L’impatto dell’AI sul trading: dall’ottimizzazione operativa alla velocità di analisi

L'affermazione degli AI Agents cambierà il modo di fare trading ed il processo decisionale degli investitori

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Redazione

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Fra timori di scoppio di una bolla e sostenitori di un trend ancora largamente positivo, il 2026 potrebbe essere ricordato come l’anno della “maturità operativa” dell’intelligenza artificiale, almeno a supporto dl trading.  Se il biennio precedente è stato dominato dallo stupore per la Generative AI, il 2026 dovrebbe segnare l’integrazione degli Agenti Autonomi (AI Agents), ovvero sistemi evoluti capaci di supportare il trader gestendo le fasi più complesse e rapide del ciclo di vita di un investimento.

L’AI come leva per ottimizzare il trading

Secondo i dati di settore, il 69% dei leader aziendali punta sugli AI Agents per ottimizzare il trading, trasformandolo in un’esecuzione assistita che integra feed video, dati on-chain e sentiment globale in millisecondi, fornendo al decisore umano una profondità d’analisi senza precedenti. E mentre il lancio di stablecoin bancarie come Qivalis fornirà i binari digitali per regolamenti istantanei, il mercato dell’intelligenza artificiale si prepara a occupare dal 7% al 29% delle tecnologie innovative globali. In questo scenario, la domanda non è più se l’AI funzioni, ma chi saprà cavalcarne la velocità.

Cresce la velocità decisionale nel trading

“Vedendo il modo con cui l’AI è cresciuta nel 2025 e la velocità del suo sviluppo, nel 2026 ci troveremo di fronte a un impatto sul trading sicuramente maggiore rispetto a quello conosciuto finora”, osserva Andrea Unger, quattro volte Campione del Mondo di trading, aggiungendo che la rivoluzione non risiede nella capacità predittiva, ma nella potenza di calcolo applicata all’efficienza.

“Sono convinto che non utilizzeremo l’AI per modelli predittivi di prezzo. L’impatto sarà invece sulla velocità decisionale: l’AI svolge rapidamente mansioni lentissime per l’uomo, permettendo di analizzare caratteristiche del mercato oggi trascurate. Penso all’analisi dei flussi-ordini e delle proposte di compravendita in tempo reale: una mole di dati che oggi analizziamo a fatica e non completamente”.

“Così come l’avvento dei computer ha trasformato il trading negli anni ’80, oggi l’AI ha il potere di accelerare tutto quello che viene fatto per arrivare prima all’obiettivo. Il 2026 mostrerà che la velocità di analisi è diventata la nuova, spietata legge del mercato”, conclude Unger.

Mercati più vulnerabili e piccoli investitori svantaggiati

Ma esiste anche un’altra faccia della medaglia. Il Fondo Monetario Internazionale ha avvertito che questa efficienza potrebbe rendere i mercati più opachi e vulnerabili a cyber-attacchi, aumentando la volatilità in momenti di stress. Inoltre, il rischio di una “bolla sistemica” legata all’eccessiva concentrazione di capitali sui titoli AI rimane una minaccia concreta per il 2026.

L’impatto più significativo, però, riguarderà l’evoluzione operativa dei piccoli investitori. “Ci sarà una maggiore velocità di esaurimento degli edge – avverte Unger – Le inefficienze minori, che prima non interessavano ai grandi istituzionali, oggi possono essere affrontate velocemente grazie all’AI. Quelle opportunità si esauriranno molto più velocemente, quindi chi non avrà tool supportati dall’intelligenza artificiale potrebbe trovare tempi duri: la concorrenza sarà più veloce e l’approccio retail sviluppato finora dovrà evolversi rapidamente”.