Il peso fiscale dei figli, fino al 70% del bilancio in famiglia: per quanto restano a carico

Colpiti principalmente i genitori under 30 e quelli che abitano sulle isole. Anche i figli però sono costretti a delle rinunce, ecco quali

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

In un’Italia sempre più anziana, è naturale chiedersi quale sia il peso dei figli sull’economia di una famiglia. Il Report FragilItalia è illuminante e di fatto analizza perfettamente lo stato della nostra società. Elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, questo studio si basa sui risultati di un’analisi condotta su un campione della popolazione italiana pari a 800 casi (soggetti di 18 anni e oltre).

Il peso dei figli

In politica si fa un gran parlare del fatto che gli italiani siano poco propensi a fare figli. Sappiamo che il governo di Giorgia Meloni ha attuato delle politiche al fine di invertire la tendenza ma, nel frattempo, la discussione è stata più volte corrotta. Più voci hanno ipotizzato motivazioni poco logiche alla base di questo problema ed è dunque importante far parlare i numeri.

Cinque italiani su dieci hanno figli conviventi. Alcuni di questi sono maggiorenni e, statisticamente parlando, la metà risulta totalmente a carico dei genitori. Al di là di quelle che possono essere piccole spese, il loro carico economico è quasi del 100% per quanto concerne abbigliamento, calzature, attività sportiva, libri scolastici e pasti fuori casa. Ben un terzo delle famiglie italiane vede la spesa legata ai propri figli rappresentare tra il 40 e il 70% del proprio bilancio casalingo.

Qual è la soluzione? Per molti è l’annullamento di sé. Sei genitori su dieci sono costretti a rinunciare ad acquisti per se stessi. Vacanze ridotte e meno cene fuori. Tre su dieci, invece, hanno dovuto imporre delle rinunce ai propri figli, al fine di poter far quadrare i conti.

I numeri dello studio

Quasi la metà del campione di soggetti maggiorenni, il 47%, è totalmente a carico dei propri genitori. Il 29% invece lavora e contribuisce a quelle che sono le spese della famiglia. Altro dettaglio importante, che evidenzia le difficoltà della nuova generazione a trovare il proprio posto nel mondo: il 24% dei figli maggiorenni, pur lavorando ed essendo indipendente economicamente, continua a vivere con la propria famiglia.

Come detto, i figli rappresentano in media il 34% della complessiva spesa di una famiglia su base mensile. Ecco un po’ di statistiche:

  • 51% delle famiglie destina ai figli tra il 21% e il 40% della spesa;
  • 32% delle famiglie destina ai figli tra il 40% e il 70%;
  • 17% delle famiglie destina ai figli tra il 10% e il 20%.

Le voci che maggiormente incidono sui costi mensili sono abbigliamento (63%), libri scolastici (51%), scarpe, borse, accessori e attività sportiva (48%), pasti fuori casa (46%). Seguono al 45% spese mediche, materiale scolastico di vario genere e mobilità. Soffocati soprattutto i genitori under 30.

Tante le rinunce, al fine di garantire un mix di necessario e superfluo ai propri figli. Una di queste riguarda la spesa, con la lista dettata principalmente dalle offerte tra gli scaffali che da una dieta sana ed equilibrata. Il 39% dei genitori ha dovuto rinunciare a una visita medica privata o ha dovuto rinviarla. Gli esempi sono però svariati e le statistiche sempre più allarmanti in un Paese che arranca.

E i figli che rinunce fanno. Ecco degli esempi significativi:

  • il 37% ha rinunciato a spese per abbigliamento e scarpe, così come a uno smartphone nuovo;
  • il 30% ha rinunciato a uscite con gli amici;
  • il 25% ha rinunciato a un viaggio studio all’estero;
  • il 23% ha rinunciato a iscriversi a un corso studio.

I figli più colpiti sono quelli dei genitori under 30, chiamati alle maggiori rinunce. Colpiti particolarmente i soggetti sulle isole, dove la rinuncia allo smartphone sale al 50%, i viaggi studio al 37% e l’iscrizione a corsi di studi al 33%.