Il tema della sostenibilità è ormai sempre più centrale in ogni settore: un concetto multiforme che abbraccia un perimetro decisamente ampio. All’interno di questo ambito così dinamico, tre i temi chiave: clima, natura e informativa, che continuano a registrare sviluppi. Il panorama normativo, infatti, continua a evolversi e il suo impatto si ripercuote su tutti i mercati. Lo spiega Stephanie Maier, Global Chief Sustainability Officer di GAM Investments in una lunga analisi in cui analizza trend e scenari.
Gli impegni della COP 28 per il clima
Maier sottolinea anzitutto come la COP28 (La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) sia “servita come punto di riferimento. Per la prima volta, i Paesi hanno riconosciuto la necessità di “abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici”. Sebbene questo riconoscimento sia fondamentale, l’accordo manca di scadenze specifiche o di misure obbligatorie. Il documento finale ha posto l’accento anche nei confronti di una maggiore diffusione delle energie rinnovabili e di un miglioramento dell’efficienza energetica, ma la loro implementazione rimane una responsabilità nazionale”
Man mano che le aziende e i governi si impegnano ad agire sul clima, “la trasparenza diventa fondamentale”, spiega ancora l’esperta sottolineando che “le autorità di regolamentazione richiedono ora informazioni su come vengono gestiti i rischi e le opportunità legati al clima. Il Regno Unito, durante la sua presidenza della COP26, ha istituito la Transition Plan Taskforce. Questa iniziativa fornisce indicazioni sulla creazione di piani di transizione credibili per consentire agli investitori di valutarne meglio l’efficacia. Anche il settore del risparmio gestito ha ricevuto una guida su misura. Pur essendo questi principi radicati nel Regno Unito, l’obiettivo è quello di renderli globali. Sebbene i progressi siano graduali, il riconoscimento della necessità di piani di transizione sta crescendo”.
Natura: crediti di biodiversità
Quanto alle prospettive di investimento sulla biodiversità “rimangono un tema con cui il settore si sta confrontando attivamente. Uno dei fattori che rendono la natura una questione di interesse finanziario e di investimento è il concetto di crediti di biodiversità. I crediti di biodiversità rappresentano unità misurabili di biodiversità che possono essere acquistate e scambiate dalle aziende. Simili ai crediti di carbonio, servono come pietre miliari per raggiungere obiettivi positivi per la natura. A differenza dei crediti di carbonio (che compensano le emissioni), i crediti di biodiversità si concentrano sul miglioramento e sul ripristino della biodiversità. L’obiettivo è creare un mercato che incanali i finanziamenti pubblici e privati verso gli sforzi di salvaguardia della natura”.
L’Australia – spiega ancora Mayer – “ha un mercato nascente di crediti di biodiversità e il Regno Unito ha recentemente implementato una legislazione sul guadagno netto di biodiversità. Per gli imprenditori, ciò significa che, se un progetto ha un impatto sulla biodiversità (ad esempio costruendo su habitat naturali), essi devono compensarlo acquistando crediti per la biodiversità. È fondamentale che questi crediti siano credibili, con una governance, una tracciabilità e una standardizzazione adeguate, traendo insegnamento dal mercato dei crediti di carbonio, tuttora in evoluzione”
Informativa: come influisce obbligo rendicontazione società di gestione?
Quanto al passaggio dalla rendicontazione volontaria a quella obbligatoria “continua a delineare il quadro dell’informativa finanziaria. Le società di gestione devono far fronte a un aumento dei requisiti in termini di dati e a una crescente necessità di informazioni complete da parte delle società in cui investono, a supporto delle decisioni di investimento e dell’informativa a livello di entità e di prodotto”.
Il panorama normativo: l’etichettatura
Nell’ambito della nostra riflessione sul quadro normativo, “diversi sviluppi chiave stanno influenzando in modo significativo il mercato finanziario, i nostri prodotti e la nostra informativa sui prodotti. Il regolamento dell’Ue sulla divulgazione della finanza sostenibile (SFDR) è stato un punto focale. Sebbene il periodo di consultazione si sia concluso nel dicembre 2023, la risposta a livello ufficiale non è prevista prima del 2026. Si pone una domanda cruciale: L’SFDR dovrebbe evolvere oltre l’attuale regolamento sull’informativa? Alcuni suggeriscono di incorporare requisiti espliciti di etichettatura con standard minimi. Nel Regno Unito, il mese di dicembre 2023 è stato un mese intenso per le attività normative. La Financial Conduct Authority (FCA) ha presentato i suoi regolamenti sull’informativa di sostenibilità, che includono un sistema di etichettatura.
La precedente proposta di regolamentazione del Regno Unito ha contribuito a dare forma a questo dibattito. L’emergere di queste etichette non passerà inosservato mentre l’Europa perfeziona il proprio quadro di etichettatura. Ci aspettiamo che linee guida più specifiche accompagnino i principi anti-greenwashing esistenti”.
Tendenze globali in continua evoluzione
Oltre all’Europa – conclude l’esperta – “i requisiti di informativa sul clima si stanno diffondendo in tutto il mondo, in paesi come Singapore, Giappone e Australia. Questi Paesi continuano a porre l’accento sulle informazioni sul clima. Gli Stati Uniti sono attivamente impegnati in questo settore. La Cina sta intensificando gli sforzi di divulgazione, compreso l’allineamento con i requisiti di quotazione delle principali borse valori. Il panorama normativo è dinamico e interconnesso”.