Giù l’inflazione, su la spesa: stangata da 1.830 euro. I 10 cibi più cari

Le famiglie italiane soffrono per i costanti rincari della spesa al supermercato. A nulla è servito il calo dell'inflazione: ecco il costo extra della speculazione

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Negli ultimi anni si è parlato in maniera ripetute del costante aumento dei prezzi per la spesa. Il paragone è sorprendente anche soltanto rispetto a 1-2 anni fa. Ciò evidenzia una crescita al rialzo dei costi molto rapida, al netto di stipendio ormai da tempo bloccati, se non visti al ribasso in alcune categorie.

La risposta? Ciò che si continua a ripetere da un bel po’ è che il dito vada puntato contro l’inflazione in netto aumento. Da inizio 2023 a oggi, però, la realtà è ben diversa e si è registrato un calo in merito del 4%. Si può quindi parlare di speculazione, in certi casi, e a farne le spese (scusate il gioco di parole) sono ovviamente i cittadini.

Quanto costa fare la spesa

Gli scaffali dei supermercati vengono ormai studiati con grande attenzione dai cittadini intenti a fare la spesa. Che si sia armati di una piccola o grande lista, conviene sempre controllare tutte le etichette, così da non avere sorprese in cassa.

Ci sono infatti dei prodotti che hanno subito un netto aumento. Gli abitudinari della spesa se ne saranno di certo accorti. Parlo di chi generalmente acquista sempre gli stessi prodotti, ritrovandosi però ora con un conto più salato da gestire.

Non si tratta affatto di un’impressione, purtroppo. Conti alla mano, quelli dell’Unione nazionale dei consumatori, citati da Il Messaggero, rispetto a giugno 2022 l’aumento registrato è dell’11.2%.

Quali cibi sono aumentati

Il primato dei rincari spetta senza ombra di dubbio allo zucchero. Se ne fate tanto uso vi sarete accorti che qualcosa non torna. Rispetto al 2022, infatti, si è registrata un’impennata del 46%. Chi parla di speculazione sono le associazioni dei consumatori, tenendo conto dell’evidente scarto tra il generale tasso dei prezzi e quello della vendita al dettaglio.

Il meccanismo non quadra, è chiaro, considerando come detto la discesa dell’inflazione. Il carrello dovrebbe essere più leggero, non di prodotti ma di costi. Una situazione che pare ingestibile e, agli occhi dei consumatori, totalmente fuori controllo. Basti pensare al costo della pasta, sceso a maggio dello 0.3% e risalito a giugno dello 0.6%. Guardando però alla totalità di questo 2023, giunto ormai a metà percorso, l’aumento registrato è del 12.1%.

Abbiamo detto come lo zucchero detenga il primato, ma scopriamo questa deprimente top 10 degli aumenti:

  • zucchero: +46%;
  • riso: +32,4%;
  • olio d’oliva: +26,6%;
  • patate: +26,5%;
  • latte conservato: +25,7%;
  • gelati: +19,9%;
  • vegetali freschi (che non siano patate): +18,8%;
  • bibite analcoliche: +18,1%;
  • margarina: +18%;
  • succhi di frutta: +16,6%.

La denuncia di Unione nazionale dei consumatori

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale dei consumatori, è ormai divenuto un personaggio celebre sui social, dove istruisce i propri utenti sui diritti e doveri di cittadini ed esercenti. Non solo questo, però, dal momento che attraverso i suoi canali denuncia atteggiamenti condannabili e tendenze preoccupanti.

Ha così fornito alcune cifre in merito alla stangata sulla spesa per le famiglie italiane. La situazione è tutt’altro che rosea. Nell’arco di un anno una coppia con due figli a carico subirà un’inflazione del 6,4%. Parliamo di 1.830 euro di spesa, con 861 euro che vengono sborsati unicamente a causa dei rincari di cibo e bevande registrati nel 2023. Mangiare e bere costa invece 777 euro in media all’anno per una coppia con un solo figlio, a fronte di una spesa complessiva (che tiene conto di altri beni di prima necessità, ndr) di 1.670 euro.

Il messaggio di Dona è molto chiaro e, purtroppo, deprimente: “Il primato è delle famiglie numerose, con più di tre figli. In barba agli incentivi alla natalità. Si superano i duemila euro, con 1.029 euro solo per cibo e bevande”.