Oracle verso il peggior trimestre dal 2001: nuovi CEO alla prova IA

Tre mesi fa Oracle ha nominato Clay Magouyrk e Mike Sicilia come nuovi CEO. L'inizio è stato difficile

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Redazione

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Tre mesi dopo la nomina di Clay Magouyrk e Mike Sicilia alla guida di Oracle, l’entusiasmo iniziale ha lasciato spazio a una fase decisamente più turbolenta. Il titolo del colosso software ha perso il 30% nel trimestre in corso e, con pochi giorni di scambi ancora disponibili, si avvia verso il peggior crollo dal 2001, in piena bolla dot-com.

Il nodo OpenAI e i dubbi del mercato

Il mercato guarda con crescente scetticismo alla capacità di Oracle di sostenere l’ambizioso piano infrastrutturale necessario per servire OpenAI, che a settembre ha siglato un accordo da oltre 300 miliardi di dollari per utilizzare i servizi cloud dell’azienda. Le ultime trimestrali non hanno aiutato: ricavi e free cash flow sotto le attese, e un piano di investimenti per il 2026 rivisto al rialzo fino a 50 miliardi di dollari, il 43% in più rispetto a quanto annunciato solo pochi mesi fa. A questo si aggiungono 248 miliardi in nuovi leasing per espandere la capacità cloud.

Debito in crescita e rating sotto pressione

Una strategia che richiede montagne di capitale. A settembre Oracle ha collocato 18 miliardi di dollari in obbligazioni, una delle emissioni più imponenti nella storia del settore tech. Il management ha ribadito l’impegno a mantenere il rating investment grade, ma alcuni investitori non sembrano convinti: i credit default swap sul debito Oracle sono in rialzo, segnale di un rischio percepito crescente.

Dall’euforia al ribaltamento del sentiment

Eppure, l’avventura dei nuovi CEO era iniziata sotto i migliori auspici. Poche settimane prima del loro insediamento, Oracle aveva annunciato un backlog in crescita del 359%, trainato proprio dall’accordo con OpenAI. La notizia aveva scatenato un rally del titolo, culminato in un massimo intraday di 345,72 dollari. Da allora, però, il quadro si è ribaltato: il titolo ha perso oltre il 40% dal picco, complice anche la preoccupazione per la redditività futura.
Margini in calo e anni di flussi negativi
La transizione verso un modello fortemente orientato all’infrastruttura AI implica margini più bassi rispetto al tradizionale business software. Gli analisti prevedono un calo del margine lordo dal 77% del 2021 a circa il 49% nel 2030, con flussi di cassa negativi per diversi anni.

Investitori divisi

Alcuni investitori di lungo periodo, come Lountzis Asset Management, restano fiduciosi, forti della convinzione che Larry Ellison abbia ancora la capacità di anticipare il mercato. Altri, come Suncoast Equity Management, faticano a digerire un piano che richiede anni di investimenti e una forte dipendenza da OpenAI, a sua volta impegnata in un’espansione dai costi vertiginosi.

La sfida nel cloud: rincorrere i giganti

Sul fronte competitivo, la sfida resta enorme: Oracle è ancora distante dai leader del cloud, come Amazon, Microsoft e Google, e non ha ancora convinto player chiave come Databricks o Snowflake a portare i propri servizi sulla sua piattaforma.

La credibilità passa dall’AI

Per gli analisti più ottimisti, la credibilità di Oracle si giocherà tutta sulla capacità di realizzare le infrastrutture AI promesse. Se l’azienda riuscirà davvero a costruire alcuni dei più grandi cluster di training al mondo, il mercato potrebbe ricredersi. Per ora, però, Magouyrk e Sicilia devono fare i conti con un debutto che nessuno avrebbe immaginato così accidentato.