Dopo 13 anni anni in cui è stata a un livello di rating “junk” (in italiano, spazzatura), la Grecia è tornata a un livello “investment grade” anche per Fitch, che nella serata di venerdì l’ha promossa a “BBB-” da “BB+” con outlook stabile.
Grecia, debito non è più spazzatura
La decisione di Fitch segue quella di S&P Global Ratings di ottobre (BBB- con outlook stabile) e consente ai titoli di Stato del paese di tornare a essere inclusi in diversi fondi. Serve infatti un rating minimo di BBB- o equivalente da due delle tre principali società di rating (S&P, Fitch e Moody’s) per essere ammessi negli indici obbligazionari investment-grade-only creati da società come FTSE e IHS Markit.
Sono diversi i motivi che fanno essere Fitch più ottimista sul futuro della Grecia. Innanzitutto, l’agenza di rating “si aspetta che il rapporto debito/PIL delle amministrazioni pubbliche rimanga su una forte tendenza al ribasso, grazie alla solida crescita nominale, alla sovra-esecuzione del bilancio e ad una struttura favorevole del servizio del debito”, si legge in una nota, dove viene anche sottolineato che i rischi politici sono ora “relativamente bassi, con un contesto politico stabile e una prudenza fiscale ben ancorata”.
Le motivazioni
In merito alle metriche più importanti, Fitch prevede ora che il rapporto debito/PIL scenderà al 160,8% quest’anno e al 141,2% nel 2027 dal 171,4% nel 2022. Il previsto calo di 65 punti percentuali del rapporto debito/PIL rispetto al picco pandemico del 205% del PIL è “tra le migliori performance di tutti i titoli sovrani con rating Fitch”. La Grecia mantiene un forte impegno nel consolidamento fiscale, con l’avanzo primario destinato ad aumentare all’1,1% del PIL nel 2023 e in media al 2,2% nel 2024-2025.
Inoltre, i rating della Grecia riflettono livelli di reddito pro capite e indicatori di governance “ben al di sopra della mediana BBB”, così come la credibilità politica sostenuta dall’appartenenza all’UE e all’Eurozona. Questi punti di forza “si contrappongono alle eredità della crisi del debito sovrano, che comprendono ingenti stock di debito pubblico ed estero, nonché un basso potenziale di crescita a medio termine e alcune vulnerabilità persistenti nel settore bancario”, viene sottolineato.
Gli altri giudizi
Il ritorno a un livello investment grade era già stato sancito da alcune agenzie di rating minori. Dopo la vittoria elettorale del Primo Ministro Kyriakos Mitsotakis a giugno, la Grecia era già uscita dal territorio spazzatura secondo la giapponese Rating and Investment Information, la tedesca Scope Ratings e la canadese DBRS Morningstar.
I progressi nel sistema bancario
Un altro segnale che il paese sta gradualmente tornando alla normalità, lasciandosi alle spalle una pesante crisi del debito, è il disinvestimento dello Stato nei confronti delle principali banche. Dall’inizio di ottobre l’Hellenic Financial Stability Fund (il veicolo di salvataggio che detiene le partecipazioni del governo negli istituti di credito) ha venduto tutte le sue partecipazioni in due banche (Eurobank e Alpha) e più della metà della sua partecipazione in un’altra (NBG).
L’Hellenic Financial Stability Fund rimane ora con una quota del 27% in Piraeus e del 66% in Attica, secondo dati forniti da Bloomberg.
La sovra-performance sul BTP
Segnali che gli investitori internazionali stavano già apprezzando il percorso della Grecia erano arrivati dai rendimenti dei titoli di Stato negli scorsi e dal confronto con quelli di altri paese. Secondo la chiusura del mercato di venerdì scorso, cioè prima che arrivasse la promozione di Fitch, il rendimento del decennale greco era al 3,55%, un livello inferiore al 4,09% del BTP italiano a dieci anni. Lo spread con i Bund tedeschi (2,36%) era quindi di 119 punti base per la Grecia e di 173 punti base per l’Italia.