Banche etiche più redditizie e solide delle tradizionali: ecco perché

I dati del sesto Rapporto "La finanza etica in Europa" della Fondazione Finanza Etica in Italia, Fundación Finanzas Éticas e FEBEA

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Redazione

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Le banche etiche europee sono molto più orientate a offrire servizi all’economia reale rispetto alle ‘banche significative’. Inoltre, sono mediamente più redditizie, sia in termini di ROA che di ROE. Nel primo anno della pandemia da Covid-19, la redditività è diminuita per entrambi i gruppi, anche se in misura minore per le banche etiche. Nel 2021, entrambi i gruppi hanno mostrato un’importante ripresa, appianando il divario, almeno in termini di ROA. In termini di capitalizzazione, le banche etiche hanno sempre mostrato un coefficiente di capitale proprio superiore a quello delle ‘banche significative’ anche se queste ultime hanno subito un processo di adeguamento del capitale, spinte dagli interventi regolamentari, con un trend crescente.

Infine, per quanto riguarda la liquidità, le ‘banche significative’ hanno registrato in media coefficienti elevati, superiori al 100%, e si sono quindi dimostrate più esposte al rischio di liquidità. Le banche etiche, al contrario, hanno registrato un rapporto stabile tra prestiti e depositi, mantenendo un rapporto medio tra l’80% e il 90%. Negli primi due anni di pandemia (2020-2021), il rapporto LDR è diminuito, soprattutto a causa di una riduzione molto più marcata dei prestiti rispetto ai depositi. Questo il quadro che emerge dal 6° Rapporto “La finanza etica in Europa”, frutto della collaborazione tra Fondazione Finanza Etica in Italia, la sua omologa Fundación Finanzas Éticas in Spagna e la rete delle banche etiche e alternative europee FEBEA.

Redditività

Per quanto riguarda il ROE, dal 2012 al 2021, le banche etiche mostrano una media complessiva costante del 5,23%, invece le banche europee tradizionali, vigilate direttamente dalla BCE, presentano un valore medio pari al 2,21%. In questi termini le banche etiche risultano avere una redditività molto superiore rispetto a quella delle banche ‘significative’. Questa notevole discrepanza si può spiegare con la forte volatilità nei risultati delle banche tradizionali. Infatti, nonostante le ‘banche significative’ siano partite da una posizione di vantaggio nel 2008, con un ROE medio dell’8,20%, hanno risentito maggiormente degli effetti della crisi del 2007-2008 negli anni successivi. Le ‘banche significative’ hanno subito delle forti perdite fino ad arrivare nel 2012 a un ROE fortemente negativo: -18,94%. Negli anni successivi al 2012 le ‘banche significative’ hanno migliorato la propria performance, superando le banche etiche dal 2017 al 2019 e registrando una perdita della redditività maggiore rispetto alle banche etiche nel 2020 (in piena pandemia da Covid-19), registrando però una repentina crescita nel 2021, con un nuovo superamento delle banche etiche.

Questo è dovuto ad un forte incremento dei ricavi rispetto al patrimonio netto, da imputare in parte dalla politica monetaria fortemente espansiva della BCE e da una buona efficienza delle misure messe in atto dai governi in tema della qualità del credito. Il ROA (Return on Assets), il rapporto tra l’utile netto e il totale dell’attivo, delle banche etiche si è mantenuto stabile e sempre superiore rispetto al ROA del sistema bancario europeo (banche europee ‘significative’) negli ultimi dieci anni (in media 0,46% contro lo 0,25% delle banche ‘significative’). Per quanto riguarda la volatilità, misurata mediante la deviazione standard calcolata sul valore medio di ogni anno, le banche etiche confermano la loro stabilità attraverso una volatilità relativamente bassa: 0.64% rispetto allo 0.84% delle 60 banche ‘significative’. Dal 2019 al 2020 si registra un notevole calo per entrambi i gruppi, -0,25 punti percentuali per le banche etiche e -0,30 punti percentuali per le banche ‘significative’. Il calo è chiaramente dovuto dagli effetti della pandemia da Covid-19.

Dal 2020 al 2021, nonostante il clima di difficoltà economica, le banche si sono risollevate registrando un aumento medio della redditività degli attivi (ROA) pari a 0,12 punti percentuali per le banche etiche e 0.30% punti percentuali per le banche ‘significative’. Nel 2021 i valori del ROA arrivano in pratica ad eguagliarsi: 0,399% per le banche etiche e 0,396% per le banche ‘significative’. Riassumendo l’analisi del ROA dal 2012-2021 evidenzia, in generale, una maggiore stabilità per le banche etiche, che mantengono valori positivi dell’indice anche durante le crisi. Invece, le banche ‘significative’ hanno sofferto maggiormente gli effetti di lunga durata della crisi finanziaria del 2007- 2008 ma si sono riprese con vigore a partire dal 2013 fino a raggiungere le banche etiche nel 2021. Nel 2020 entrambi i gruppi di banche presentano un comportamento simile, registrando un calo della redditività con una successiva ripresa nel 2021.

Crediti sul totale degli attivi

Il credito rimane di gran lunga la principale attività per le banche etiche, anche se si nota una leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti. Nel 2021 è pari al 67.58% del totale degli attivi. In tutto il periodo considerato per le banche etiche si riscontra una percentuale nettamente maggiore di crediti sul totale degli attivi rispetto alle banche ‘significative’. Si può quindi affermare che le banche etiche sono più propense all’attività bancaria classica, cioè alla raccolta di risparmi e concessione di crediti. Invece le banche ‘significative’ associano all’attività ‘classica’, che ha un’importanza relativamente minore, attività finanziarie come investimenti in titoli, vendita di prodotti finanziari, servizi finanziari, partecipazioni in imprese ecc.

Per entrambi i campioni analizzati, l’attività creditizia sembra avere un andamento simile, registrando una diminuzione dal 2008 al 2014 per poi crescere dal 2015 al 2019 e diminuire leggermente negli ultimi due anni. La causa delle recenti oscillazioni al ribasso è dovuta agli effetti della crisi pandemica iniziata nel 2019. Nonostante la diminuzione contenuta dell’attività creditizia registrata negli ultimi anni, si può certamente confermare che le banche etiche svolgono un’attività più centrata sulla concessione di crediti e quindi al sostegno diretto di imprese e famiglie (un’attività che in questa come nelle precedenti versioni del rapporto consideriamo sinonimo di ‘economia reale’). Diversamente, le banche ‘significative’ hanno ridotto del 2% la loro attività di credito, dal 2012 al 2021, indirizzandosi sempre più, negli anni, ad attività prettamente finanziarie, come per esempio gli investimenti in borsa e la vendita di titoli e fondi.

Depositi sul totale dei passivi

La differenza tra i due gruppi di banche è confermata anche dalla percentuale dei depositi rispetto al totale. Le banche etiche raccolgono denaro principalmente attraverso i depositi dei clienti, con una media equivalente all’81,1% del totale rispetto alle banche ‘significative’, che hanno una media del 62,7%. Queste ultime hanno un rapporto inferiore perché raccolgono liquidità in buona parte anche da altri canali, come l’emissione di obbligazioni o i depositi di altre banche.

Dal 2012 al 2021 si può comunque notare una crescita dei depositi sul totale del passivo del 10,2% per le banche ‘significative’ ed una diminuzione dell’1,4% per le banche etiche. Rispetto al 2020 si evidenzia una crescita maggiore dei crediti con una crescita media per le otto maggiori banche etiche del 13% (contro l’11% dell’anno precedente). Come già accaduto nel 2020, un incremento notevole si registra per la francese La Nef: +40% i prestiti e +31% i depositi (+54% e +40% rispettivamente l’anno precedente). In generale, per le otto maggiori banche etiche, i depositi mostrano un incremento minore ma comunque a doppia cifra, con una media dell’11%. Infine si può affermare che per tutte le più grandi banche etiche gli attivi sono cresciuti notevolmente. La crescita più alta l’ha registrata ancora una volta La NEF con il 32%. A differenza del 2020, il 2021 è stato caratterizzato da incrementi minori ma positivi delle grandezze analizzate, soprattutto in termini di prestiti e totale degli attivi.

Solidità patrimoniale

Negli anni il rapporto tra il patrimonio netto e il totale del passivo ha avuto una leggera decrescita per le banche etiche partendo dal 9% del 2012 fino ad arrivare all’8,2% del 2021, mentre per le banche ‘significative’ ha mostrato una tendenza opposta, pur attestandosi a livelli sensibilmente inferiori: dal 4,3% del 2012 al 6,20% del 2021. Rispetto all’anno 2020, a causa della crisi pandemica, il rapporto è sceso ulteriormente registrando una diminuzione dello 0,2% per le banche etiche e dello 0,4% per le ‘banche significative’. Le banche etiche hanno mantenuto costantemente una solida posizione patrimoniale, anche se in diminuzione dal 2012 al 2021, mantenendosi sempre al di sopra delle banche ‘significative’.

Queste ultime, anche se sono partite da una posizione più debole, hanno via via ridotto le distanze rispetto alle banche etiche. Dopo la crisi del 2008 si è posta molta più attenzione da parte dei regolatori sulla qualità e quantità del capitale che deve essere detenuto dalle banche, in modo da far fronte ad eventuali crisi future (per esempio a seguito dell’accordo di Basilea III). A differenza delle banche etiche, che hanno sempre avuto un patrimonio netto relativamente elevato rispetto al totale del passivo, le banche tradizionali sono state spinte ad accantonare maggiori riserve di capitale dai nuovi interventi regolamentari in termini di vigilanza bancaria.

Liquidità: rapporto prestiti/depositi (LDR)

Nel corso del periodo analizzato (2012-2021) le banche etiche hanno sempre riportato un indice di liquidità molto buono con una media generale dell’81,5%. Invece le banche ‘significative’, soprattutto negli anni passati, presentano un indice molto più elevato, con una media generale del 102,5% (e un picco del 109% nel 2014 e 2019). Un rapporto troppo elevato indica che la banca potrebbe non avere sufficiente liquidità per coprire eventuali richieste impreviste di denaro da parte dei depositanti. Nel 2021 entrambi i gruppi di banche mostrano un indice inferiore all’anno precedente, principalmente dovuto all’emergenza pandemica (e alla conseguente flessione nella concessione dei crediti): nel 2021 le banche etiche riportano una media annuale per l’indice LDR del 77% e le banche tradizionali dell’86%.

In generale possiamo affermare che le ‘banche significative’ sembrano essere rivolte maggiormente al profitto: presentano infatti un indice spesso troppo elevato dovuto ad un’eccessiva propensione a concedere prestiti rispetto al totale dei depositi, per far leva sui tassi di interesse. Questo espone maggiormente le ‘banche significative’ a un rischio di liquidità. Al contrario, le banche etiche sono risultate essere molto più equilibrate, presentando sempre un rapporto LDR adeguato, in corrispondenza di un profilo di rischio più moderato. A supporto di questa analisi si può infatti guardare all’elevata volatilità della redditività delle ‘banche significative’, che presenta valori molto elevati in periodi economici di ripresa e valori bassi o negativi in periodi di crisi. Al contrario, le banche etiche hanno mostrato una volatilità molto meno accentuata. Negli ultimi anni, grazie a una regolamentazione più restrittiva, questa discrepanza si è via via ridotta.