Gas russo, dietrofront sul tetto al prezzo: perché non c’è l’accordo Ue

Rimandata ad ottobre la decisione sul tetto al prezzo del gas per le divisioni interne ai Paesi Ue

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Diventa sempre più impervia la strada verso il tetto al prezzo del gas. Sull’indipendenza dai gasdotti russi emergono ancora una volta tutte le divisioni tra i Ventisette che dai vertici di questi ultimi giorni sono usciti in marcia indietro rispetto alle intenzioni di calmierare il costo del metano. I ministri dell’Energia dei Paesi Ue hanno lanciato la palla alla Commissione per trovare una soluzione, ma se la presidente della Ursula von der Leyen riguardo al tema dichiara “continuiamo a lavorare su risposte adatte a un mercato globale”, i commissari rimandano tutto a ottobre.

Rimandato l’accordo Ue

La proposta di introdurre un tetto al prezzo del gas russo non è stata discussa al Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia, che ha dato mandato alla Commissione di “presentare una serie di misure per diminuire gli elevati prezzi dell’energia e alleviare il loro impatto sui cittadini e sulle industrie europei”, come spiegato dal ministro dell’industria ceco Jozef Sikela, che ha presieduto la riunione ministeriale a Bruxelles.

Uno dei nodi principali che separa i Paesi è se imporre un tetto al prezzo generale del gas, come vorrebbe l’Italia, o soltanto a quello del gas proveniente da Mosca, con i Paesi confinanti con la Russia di Putin, come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che mantengono la loro ferma opposizione.

“Devo riconoscere che, tranne due Stati che hanno un problema specifico, i grandi Paesi energivori sono stati molto aperti” ha detto il ministro italiano della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.

“Vi posso garantire che il clima è stato molto positivo. Posso dire che i Paesi contrari sono geograficamente limitrofi alla fascia est perché possono avere qualche timore in più, non sono i grandi energivori”, ha testimoniato.

“Oggi diversi ministri ci hanno chiesto di analizzare il price cap per il resto del gas importato dall’Ue – ha dichiarato la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson. “Se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione russa delle consegne di gas all’Ue, ha senso prendere di mira solo il gas russo” ha detto (qui abbiamo spiegato dove prenderemo il gas per l’inverno).

“In questa fase nulla è fuori discussione” ma, ha sottolineato Simson, “un tetto generalizzato alle importazioni di gas, incluse quelle di Gnl, potrebbe presentare una sfida alla sicurezza dell’approvvigionamento”.

La proposta dovrà essere deliberata in ogni caso a livello dei capi di Stato e di governo europei, che si riuniranno il 6 e 7 ottobre a Praga per un vertice informale e poi ancora il 20 e 21 ottobre a Bruxelles.

“Abbiamo ancora delle domande e delle preoccupazioni ma guardiamo con favore alle proposte presentate ieri della Commissione Europea, incluso un ‘price cap’ al gas russo” ha detto il premier olandese Mark Rutte.

Gas, dietrofront sul tetto al prezzo

Tra i provvedimenti contenuti nella proposta, che entro metà settembre dovrebbe essere delineata dalla Commissione prima della discussione tra i leader europei, dovrebbe esserci il tetto al prezzo del gas, un meccanismo di tassazione su gli extra-profitti per i produttori di elettricità, l’uso dei profitti in eccesso delle aziende petrolifere per calmierare le bollette, una riduzione dei consumi di elettricità e nuove regole sugli aiuti di Stato per aiutare le imprese che acquistano gas ad affrontare la volatilità di mercato.