Ex Ilva, slitta al 14 febbraio il termine per la presentazione delle offerte aggiornate

La scadenza è stata spostata per consentire di formulare meglio la proposta di acquisti ai tre gruppi interessati a rilevare l’intero gruppo

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 31 Gennaio 2025 13:08

La scadenza per la presentazione delle offerte aggiornate per l’acquisizione dell’intero asset dell’ex Ilva è stata posticipata al 14 febbraio. I termini scadevano oggi 31 gennaio 2025, ma si è reso necessario un supplemento di lavoro visto che le tre aziende interessate all’acquisto del gruppo siderurgico dovranno meglio formulare e precisare la loro proposta sotto i profili industriale, occupazionale e ambientale.

Le date per presentare l’offerta

La scadenza iniziale per la presentazione delle offerte vincolanti, dopo le manifestazioni di interesse arrivate entro il 20 settembre scorso, era stata fissata per la fine di novembre. Successivamente, il termine era stato posticipato al 10 gennaio, per poi essere rinviato ancora al 31 gennaio. Ora, un nuovo slittamento sposta la scadenza al 14 febbraio, a causa della complessità dell’operazione di vendita e della necessità di costruire un quadro solido per l’acquisizione.

Tre aziende sono in corsa per l’acquisizione dell’intero gruppo:

  • Jindal Steel dall’India;
  • Baku Steel dall’Azerbaigian;
  • Bedrock, un fondo di investimento statunitense.

Di questi, solo Jindal ha al momento reso pubbliche le linee guida della sua offerta, che include un investimento di 2 miliardi per la decarbonizzazione.

Oltre alle tre offerte per l’acquisizione completa, ci sono altre sette proposte focalizzate su specifici asset di ArcelorMittal Italia (AdI), tra cui quella di Marcegaglia per i siti di Racconigi, Salerno e in Francia. Al momento non si prospetta un’integrazione delle offerte di Jindal e Baku, poiché i due gruppi si stanno muovendo separatamente, ma non si può escludere una possibile alleanza futura tra le due società.

Previsti meno lavoratori nella prossima ex Ilva

I sindacati di categoria evidenziano la necessità di tutelare i 4.000 lavoratori coinvolti e di favorire la decarbonizzazione, chiedendo che il passaggio ai forni elettrici non comporti una significativa riduzione della forza lavoro.

L’Ilva del futuro avrà un numero di occupati inferiore rispetto agli attuali 10mila, di cui circa 8mila a Taranto. Nel 2024, ArcelorMittal Italia (AdI) ha prodotto poco più di 2 milioni di tonnellate di acciaio e ha registrato un fatturato di 1,2 miliardi.

Un secondo altoforno è entrato in attività solo a metà ottobre, mentre per i mesi precedenti, durante la gestione commissariale iniziata il 20 febbraio, è stato utilizzato un solo altoforno, il numero 4. Per il 2025, l’azienda prevede una produzione di 4 milioni di tonnellate e un fatturato di 3 miliardi.

Lite Urso-Bonelli sulla gestione dell’acciaieria

Riguardo ai rilanci per l’acquisizione dell’ex Ilva, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha dichiarato che “se ne occupano i commissari” e ha sottolineato che siamo in una fase “estremamente importante e delicata”, in cui è preferibile mantenere il silenzio. Il Governo recentemente ha messo a disposizione altri 250 milioni di euro per l’ex Ilva.

“Nei prossimi giorni porteremo a soluzione la crisi dell’Ilva che dura da dieci anni con un altro grande investitore internazionale, che sarà selezionato dai commissari tra i tre che partecipano alla gara, che farà di quel sito siderurgico in poco tempo il più green e il più avanzato d’Europa“, spiega Urso.

In risposta, Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, ha criticato il ministro, accusandolo di non essersi presentato per rispondere a una sua interpellanza parlamentare. “Questo dimostra ancora una volta il disinteresse verso il futuro della provincia di Taranto e dei suoi cittadini”, ha affermato Bonelli. Inoltre, ha evidenziato che, nonostante la mancata risposta, il Governo ha varato decreti per garantire solo “il minimo indispensabile” all’Ilva e per modificare la normativa sull’autorizzazione integrata ambientale, senza una visione chiara sul futuro di Taranto.