Investimenti, dalle Magnifiche 7 alle “mid-cap” Usa: una strategia per diversificare

Le piccole società statunitensi possono rappresentare un'ottima prospettiva per gli investitori internazionali a caccia di extra rendimenti

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Redazione

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Quando si pensa agli Stati Uniti si pensa sempre alle grandi multinazionali ed alle big della tecnologia, come Microsoft, Apple, Google ed Amazon. Ma che dire delle medie e piccole imprese americane? Una ricerca condotta da Schroders rivela che oggi del PMI offrono una via di accesso “a sconto” al mercato USA.

Negli ultimi 20 anni, le società statunitensi a più piccola capitalizzazione sono state raramente così convenienti rispetto alle large-cap come lo sono oggi. Queste aziende – spiega l’analista Bob Kaynor, responsabile della divisione US Small & Midcap Equities di Schroders – stanno scontando diverse cattive notizie e dunque scambiano a valutazioni simili a quelle dei mercati esterni agli Stati Uniti.

Un precedente, non una regola

Nel periodo di sette anni successivo allo scoppio della bolla speculativa nel 2000, le small cap sono cresciute di oltre il 70%, rispetto a un aumento inferiore al 10% per le azioni delle large-cap. Questa sovra-performance delle società più piccole – si sottolinea – si è verificata in periodi in cui i tassi di interesse e la crescita economica erano sia in aumento sia in diminuzione, il che suggerisce che la sovra-performance può verificarsi in diversi contesti economici.

Una strategia per diversificare

Le small-cap statunitensi offrono un’esposizione molto più diversificata all’economia americana, con un diverso profilo di rischio, in un momento in cui il principale indice di Wall Street, l’indice S&P 500, è diventato sempre più concentrato in poche società tecnologiche mega-cap. I magnifici Sette, cioè titoli come Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta, rappresentano quasi un terzo (il 29,6%) dell’intera capitalizzazione dell’S&P 500. Le stesse società, a fine agosto, rappresentavano la parte maggiore dell’indice globale MSCI ACWI, superando i mercati di Francia, Cina, Regno Unito e Giappone messi assieme.

Le small-cap beneficiano della ripresa dei servizi

Le PMI statunitensi sono spesso meglio posizionate per beneficiare dei nuovi trend dell’economia statunitense: i consumi si stanno spostando dai beni ai servizi nell’era post Covid-19 e gli utili delle società più piccole sono molto più orientati ai servizi, il che dovrebbe favorire ulteriormente una crescita relativa degli utili. Un altro trend evidente prima della crisi di Covid-19, ma che da allora ha visto un’accelerazione, è l’aumento della spesa in conto capitale, favorita da una riallocazione delle catene di approvvigionamento e da una normativa che incentiva la produzione nazionale, come il Chips and Science Act,  l’Inflation Reduction Act ed il disegno di legge sulle infrastrutture del 2021. Altri fattori che sostengono la spesa in conto capitale (Capex) sono gli sforzi per ridurre le emissioni e la necessità di spendere in automazione per mitigare la carenza di manodopera.

Piccole si fa per dire…

L’analista di Schroders ricorda poi che, date le dimensioni dell’economia statunitense, le “piccole” società statunitensi sono comunque grandi per gli standard internazionali, con valutazioni di mercato che possono raggiungere i 20 miliardi di dollari. E questo è un fattore importante in un momento in cui c’è un ritorno di appeal verso gli asset più rischiosi come le azioni e nello stesso tempo la liquidità si restringe a causa dell’aumento dei tassi d’interesse, laddove le mid-cap statunitensi sono una asset class ben negoziata e liquida, quindi, ricca di opportunità.