Guerra ed energia: il green può attendere, Italia riapre le centrali a carbone

Il conflitto in Ucraina e la conseguente crisi del gas hanno creato un cambiamento di paradigma per la transizione elettrica dell’UE. E nell'immediato torna utile il carbone.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

La crisi del gas ha creato un cambiamento di paradigma per la transizione elettrica dell’UE. Storicamente, infatti, la crescita delle fonti di energia rinnovabili europee hanno sostituito l’energia a carbone, il combustibile più ad alta intensità di emissioni. Tuttavia, a seguito dell’impennata dei prezzi del gas nella seconda metà del 2021, le rinnovabili hanno sostituito il gas fossile. L’interruzione dell’eliminazione graduale del carbone dell’UE ha rallentato quindi le riduzioni delle emissioni. È quanto è emerso dalla sesta relazione annuale del think thank europeo Ember sui trend del mercato dell’elettricità dell’Ue che ha fornito una prima visione di come la crisi del gas stia influenzando il settore energetico della regione dopo la ripresa post pandemia.

Secondo il rapporto, gli obiettivi climatici dell’Europa potrebbero essere a rischio se i paesi non riuscissero a intensificare la diffusione delle energie rinnovabili e legiferare per chiudere le centrali a carbone. “La crisi del gas è un cambiamento di paradigma per la transizione elettrica dell’Ue. È necessaria un’azione per garantire che l’eliminazione graduale del carbone in Europa rimanga sulla buona strada. La legislazione è l’unico modo per garantire che le centrali a carbone siano chiuse entro il 2030; i prezzi volatili del gas hanno chiarito che non si può fare affidamento solo sulle forze di mercato”, ha dichiarato l’autore del rapporto, Charles Moore, European Programme Lead di Ember.

La guerra cambia tutto

Tutto ciò fino all’attacco russo in Ucraina ed alle relative sanzioni che hanno colpito la Russia. Le forniture di gas per il momento non rientrano fra queste, ma ora che il conflitto è scoppiato nulla più può essere dato per scontato. Italia e Germania sono i paesi Ue più esposti dal punto di vista della dipendenza energetica da Mosca, e si stanno già muovendo per avere alternative valide. L’Italia in particolare intendifica le quantità di gas provenienti da Azerbaijan e Algeria, e punta sui tre rigassificatori presenti sul territorio. Ma ovviamente non basta.

Rinviata la transizione green

Con la spia dell’emergenza accesa, l’Unione Europea è costretta a rimandare i propri progetti di transizione energetica per ridurre le emissioni. Il no della Germania all’eliminazione dei motori termici era stato un primo segnale, ora la marcia indietro si fa talmente netta da riportare in auge le centrali a carbone, che in Italia torneranno in attività per il tempo necessario.

Riaprono le centrali a carbone

Ne ha parlato direttamente Mario Draghi, che deve ovviamente trovare la via di mezzo fra l’adesione al fronte occidentale e le necessità energetiche del paese. Delle sette centrali cinque sono in capo all’Enel mentre le altre due fanno riferimento al gruppo Ep produzione e all’azienda A2a. Sette impianti distribuiti tra Sardegna, Lazio, Puglia, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto. “Dieci anni fa in Italia producevamo in Italia 17 miliardi di metri cubi di gas, abbiamo rinunciato in favore di Russia e altri paesi e rinunciato a una politica industriale – commenta sul Sole 24 Ore Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria Sardegna – oggi, questa malaugurata, incredibile e inaccettabile guerra, ci ha messo di fronte alla realtà. E questo fa sì che si riparli di autonomia energetica dell’Italia”. Da qui la soluzione: “È chiaro che la fase immediata deve passare per uno stress dei nostri giacimenti di gas siciliani e poi del carbone. D’altronde, mi risulta che anche in Germania si stia cercando di incrementare questa produzione proprio per fronteggiare l’emergenza”.

“Vista la congiuntura il presidente Draghi non poteva fare altrimenti – commenta Francesco Garau, segretario Filctem Sardegna -. Questo fatto però ci dà una certezza: che l’utopia di chi dice che bisogna andare solo con le rinnovabili si è rivelata un fallimento alla prima crisi. Questa esperienza insegna che è fondamentale diversificare le fonti energetiche, proprio per evitare di trovarsi nei guai”.