Il tanto atteso taglio dei tassi da parte della Fed è arrivato: mercoledì sera la banca centrale statunitense annuncerà le decisioni di politica monetaria ed è praticamente scontata una riduzione dei tassi d’interesse. Un segnale che in molti attendevano da tempo e che starebbe a significare la fine della fase emergenziale legata all’inflazione e l’avvio di un’altra fase del ciclo economico, caratterizzata da una bassa crescita.
Ma cosa attendersi da questa riunione? E quale sarà la reazione dei mercati? Il parere degli analist8i non è unanime e dipende dalla lettura più o meno pessimistica dei più recenti dati macroeconomici.
Le attese
I consensus raccolto da Bloomberg in un pool di 46 economisti preannuncia un taglio dei tassi di 25 punti base, che darebbe un timido segnale che le cose stanno cambiando. Eppure, cresce la schiera di chi si attende un taglio più deciso di 50 punti base, in base ad una lettura più pessimistica dei dati macroeconomici giunti nell’ultimo periodo, che sembrano preannunciare una fase recessiva.
Attualmente, il tasso di riferimento dei Fed Funds è in una banda di oscillazione del 5,25-5,50%. Il mercato sembra crescere in un taglio più deciso: i future Fed Watch al CME danno una probabilità del 59% di un taglio di 50 punti dal 30% di una settimana fa, mentre solo il 41% propende per una riduzione di 25 punti, in calo rispetto al 70% d una settimana fa.
In ogni caso, gli economisti sono concordi nel ritenere che, nell’arco delle tre riunioni che ci separano dal 2025, la riduzione arriverà a 75 punti base: una sequenza di tre tagli da 25 punti oppure un taglio più aggressivo ed uno più morbido. Il mercato invece sconta una riduzione anche più aggressiva, pari almeno a 100 punti base, se non di più: le probabilità che il tasso a dicembre scenda al 4,25-4,50% sono del 29,5% e quelle che scenda addirittura al 4-4,25% sono del 43,6%.+
I dati macro osservati dalla Fed
Per prendere le sue decisioni, il FOMC osserverà i dati arrivati nell’ultimo periodo. L’inflazione sembra ormai completamente domata, essendo scesa ad agosto al 2,5% su base annua, in linea con le attese, dal 2,9% di luglio. Il core rate, che esclude le componenti più volatili come cibo ed energia, è stabile al 3,2% ed in linea con il consensus.
Anche l’indice PCE Price Index, diffuso a fine agosto, aveva confermato un’inflazione al consumo al 2,6%, inferiore alle attese degli analisti (2,7%).
Mentre il mercato del la voto ha dato chiari segnali di rallentamento: l’ultimo rapporto relativo al mese di agosto ha rilevato la crescita di 142mila posti di lavoro, ben al di sotto dei 164 mila attesi dal mercato. Numeri che sembrano parlare di recessione per il terzo trimestre, nonostante la revisione al rialzo del Pil del 2° trimestre al 3%.
La mossa della Bce e le altre banche centrali
La Bce, intanto, ha già tagliato i tassi d’interesse due volte, la seconda volta in modo piuttosto deciso, perché ha ridotto il tasso sui depositi di 25 punti e quello sui rifinanziamenti di ben 60 punti al 3,65%, modificando la strategia operativa. Una mossa che ha confermato le difficoltà in cui versa l’economia europea, in evidente frenata, mentre l’inflazione si è quasi riportata in linea con il target.
Se la Bce ha agito per prima, in questa tornata di fine estate, la Bank of England e la Bank of Japan potrebbero aspettare ancora un po’ per verificare le condizioni dell’economia e regolarsi sulle mosse della Fed. Questa settimana, infatti, riuniranno i comitati di politica monetaria della banca centrale britannica (giovedì), che dovrebbe confermare tassi al 5% salvo sorprese dell’ultimo minuto, e la banca centrale giapponese (venerdì), che dovrebbe confermare tassi allo 0,25% dopo aver abbandonato la politica dei tassi negativi prima dell’estate.
Cosa aspettarsi dai mercati
Questa sarà una settimana cruciale per i mercati, che potrebbero mostrare cautela in attesa di capire come si muoveranno le tre banche centrali. Non è esclusa poi una certa volatilità, del momento che questa settimana cadono le scadenze tecniche trimestrali, ole cosiddette “quattro streghe”.
Detto questo, il mercato che più si avvantaggerà de taglio dei tassi sarà l’obbligazionario, atteso in risalita, mentre l’azionario potrebbe reagire “di pancia” ad un taglio più deciso dei tassi di interesse da parte della Fed, focalizzandosi sul tema recessione o festeggiare la mossa più decisa della banca centrale statunitense. Questo sarà da vedere, post che i settori che faranno meglio saranno quelli più sensibili ad un taglio dei tassi, come le l’immobiliare, ma anche ole utilities. Un settore che invece potrebbe fare le spese di un taglio dei tassi è invece quello bancario, che vedrebbe ridursi i margini di profitto.