Fed: propensa a tagliare i tassi nonostante calo inflazione

La Banca centrale statunitense ritiene che probabilmente sarà opportuno tagliare i tassi e spostare la propria posizione verso un livello più neutrale entro la fine dell'anno, anche se gli ultimi dati hanno complicato i piani

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 17 Marzo 2024 09:00

Cresce l’attesa per la prossima riunione della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti e la più importante a livello globale. Nel meeting del 19-20 marzo 2024 non è attesa nessuna variazione al costo del denaro, con i tassi sui fed funds invariati a 5,25-5,50%, ma arriveranno importanti indicazioni dal Summary of Economic Projections (il cosiddetto Dot plot, ovvero il documento che riassume le proiezioni di crescita, inflazione e tassi dei funzionari Fed) e della conferenza-stampa del presidente Jerome Powell. Gli investitori sono ansiosi di conoscere queste indicazioni perché le informazioni diffuse dopo la scorsa riunione hanno evidenziato sorprese al rialzo sui dati di inflazione, in presenza di un contesto ciclico e occupazionale ancora relativamente robusto.

L’inflazione retrocede

I dati di inflazione (almeno per quanto riguarda gli indicatori al netto delle componenti più volatili) sono risultati superiori al previsto negli ultimi due mesi. Guardando allo scorso mese, è vero che i principali beni di consumo di prima necessità (come i prezzi dei prodotti
alimentari) sono diminuiti contribuendo a esercitare una pressione al ribasso sull’indice complessivo, ma le spine nel fianco per la Fed continuano ad essere rappresentate dai servizi core e dai prezzi degli immobili, anche se entrambi sono previsti in riduzione nei prossimi mesi.

“La scorsa settimana, le cinque ore di intervento del presidente della Fed Jerome Powell a Capitol Hill hanno indotto politici e operatori di mercato a concludere che il taglio dei tassi non sia poi così lontano – fa notare l’Economic Team di Payden & Rygel – Tuttavia, i dati suggeriscono che non sia nemmeno così vicino”. “A nostro avviso, la fiducia dei policymaker in uno scenario in cui le pressioni sui prezzi continueranno a diminuire non è più così fondata“, hanno aggiunto in un report.

Approccio fluido

Tra i punti fissi attesi dalla prossima riunione c’è il fatto che la Fed dovrebbe in ogni caso mantenere un approccio “riunione per riunione” e dipendente dai dati, senza vincolarsi a preannunciare una tempistica nemmeno indicativa del momento di inizio del ciclo espansivo.

Intanto, lo scenario di base per il mercato rimane quello per cui il primo taglio dei tassi arriverà a giugno. Secondo il FedWatch Tool del CME, gli operatori vedono una probabilità del 59% per un taglio di almeno 25 punti base a giugno, in netta diminuzione però rispetto al 73% di una settimana fa.

Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, questo scenario richiede che “già dai dati di marzo si registri una significativa moderazione dei dati di inflazione, in assenza della quale anche i membri più dovish potrebbero avere difficoltà a sostenere un avvio ravvicinato di un ciclo espansivo. In sostanza, è in crescita la probabilità dello scenario di rischio con un primo taglio a luglio/settembre e solo due interventi da qui a fine anno”.