bolzano con 257,8 euro giornalieri, Lodi con 253,3 euro, Trento con 247,4 euro e Cremona con 246,1 euro per UlaA. In fondo alla classifica nazionale si collocano Benevento e Barletta-Andria-Trani, entrambe con 146,7 euro e Ragusa con 138,5 euro.

Questa è la classifica delle prime 10 province:

  • Milano: 282,9 euro
  • Bolzano: 257,8 euro
  • Lodi: 253,3 euro
  • Trento: 247,4 euro
  • Cremona: 246,1 euro
  • Lecco: 242,1 euro
  • Trieste: 240,9 euro
  • Brescia: 238,3 euro
  • Bologna: 237,7 euro
  • Reggio Emilia: 236,3 euro

Perchè la produttività è così bassa rispetto all’Europa

Al netto dell’inflazione, negli ultimi 30 anni le retribuzioni medie degli italiani sono rimaste stagnanti, mentre in quasi tutta l’Ue sono aumentate. Tra le cause di questo risultato in Italia si possono annoverare la crescita economica asfittica e il basso livello di produttività del lavoro che ha colpito il Paese dal 1990, specialmente nel settore dei servizi.

Un altro fattore significativo è la mancanza di grandi imprese, che ha compromesso la competitività dell’Italia rispetto ai principali concorrenti europei. “Queste ultime sono pressoché scomparse – rivela il rapporto – non certo per l’eccessiva numerosità delle piccole realtà produttive, ma a causa dell’incapacità dei grandi player, spesso di natura pubblica, di reggere la sfida innescata dal cambiamento provocato dalla caduta del muro di Berlino e da Tangentopoli”.