La capacità delle famiglie di gestire una situazione complessa e far fronte a spese quotidiane e impreviste ci restituiscono “l’evidenza di una buona tenuta dei consumatori e dei risparmiatori”. Si conferma “l’attitudine tradizionalmente positiva degli italiani verso il risparmio; si riscontra anche per le famiglie più in difficoltà economiche che si sono sforzate di aumentare il risparmio, facendo meno ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati”.
Il valore del risparmio
E’ la fotografia scattata dall’ indagine annuale dell’Acri – Associazione di fondazioni e casse di risparmio – realizzata assieme all’Ipsos e pubblicata come ogni anno alla vigilia della Giornata mondiale del risparmio che sarà celebrata domani, martedì 31 ottobre.
Torna “cauto ottimismo”
In particolare, il rapporto segnala che nel 2023 si osserva un “ritorno a un cauto ottimismo”, con una situazione percepita come meno difficile, e che permette di vivere con maggiore serenità, almeno fino a quando l’orizzonte è immediato. Nel corso del 2023, nonostante continuino a prevalere le famiglie che lamentano la difficoltà di tenuta o il peggioramento del tenore di vita, cresce chi dichiara di aver avuto un miglioramento del proprio tenore, in crescita rispetto al 2022 (14% vs. 7%), mentre coloro che lamentano un peggioramento scendono (13% vs. 19%). Di fatto questi dati segnano un ritorno a una situazione più simile a quella pre-pandemica. Infatti, nel 2022, dopo un anno in cui aveva prevalso una ventata di ottimismo (2021), gli italiani erano stati investiti da un’ondata di forte pessimismo, alimentata da un nuovo contesto fuori controllo: il conflitto in Ucraina e la spirale inflazionistica che faceva temere un rischio di recessione.
Cosa ci riserva il futuro?
Guardando al futuro, le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, fino ad arrivare a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato pessimismo dello scorso anno ad un rimbalzo positivo dell’anno in corso, trainato da forti attese personali, specie nella generazione di mezzo. Solo riguardo la situazione del Paese non si osserva questo minore pessimismo, i dati rimangono in linea col 2022.
Da segnalare che in questo scenario incerto, “si indebolisce la fiducia nell’Unione Europea e nell’Euro, sostenuta comunque dalle nuove generazioni: i dati evidenziando una polarizzazione tra chi ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese e chi no (51% si fida vs 49% non si fida)”.
Fiammata tassi, cala fiducia in Ue
A intaccare la fiducia – spiega il rapporto – “ha contribuito la politica dei tassi di interessi della BCE per contrastare l’inflazione: ha messo in difficoltà molte famiglie e imprese che si sono trovate a pagare interessi più alti su mutui, prestiti, e finanziamenti, che sono tra le più critiche verso l’UE”.