Mercati ostaggio delle banche centrali. Powell (Fed) cambia toni

Il primo taglio della Federal Reserve, targato 2025, si è materializzato, ma a quanto pare non sarà l’unico

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Redazione

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Si chiude una settimana contrastata per le principali borse europee, in cui a farla da padrone sono state ancora una volta le banche centrali con le loro decisioni di politica monetaria.

La decisione della Fed e il cambio di linguaggio

In particolare la Fed che, come atteso, ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, portando i Fed Funds al corridoio 4,00-4,25%. Si è trattato del primo intervento di allentamento dell’anno. Un passo ampiamente atteso, con un solo voto contrario: Stephen Miran, nuovo arrivato nel Board, che avrebbe preferito un taglio da 50 bps. Non è tanto la misura a fare notizia, spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro, quanto la cornice che l’accompagna: nuove proiezioni macro e dot plot che segnalano un cambio di tono, più cauto ma non accomodante.
La differenza con luglio è evidente. Allora Powell parlava di un’economia “solida” e di un lavoro “in equilibrio”. A settembre, invece, la narrativa si è ribaltata: il mercato del lavoro “non può più essere definito molto solido”, la crescita dei posti si è fermata e i rischi si sono spostati al ribasso sull’occupazione e al rialzo sull’inflazione.
Lo statement lo sintetizza in una frase inedita: “downside risks to employment have risen”. È la chiave della riunione: non un taglio per stimolare, ma un passo difensivo per proteggere il lato più fragile del dual mandate.

 

Bank of England: nonostante la pausa, potenziali tagli in arrivo in futuro

Tra le altre banche che si sono riunite in settimana, la Bank of England ha deciso di mantenere invariato il tasso di riferimento al 4%. Il Comitato di Politica Monetaria (MPC) della banca centrale britannica ha votato a maggioranza di 7 a 2 per mantenere fermo il tasso di sconto al 4%. Due membri hanno votato per ridurre il tasso di sconto di 0,25 punti percentuali, al 3,75%.
Poiché la possibilità che la BoE annunciasse un taglio dei tassi, era altamente improbabile, le aspettative erano tutte concentrate su eventuali cambiamenti nella comunicazione sulle prospettive future dei tassi e, più nell’immediato, sulla decisione di una riduzione dell’APF nei prossimi 12 mesi. Il target di riduzione fissato a 70 miliardi di sterline, spiega Jamie Niven, Senior Fixed Income Fund Manager di Candriam, è pienamente in linea con le aspettative del mercato e non dovrebbe avere un impatto rilevante sulla curva dei rendimenti nel breve termine. Per quanto riguarda il tasso di riferimento bancario, il mantenimento del wording usato in passato indica che eventuali tagli futuri restano ancora una possibilità per il comitato. A nostro avviso, aggiunge l’esperto, esiste una certa asimmetria nei tagli attualmente prezzati per il prossimo anno, soprattutto in termini relativi, e continuiamo a vedere valore nella parte anteriore della curva nel Regno Unito.

Taglio dei tassi, invece, in Norvegia. La Norges Bank ha deciso di ridurre il tasso di riferimento dal 4,25% al 4%. Il Comitato ha detto che sarà probabilmente necessario un tasso di riferimento leggermente più elevato rispetto alle previsioni di giugno. Le prospettive economiche sono incerte, ma se l’economia evolverà in linea di massima come attualmente previsto, il tasso di riferimento verrà ulteriormente ridotto nel corso del prossimo anno”. La banca centrale ha confermato l’orientamento restrittivo della politica monetaria ritenendola ancora necessaria evidenziando come abbia contribuito a raffreddare l’economia norvegese e a frenare l’inflazione negli ultimi anni.

Anche la banca centrale canadese ha ridotto i tassi, portandoli al 2,5%, il minimo degli ultimi tre anni e il primo taglio in sei mesi. Quanto alle prossime mosse, si impegna a procedere con cautela in seguito ai rischi posti dal protezionismo globale e dai dazi.

Ha concluso la settimana, la Bank of Japan che ha deciso di mantenere i tassi allo 0,50%, ma due membri hanno dissentito a favore di una modifica allo 0,75%. Con l’inflazione core ancora al 3,3% su base annua, alcuni membri stanno iniziando a esprimere apertamente la preoccupazione che la BoJ sia in ritardo rispetto alla curva.

 

Area Euro: inflazione equilibrata, preoccupano i rendimenti più elevati sui titoli a lungo termine

La decisione di mantenere invariati i tassi, la scorsa settimana, conferma che la BCE rimane in modalità wait-and-see: con un’inflazione intorno al 2%, non vi sono motivi validi per un taglio il mese prossimo, spiegano da Scope Ratings che che prevedono un’inflazione del 2,1% per quest’anno e dell’1,9% nel 2026, rispetto al 2,4% dello scorso anno e al 5,4% del 2023. Secondo il report, l’allentamento monetario sta ancora facendo effetto sull’economia dell’area euro dopo i tagli dei tassi tra giugno 2024 e giugno 2025. Il recente accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea ha ridotto la pressione al ribasso sui tassi, mentre il ri-orientamento delle merci a basso costo dalla Cina e da altri paesi a causa dell’aumento dei dazi statunitensi dovrebbe contenere i prezzi nel breve termine. Nel frattempo, l’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e ad altre valute ha un effetto disinflazionistico.

Oro su nuovo record oltre 3.700 dollari e euro a 1,18
L’oro tocca nuovi record storici, sfondando anche la soglia dei 3.700 dollari l’oncia, in scia al progressivo indebolimento del biglietto verde con l’euro che vola a 1,18 usd già forte prima della riunione del FOMC, che ha annunciato il taglio dei tassi.

 

La performance settimanale delle borse

La peggiore performance della settimana viene registrata dalla piazza di Londra che segna un calo dello 0,8%. Madrid scivola dello 0,4% e Francoforte e Milano registrano una discesa dello 0,3% circa. Unico segno positivo Parigi che sale dello 0,4%. Il finale si prefigura positivo per la borsa di Wall Street.

 

I migliori e peggiori a Piazza Affari

redaA Piazza Affari, best performer è il titolo STM che porta a casa un +5,6% seguita da Brunello Cucinelli (+5,1%) e Stellantis (+3,7%), entrambi oggetto di promozione da parte degli analisti. Bene anche Unipol e BPM in salita del 3% circa. Tra i peggiori, Recordati guida i ribassi e cede il 3%: Luigi La Corte, attuale Group CFO e membro del Cda di Recordati, ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di Group CFO per motivi personali e per intraprendere un nuovo capitolo professionale. Lascerà la Società a fine anno, pur mantenendo la propria carica nel Cda di Recordati. La Società ha un’ampia rosa di candidati, interni ed esterni, per il ruolo di CFO e comunicherà la nomina del successore a tempo debito.