Negli ultimi anni, il mercato italiano del venture capital ha mantenuto un dinamismo crescente, attraversando un significativo percorso di sviluppo e consolidamento. Tuttavia, nel primo semestre del 2023, si è verificata una brusca frenata con un declino degli investimenti del 48% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Come evidenziato nel report di IAG Index, l’assenza di grandi investimenti internazionali che hanno caratterizzato il 2022 ha influito sui dati di questi primi mesi, con un calo sia delle transazioni che dei capitali investiti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Gli investimenti in crescita
Nonostante il calo però, i dati affermano che il mercato italiano del venture capital rimane attivo e dinamico. Dal punto di vista settoriale, in testa alla classifica rimangono le aziende digital, che coprono quali la metà dei progetti analizzati (48,4%). Più in basso, ci sono i progetti scientifici al 23,4%, quelli finanziari al 16 e le cosiddette deep tech al 12,3%. I progetti scientifici, nonostante i finanziamenti stanziati dalla missione 6 del PNRR dedicata alla ricerca biomedica, hanno registrato un’inversione di tendenza, diminuendo di oltre un terzo.
La Pre-seed (fase iniziale di una startup, precedente alla costituzione della società) e la Seed (quando la startup riceve investimenti esterni per la prima volta) continuano a dominare la scena degli investimenti, rappresentando il 65% del totale. Allo stesso tempo, le Serie B+ contribuiscono in modo più significativo in termini di ammontare investito, coprendo il 64% del totale. Nei primi nove mesi del 2023, la distribuzione dei round per categoria è rimasta in linea con la media degli ultimi cinque anni, ma è emerso un notevole aumento nei round Pre-seed. Inoltre, si sono verificate alcune variazioni nella distribuzione degli investimenti, con un aumento nelle Serie A e una diminuzione negli stadi avanzati (Late Stage).
I dati evidenzia che il mercato italiano rimane attrattivo per gli investitori internazionali. Negli ultimi sei anni, il 61% degli investitori proviene dall’Italia, mentre il 20% arriva dal resto d’Europa, il 12% dagli Stati Uniti e il 7% da altre parti del mondo. Gli investitori europei stanno dimostrando un crescente interesse, partecipando a 191 operazioni di finanziamento in startup italiane. La presenza di investitori internazionali è più evidente nei round di finanziamento di dimensioni più consistenti.
Tema ambientale è sempre più importante
Il dato relativo alla percentuale di fondatrici nel contesto dell’IAG Index mostra però una diminuzione. Questo sottolinea che, nonostante il tema della diversità e inclusione rimanga un elemento cruciale nell’analisi delle operazioni, dove un team raggiunge il suo massimo potenziale attraverso una combinazione di esperienze, competenze e background diversificati, il risultato ottenuto mette in evidenza quanto, nonostante il trend positivo degli ultimi anni, la parità di genere sia ancora lontana dall’essere raggiunta.
Inoltre, l’ambito ESG (Ambiente, Sociale e Governance) continua a essere un driver importante per gli investimenti nel venture capital. Nella prima metà del 2023, gli investitori hanno prestato una maggiore attenzione (+5% rispetto allo stesso periodo del 2022) alle startup che sono in linea con gli obiettivi ambientali e sociali che rappresentano sfide importanti per il futuro.
Le regioni italiane che investono di più
E anche le regioni italiane stanno mostrando il loro interesse per le start up italiane. Come la Lombardia, che sta destinando oltre 70 milioni di euro per sostenere le startup nella regione e per incoraggiare nuovi imprenditori a avviare le proprie società in questo territorio.
La regione è la prima regione in Italia per il numero di start-up innovative. Secondo i dati realizzati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, alla fine del primo trimestre del 2023 in Italia c’erano registrate 14.029 start-up innovative. Analizzando la distribuzione geografica, la Lombardia è al primo posto con 3.750 imprese, pari al 26,7% del totale nazionale. Seguono il Lazio (1.832), la Campania con 1.398, l’Emilia Romagna (1.041).