Crescita del Pil nel secondo trimestre: +0,3% in Ue e Eurozona

Il Pil dell'Eurozona e dell'Ue è cresciuto dello 0,3% nel secondo trimestre 2024, confermando una crescita stabile rispetto al trimestre precedente

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

L’economia europea continua a mostrare segni di espansione nel secondo trimestre del 2024, con un incremento dello 0,3% del prodotto interno lordo sia nell’Eurozona che nell’Unione Europea rispetto ai tre mesi precedenti. Questo dato, reso noto da Eurostat, conferma una continuità rispetto al primo trimestre dell’anno, quando si era registrata una crescita dello stesso ordine di grandezza in entrambe le aree. Su base annua, il Pil ha visto un rialzo dello 0,6% nell’area euro e dello 0,8% nell’intera Unione, a fronte di una performance leggermente più debole osservata nel trimestre precedente.

Confronto annuo: Pil in lieve ripresa

Esaminando i dati annuali, l’economia dell’area euro ha visto un incremento del Pil pari allo 0,6%, mentre nell’intera Unione Europea la crescita è stata dello 0,8%. Rispetto allo stesso periodo del 2023, questi numeri indicano una leggera accelerazione rispetto ai trimestri precedenti, segnale di una ripresa che, seppur lenta, appare solida.

Settore industriale: una fase di stallo

Diverso il quadro per il settore industriale, che ha mostrato segni di affaticamento. A giugno 2024, la produzione industriale ha subito una flessione dello 0,1% nell’area euro rispetto al mese precedente, mentre è rimasta invariata nel complesso dell’Unione Europea. Questo dato si aggiunge alla contrazione di maggio, che aveva visto una riduzione più marcata: -0,9% nell’area euro e -1,2% nell’intera UE.

Su base annua, il quadro è ancora più chiaro: rispetto a giugno 2023, la produzione industriale è calata del 3,9% nei paesi che adottano l’euro e del 3,2% nell’Ue. Questa tendenza conferma le difficoltà che il settore industriale sta affrontando, segnando una riduzione più netta rispetto ai mesi precedenti.

Occupazione: un mercato del lavoro resiliente

Il mercato del lavoro, invece, mostra una certa resilienza. Nel secondo trimestre del 2024, il numero di occupati è aumentato dello 0,2% sia nell’area euro che nell’Unione Europea rispetto al trimestre precedente. Sebbene l’incremento sia inferiore rispetto al +0,3% del primo trimestre, il trend occupazionale si mantiene comunque positivo.

Considerando i dati annuali, l’occupazione ha registrato un aumento dello 0,8% nell’area euro e dello 0,7% nell’UE rispetto allo stesso trimestre del 2023. Questi numeri, pur mostrando un leggero rallentamento rispetto ai mesi precedenti, testimoniano una costante capacità di assorbimento della forza lavoro da parte dell’economia europea.

I dati sull’inflazione negli Stati Uniti

Dopo aver visto i risultati della Germania, gli investitori di tutto il mondo hanno atteso con grande attenzione i dati sull’inflazione negli Stati Uniti, diffusi mercoledì 14 agosto. Secondo il rapporto del Bureau of Labor Statistics, a luglio l’inflazione americana è salita del 2,9% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, scendendo sotto la soglia del 3% per la prima volta dal 2021.

Questo segna il quarto mese consecutivo di rallentamento della crescita dei prezzi, invertendo una tendenza che aveva visto l’inflazione crescere a ritmi elevati negli ultimi anni, in seguito alla pandemia e alla guerra in Ucraina. Sebbene questo rallentamento non significhi che i prezzi stiano diminuendo, ma piuttosto che stanno aumentando a un ritmo meno sostenuto, la notizia è stata accolta positivamente dai consumatori negli Stati Uniti.

Questi nuovi dati sembrano rendere sempre più probabile una riduzione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nella prossima riunione di settembre, un’inversione di rotta dopo anni di rialzi progettati per frenare l’inflazione. La Fed, pioniera nell’aumentare i tassi per raffreddare l’economia, si trova ora ad affrontare la complessa sfida di rallentare l’espansione senza far precipitare il paese in una recessione.

Fino alla scorsa estate, gli Stati Uniti sembravano in vantaggio nella lotta contro l’inflazione rispetto all’Eurozona, ma le recenti oscillazioni dei dati e una crescita economica ancora robusta hanno posticipato le condizioni necessarie per un taglio dei tassi.