TIM, no del Governo al “piano alternativo” di Merlyn: lo scenario

Management va avanti con esame offerta Kkr i vista CdA 3 e 5 novembre. Merlyn ad aprile deteneva una partecipazione dello 0,001%

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 30 Ottobre 2023 10:37

No secco del Governo piano alternativo proposto da TimValue, l’insegna sotto la quale si muovono il fondo Merlyn e RN Capital Partners. “Con riferimento alla sedicente proposta recentemente emersa sul futuro di Tim, il Governo fa notare di aver preso altre decisioni che contemplano un altro piano, reso manifesto alla società Tim e al mercato con trasparenza e nelle modalità corrette. Qualsiasi altra iniziativa è estranea alle intenzioni del Governo” fanno sapere fonti vicine all’esecutivo. Sulla rete Tim c’è già il “sigillo” pubblico, perché l’offerta di Kkr prevede la partecipazione del Mef con un ruolo strategico di controllo. “L’iniziativa assunta dal Governo prevede chiaramente il controllo pubblico sull’assetto strategico come risultato finale espressamente garantito dalla proposta – l’unica proposta, sottolineano fonti vicine al governo – alla quale l’Esecutivo partecipa con il riconoscimento del ruolo strategico e dei poteri speciali riconosciuti al Governo, in piena conformità all’ordinamento UE”. Tim, nel frattempo, va avanti con l’esame dell’offerta di Kkr in vista del doppio cda del 3 e 5 novembre.

La proposta di Merlyn

Il piano alternativo proposto da Merlyn Advisors – fondo lussemburghese che fa capo ad Alessandro Barnaba ex Jp Morgan con una quota sotto il 3% di Tim – prevede la rimozione dell’ad Pietro Labriola e la nomina, al suo posto, di Stefano Siragusa, l’ex responsabile Network Operations & Wholesale Officer uscito ad agosto dal gruppo. Il piano, scrive il fondo al cda, prevede il mantenimento della rete, “saldamente in mani italiane”. Inoltre “non chiede soldi al Governo” e promette di far tornare le azioni a 1 euro “preparando la ripresa dei pagamenti dividendi agli azionisti”. Il piano alternativo prevede di non vendere la rete, creare una rete unica con Open Fiber con Cdp come azionista di riferimento ed anche ristrutturare, scorporare e vendere Tim Consumer e il Brasile. Mantenere NetCo e tutta la rete in Tim, è il primo punto che contrappone il piano di TimValue, il veicolo di Alessandro Barnaba e Stefano Siragusa, a quello dell’ad Pietro Labriola. La nuova Tim nella loro visione invece si chiamerebbe TechCo e integra NetCo ed EnterpriseCo, le partecipate come Olivetti, Telsy, Noovle e le relative infrastrutture connesse come i data center e i contratti Psn; prevede di vendere gli asset retail e concentrarsi solo sul segmento business e sull’offerta di servizi non regolamentati, evitando, così, di competere in qualsiasi segmento consumer. Nel mercato regolamentato agirà come puro wholesaler. A Cdp offre una soluzione per Open Fiber e al Governo promette di “risparmiare”, almeno nel breve termine, 2,5 miliardi.

Il Governo dice no al contropiano

Il Governo non cambierà strada e fa notare “di aver preso altre decisioni che contemplano un altro piano (quello che lega il Mef all’acquisto di Netco da parte di Kkr, ndr), reso manifesto alla società Tim e al mercato con trasparenza e nelle modalità corrette. Qualsiasi altra iniziativa è estranea alle intenzioni del Governo“. Inutile il richiamo di Barnaba all’italianità e l’esempio del modello Terna, fonti vicine all’esecutivo fanno notare che “l’iniziativa assunta dal Governo prevede chiaramente il controllo pubblico sull’assetto strategico come risultato finale espressamente garantito dalla proposta – l’unica proposta, sottolineano fonti vicine al governo – alla quale l’Esecutivo partecipa con il riconoscimento del ruolo strategico e dei poteri speciali riconosciuti al Governo, in piena conformità all’ordinamento UE”. Tim cerca di capire con chi ha a che fare e “sta verificando la partecipazione azionaria in capo al fondo” che ieri ha dichiarato di avere un quota inferiore al 3% ma di essere preparato a salire al 5 per cento.

La posizione di Cdp e Vivendi

I due grandi soci di Tim non si sono espressi ma da ricostruzioni di ambienti finanziari, risulta che Cdp (che controlla il 9,8% del gruppo telefonico) non è in alcun modo coinvolta nel progetto di Merlyn. Vivendi invece, con il 23,7% potrebbe facilitare la chiamata di un’assemblea per il ribaltone, con la revoca di Labriola e la nomina al suo posto dell’ex manager di Tim Siragusa.

L’ingresso di Merlyn nell’azionariato di Tim

Merlyn – secondo fonti legali dell’Ansa – era nell’azionariato di Tim già sei mesi fa con circa 200mila azioni e un investimento di circa 61 mila euro (che ai prezzi di oggi ne vale 48 mila). Secondo quanto ricostruito si sarebbe presentato ad aprile in una causa contro Tim presso il Tribunale di Milano ma poi non risulta che abbia partecipato all’assemblea dei soci. Anche Siragusa potrebbe avere delle azioni in proprio, ad agosto 2022 (quando sono state annunciate le sue dimissioni) risultava titolare di 829.157 azioni ordinarie Tim (lo 0,01%).

Attivismo o speculazione?

Merlyn & Partners “non è un fondo attivista, ma è un fondo che fa anche attivismo rispetto ad azienda quotate, non ben gestite e da valorizzare”. I fondi attivisti “non sono speculatori, tanto meno lo è Merlyn che non fa un investimento speculativo, ma di medio-lungo periodo per spronare l’attuale e i futuri CdA a creare valore per tutti gli stakeholder” spiegano alle agenzie fonti vicine all’operazione del fondo Merlyn. I fondi attivisti, spiegano, “investono in aziende la cui la governance non è ritenuta in grado di raggiungere il loro pieno potenziale, al fine di aiutarle a massimizzare il valore delle loro azioni e degli asset sottostanti. Il loro modus operandi consiste nel prendere azioni in una società e poi far eleggere degli alleati nel CdA della società in cui hanno investito. A differenza dei fondi speculativi tradizionali, i fondi attivisti tendono ad avere strategie a medio-lungo termine”. I fondi attivisti, proseguono le fonti, “cercano sempre di fare proposte per migliorare le aziende in cui investono, sotto tutti i punti di vista e spesso sono l’avamposto del rispetto di politiche ESG responsabili verso le persone e l’ambiente e tutti gli stakeholder”. Il senso dell’attivismo “è legato alla massima difesa dei valori del mercato e degli interessi di tutti gli azionisti, perché compra azioni, nella massima trasparenza e si propone al mercato in maniera aperta e trasparente, inclusiva”. “Chi fa attivismo – concludono – è campione di democrazia del mercato, poiché mette a rischio i propri soldi per fare in modo che ogni azione conti e si possa esprimere nell’assemblea, che è il luogo dove risiede la sovranità di un’azienda”.

Il CdA del 3 novembre

Tim sottoporrà al CdA del 3 novembre il documento di 36 pagine in cui viene presentato il piano alternativo, arrivato venerdì all’indirizzo del presidente Salvatore Rossi ma chiarisce che “proseguono le attività propedeutiche alle decisioni in ordine alle offerte ricevute dal fondo Kkr nel corso delle già programmate riunioni del 3 e 5 novembre” e ricorda che il progetto NetCo “è in linea con il piano approvato all’unanimità dal CdA e presentato nel Capital Market Day nel luglio dello scorso anno”, quando in consiglio ancora sedeva Arnaud de Puyfontaine, il ceo di Vivendi.