Mutui: meglio il tasso fisso o variabile?

Momento positivo per il mercato dei mutui grazie allo stop della BCE agli aumenti dei tassi ed alla proroga degli incentivi per i giovani

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Redazione

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A ottobre i tassi medi fissi sfondano per la prima volta il tetto del 4% attestandosi al 4,14% e i variabili aumentano a loro volta raggiungendo il 5,13%, portando il delta tra fisso e variabile a 99 punti base, che arriva a 113 bps sui tassi migliori. I tassi fissi, che sono stati quasi un anno stabili attorno al 3,7%, hanno ripreso a crescere da agosto, probabilmente perché si pensa che il calo del tasso di sconto sarà meno rapido di quanto si immaginava inizialmente. È quanto emerge dall’Osservatorio MutuiOnline. Aumenta quindi il costo dei nuovi mutui a tasso fisso: se a luglio la rata mensile di un mutuo da 140.000 euro a 30 anni era di 648 euro oggi sarebbe di 676 euro (+4,3%), portando a pagare quasi 10.000 euro di interessi in più nella vita del mutuo (+10,8% rispetto a 3 mesi fa).

Tasso fisso o tasso variabile?

In ogni caso il tasso fisso rimane molto più conveniente del variabile; infatti, le richieste di mutuo a tasso variabile pesano solo il 5,3% del totale, mentre i fissi rappresentano il 93,1%. Aumentano inoltre del 15% le richieste di mutui sotto i 15 anni nonostante l’IRS sulle brevi durate sia più costoso rispetto a quello sulle durate più lunghe, mentre continuano a calare gli importi medi richiesti che ora si attestano sui 129.565 €; per trovare un importo più basso bisogna tornare al secondo trimestre del 2019 (125.948 €). Continua a crescere il reddito medio dei richiedenti che tocca quota 2.885 €, oltre 80 € in più rispetto al secondo trimestre dell’anno.

La decisione della BCE

Penultima riunione di politica monetaria della Banca Centrale Europea del 2023, la prima senza aumenti del costo del denaro da luglio 2022. Sono state mantenute le previsioni e rispettate le dichiarazioni fatte durante l’ultimo incontro di settembre, quando Christine Lagarde aveva ipotizzato che i tassi avessero raggiunto un livello sufficientemente alto e che, se mantenuti tali per un tempo adeguato, avrebbero raggiunto l’obiettivo desiderato di riportare l’inflazione entro il target del 2%. Nella conferenza stampa di oggi si è sostanzialmente confermato questo scenario, con una nota positiva riguardante il calo dell’inflazione nell’Eurozona nel mese di settembre, che è scesa dal 5,2% di agosto al 4,3% (in Italia è solo in lieve diminuzione dal 5,4% al 5,3%). Scongiurato il rischio di nuovi rialzi la situazione dovrebbe pertanto restare stabile, almeno fino alla prossima riunione del 14 dicembre. Al momento l’Euribor a un mese è al 3,85%, quello a 3 mesi al 3,94% e l’Eurirs a 20 anni 3,42% e a 30 anni al 3,17%, confermando un distacco di oltre 50 punti base tra i tassi di riferimento dei mutui a tasso fisso (Eurirs) e variabile (Euribor).

Prospettive per il futuro

“La stabilizzazione dei tassi di interesse è finalmente una buona notizia per il mercato dei mutui, in calo a doppia cifra e per i consumatori. Altri rincari avrebbero portato ulteriori difficoltà e incertezze per le famiglie italiane già alle prese con gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità – ha dichiarato Alessio Santarelli, Direttore Generale di Gruppo MutuiOnline –. Auspichiamo che i tassi vengano mantenuti stabili per i prossimi mesi e che sia possibile pensare a un calo già nella prima metà del 2024; una grande incognita resta purtroppo lo scenario geopolitico, così instabile che è davvero difficile prevedere quali potrebbero essere le ripercussioni sull’economia dell’Eurozona”.