Operazioni M&A in frenata: pesano tassi e tensioni geopolitiche

Secondo il Financial Times, nel 2023, il valore delle operazioni societarie è crollato per la prima volta al di sotto dei 3mila miliardi di dollari

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Redazione

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Le transazioni societarie sono crollate al di sotto dei 3mila miliardi di dollari per la prima volta in una decina di anni, a causa dell’impatto negativo prodotto dall’aumento die tassi d’interesse e dalle tensioni geopolitiche. E’ quanto riporta il Financial Times, citando i dati sull’attività di M&A del London Stock Exchange.

Il volume di transazioni ai minimi da 10 anni

Più in dettaglio, quest’anno sono state effettuate a livello globale transazioni per un valore di circa 2.900 miliardi di dollari, ai minimi dal 2013 ed in calo del 17% rispetto al 2022. È stata anche la prima volta dal 2008-2009 che il valore delle operazioni annunciate è sceso di oltre il 10% per due anni consecutivi.

L’Europa ha mostrato il calo più marcato, registrando un decremento del 28% annuo, mentre la regione Asia-Pacifico ha riportato una riduzione  del 25% e gli Stati Uniti del 6%.

Da segnalare anche che un paio di mega accordi in USA siglati da ExxonMobil e Chevron, ciascuno del valore di oltre 50 miliardi di dollari, ha incrementato i Volumi delle transazioni negli ultimi mesi di quest’anno, tanto che il valore delle operazioni stipulate nel quarto trimestre è risultato in crescita del 28% rispetto al terzo trimestre.

Diversi fattori dietro la frenata delle transazioni

Le società coinvolte nell’attività di M&A hanno dovuto affrontare sfide su più fronti. Fusioni e acquisizioni erano già in declino dopo l’impennata registrata durante la pandemia, a causa di un approccio più restrittivo da parte delle autorità di regolamentazione.

Poi, il rapido aumento dei tassi di interesse ha raffreddato il mercato del private equity. E per finire, la guerra fra Israele ed Hamas, iniziata ad ottobre, ha impedito una più diffusa ripresa degli accordi.

La difficoltà di trovare compratori al giusto prezzo

Le transazioni condotte da sponsor finanziari sono diminuite del 30% nell’ultimo anno, attestandosi a 562 miliardi di dollari. I consulenti hanno spiegato che i gruppi di private equity hanno avuto difficoltà ad accettare le valutazioni degli asset proposte, ma l’anno prossimo  subiranno maggiori pressioni per concludere accordi dopo un prolungato rallentamento dell’attività.

E l’atteggiamento delle autorità antitrust

Un atteggiamento più severo da parte delle autorità garanti della concorrenza nei confronti dell’applicazione delle norme ha inoltre dissuaso le aziende dal lanciare offerte per i concorrenti. Ne sono un esempio l’acquisizione da 75 miliardi di dollari del produttore di giochi Activision Blizzard da parte di di Microsoft, che si è conclusa dopo ben 21 mesi di incertezza, mentre l’acquisizione da 20 miliardi di dollari del gruppo di software Figma da parte di Adobe è stata abbandonata, in seguito alle indagini avviate dalle autorità di UE e Regno Unito.

Un elemento che ha depresso l’investment banking

Le commissioni globali dell’investment banking, in conseguenza della frenata delle attività di M&A, sono state penalizzate e sono scese dell’8% a 105 miliardi di dollari. Le commissioni derivanti dalle fusioni e acquisizioni, in particolare, sono diminuite in maniera più marcata (-26%) a 29 miliardi di dollari, il livello più basso dal 2016.

Goldman Sachs ha mantenuto il primo posto nella consulenza in materia di fusioni e acquisizioni, grazie alla sua posizione di leadership negli Stati Uniti, seguita da Morgan Stanley e JPMorgan sono arrivate seconda e terza, riaffermando le rispettive leadership in Asia ed Europa.