Auto, meccanica e moda affondano l’industria italiana, 21 mesi di calo del fatturato

I dati del fatturato dell'industria italiana mostrano una crisi che dura da quasi due anni e che è andata oltre le semplici difficoltà settoriali che avevano dato inizio al calo

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 27 Febbraio 2025 18:44

L’industria italiana conferma uno stato di crisi che dura da quasi due anni. Gli ultimi dati del fatturato delle industrie mostrano un calo annuale che a dicembre 2024 ha raggiunto il 4,3% annuo. Tra gennaio e dicembre dello scorso anno, la produzione industriale italiana è crollata e ha portato con sé il fatturato delle società, che è calato del 7,2%.

I problemi sono stati per mesi localizzati soprattutto in due settori. L’automotive, colpito da una crisi strutturale del mercato e in difficoltà a causa dell’improvvisa spinta regolatoria verso la decarbonizzazione. E la moda, in particolare il lusso, che a causa delle tensioni internazionali e della crisi in Cina ha perso la sua clientela di riferimento. Anche la meccanica però sta iniziando a dare segni di cedimento.

La crisi della manifattura italiana

Sono 21 mesi consecutivi che la manifattura italiana vede il suo fatturato calare. La conseguenza più diretta del crollo della produzione industriale che da circa due anni sta riguardando il sistema produttivo del nostro Paese si sta manifestando. Le industrie italiane producono meno ricchezza di un anno fa, soprattutto per quanto riguarda i beni strumentali e intermedi.

Solo l’industria farmaceutica sembra in grado di andare contro a questa tendenza, continuando a crescere e facendo registrare a dicembre 2024 un +7,2%. Regge il settore alimentare, che si attesta su un sostanziale pareggio. Oltre a queste due sacche però, la crisi è quasi assoluta.

Il lusso e la moda senza Russia e Cina

A dicembre 2024 il fatturato del tessile e dell’abbigliamento italiani è crollato del 9,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Una crisi che si acuisce ulteriormente se si isolano il tessile in senso proprio e la pelle. La causa di questi risultati è l’incapacità del lusso italiano ed europeo di trovare una nuova clientela.

Per anni infatti, russi e soprattutto cinesi hanno trainato la corsa delle case di moda e dei grandi marchi italiani e francesi. La guerra in Ucraina e la crisi economica in Cina hanno però minato le basi di questa crescita. Senza una nuova clientela di riferimento, l’intero settore si sta ridimensionando.

La crisi dell’automotive

Ma la crisi che più di tutte le altre sta trascinando in basso i dati della produzione industriale e del fatturato delle società manifatturiere italiane è quella dell’automotive, vale a dire di Stellantis. Gli ultimi dati del colosso che ha inglobato Fiat parlano di un crollo del 70% degli utili e del 17% dei ricavi.

In Italia il fatturato del settore, indotto incluso, a settembre è calato del 15%. L’ecosistema di aziende fornitrici di componentistica e servizi che il gruppo Fiat aveva creato in decenni è in netta difficoltà. Sia il governo italiano sia l’Unione europea stanno cercando di porre rimedio alla crisi allentando le restrizioni ambientali, ma il mercato stenta a riprendersi.

Cede anche la meccanica

Anche il settore della meccanica ha iniziato a risentire del generale calo della produzione industriale italiana. 55 miliardi di fatturato complessivo significano un calo nominale dello 0,4% rispetto al 2023, che si traduce in termini reali in un crollo del 4%.

Il settore teme anche l’introduzione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti. Quasi il 60% del fatturato delle imprese meccaniche italiane dipende infatti dalle esportazioni.