Tim e l’ipotesi di cordata per la quota Vivendi: cosa c’è di vero

Il titolo in Borsa si è infiammato a seguito delle indiscrezioni, ma l'ipotesi avanzata dal Corriere appare verosimile ed alquanto preliminare e conferma, più in generale, la contendibilità della nuova realtà priva della rete

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Redazione

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Archiviata l’operazione di scorporo della rete di Tim, l’azienda guidata da Pietro Labriola torna al centro delle attenzioni del mercato, sull’ipotesi di creazione di una cordata, in buona parte italiana, pronta a rilevare la quota di maggioranza del 23,7% in mano a Vivendi, la holding francese che risulta primo azionista della compagnia italiana di tlc. Una operazione che richiama alla memoria la fine degli anni ’90 e l’OPA dei cosiddetti “capitani coraggiosi” Roberto Colaninno e Emilio Gnutti. Ma cosa c’è di vero nei rumors che circolano in Borsa e che hanno già vivacizzato le azioni Tim?

L’ipotesi di cordata

Secondo le indiscrezioni avanzate dal Corriere della sera nel weekend, Andrea Pezzi, ex consulente di Vivendi, e Claudio Costamagna, ex presidente di CDP, starebbero pensando alla costituzione di una cordata di investitori, che include anche alcuni fondi, come il fondo francese Tikehau ed il fondo statunitense Blackstone, per avanzare un’offerta a Vivendi per la quota di maggioranza.

Il piano, in realtà, prevedrebbe l’acquisto iniziale di una quota del 6-7%, ad una cifra di 500 milioni di euro e, in seguito, una offerta per rilevare l’intera partecipazione.

L’operazione sarebbe preliminare a uno “spezzatino” di Tim, che oggi conta tre asset principali: Tim Consumer, Tim Enterprise e Tim Brasil. Tre asset che appaiono ad oggi sottovalutati e che lo stesso piano “Free-to.Run” messo a punto dal management punta a valorizzare.

La realtà dei fatti

A parte che i principali attori del progetto hanno già smentito un coinvolgimento ed il progetto stesso sembrano in una fase molto preliminare. Piuttosto, i rumors sembrano confermare una rinnovata contendibilità della società priva del fardelli della rete.

L’operazione in sé sembrerebbe alquanto complessa, più semplice l’idea di promuovere un’OPA finalizzata al delisting, una volta raccolte le adesioni degli investitori interessati e, in seguito, valorizzare i tre asset.

Secondo gli esperti anche la valutazione di 500 milioni per il 6-7% sarebbe piuttosto elevata, implicando una valorizzazione di 0,46 euro per azione, pari al doppio delle quotazioni correnti sul mercato a 0,23-0,24 euro.

Dal canto suo, Vivendi è già pronta ad una operazione straordinaria. Il numero uno De Puyfontaine, in occasione della presentazione dei conti trimestrali, aveva già annunciato che nel 2025 la holding scriverà un nuovo capitolo “senza Tim”.

La reazione in Borsa

I rumors, come noto, piacciono molto alla Borsa e, anche in questa fine di agosto così sonnolenta, non hanno mancato di rivitalizzare le quotazioni in Borsa. Tim ha infatti guadagnato il 2,1% in una giornata incolore per il Listino di Milano e per le altre borse europee, soipo esser arrivato a guadagnare circa il 3% in mattinata. Alla riapertura oggi, la fiammata si è spenta e le azioni Tim passano di mano a cavallo della parità a 0,2374 euro (-0,13%).