La Bank of England mantiene ancora fermi i tassi di interesse al 5,25%, confermando la necessità di mantenere una politica attenta al contenimento dell’inflazione, e non assicura (né esclude) un possibile taglio dei tassi a giugno. E’ quanto emerge dal termine della due giorni di politica monetaria, in cui i banchieri si sono divisi circa la possibilità di procedere immediatamente con una riduzione del costo del denaro.
Tassi d’interesse fermi
Il Comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra ha confermato il tasso d’interesse di riferimento al 5,25%. Una decisione votata a maggioranza di 7 membri su 9, mentre due banchieri avevano optato per una immediata riduzione di 25 punti base al 5%.
“La politica monetaria dovrà rimanere restrittiva per un periodo sufficientemente lungo da riportare l’inflazione al target del 2% in modo sostenibile nel medio termine, in linea con il mandato del Monetari Policy Comittee. – si legge nel comunicato finale – Dallo scorso autunno il Comitato ha ritenuto che la politica monetaria debba restare restrittiva per un lungo periodo di tempo fino a quando non si sarà dissipato il rischio che l’inflazione si radicasse al di sopra dell’obiettivo del 2%”.
“Non siamo ancora al punto in cui possiamo tagliare i tassi”, ha affermato il governatore Andrew Bailey nella conferenza stampa al termine dell’incontro odierno di politica monetaria, pur definendo “incoraggianti” i più recenti dati sull’inflazione, ma ha chiarito che un taglio dei tassi a giugno “non è né’ escluso, né certo”.
Inflazione prossima al target
La decisione odierna di mantenere i tassi d’interesse fermi punta a raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2%, ma nello stesso tempo a contribuire a sostenere la crescita e l’occupazione.
L’inflazione su dodici mesi è scesa al 3,2% a marzo dal 3,4% di febbraio e i prevede che ritorni vicino al target del 2% nel breve termine, ma aumenti leggermente nella seconda metà di quest’anno, intorno al 2,5%, a causa del venir meno degli effetti legati all’energia. Permangono rischi al rialzo per le prospettive di inflazione a breve termine derivanti da fattori geopolitici, sebbene gli sviluppi in Medio Oriente abbiano avuto finora un impatto limitato sui prezzi del petrolio.
Secondo le proiezioni del Monetary Policy Report di maggio, l’inflazione è attesa all’1,9% tra due anni ed all’1,6% tra tre anni.
Crescita attesa in moderato recupero
Dopo la modesta debolezza dello scorso anno, si prevede che il PIL del Regno Unito aumenterà dello 0,4% nel primo trimestre del 2024 e dello 0,2% nel secondo trimestre, più forte di quanto previsto nel rapporto di febbraio. Ciò fa seguito, tuttavia, a un PIL più debole del previsto nella seconda metà dello scorso anno, lasciando l’attività a un livello simile entro la metà di quest’anno come nella proiezione di febbraio.
Anche i consumi delle famiglie sono stati deboli nella seconda metà dello scorso anno, ma si prevede che riprenderanno nel corso del 2024, sostenuti da una continua ripresa dei redditi reali. Ciò a sua volta riflette in parte la continua attenuazione degli shock sui prezzi dell’energia e di altri beni importati sperimentati negli ultimi anni, e l’effetto della riduzione dei contributi assicurativi nazionali. Si prevede ora che il reddito reale da lavoro al netto delle imposte cresca di oltre il 3% nell’intero 2024-.
Si prevede che le politiche annunciate nel Bilancio di primavera, compresa l’ulteriore riduzione dei contributi previdenziali, faranno aumentare il livello del PIL di oltre un quarto di punto rispetto alle proiezioni del Rapporto di febbraio.
Cosa prevedevano gli analisti
Secondo l’Union Bancaire Privée (UBP) la potenza di fuoco della BoE potrebbe spingere i mercati UK che oggi sono piuttosto sottovalutati. L’economia del Regno Unito, secondo le previsioni, dovrebbe uscire dalla recessione nei prossimi mesi. Nello stesso tempo, le proiezioni indicano un calo del costo della vita al 2% su base annua, e si prevede che nei prossimi trimestri si manterrà in un range tra il 2 e il 2,5%. Questo suggerisce che la BoE probabilmente ridurrà il suo tasso di interesse principale dal 5,25% al 4% nel corso di quest’anno, con ulteriori tagli previsti nel 2025, puntando a un tasso finale tra il 3,50% e il 3,25%.
Anche gli esperti di PGIM Fixed Income, pur non escludendo “sorprese” dalla Bank of England, pensano che i tassi di mercato rimarrebbero “alti più a lungo grazie alla tenuta dell’economia statunitense”, con “segnali che i tagli sono in arrivo” nei prossimi mesi.