Allarme Vespa velutina in Italia: cosa provoca

Il calabrone asiatico dalle zampe gialle si sta diffondendo velocemente nel nostro Paese, e rappresenta un grave rischio per le attività umane

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Il 2023 sarà ricordato nel futuro come l’anno delle specie aliene, o almeno come quello in cui le autorità e la stampa hanno iniziato a prendere seriamente gli avvertimenti della comunità scientifica riguardo i rischi collegati alla crescente presenza di animali di origine alloctona nella nostra Penisola. A destare preoccupazione ora è la Vespa velutina, nota anche come vespa di Cornovaglia o calabrone dalle zampe gialle.

Originaria dell’Indocina, non deve essere confusa con la Vespa mandarinia, – o calabrone asiatico – e la Vespa orientalis, di cui si è parlato spesso anche negli ultimi mesi per motivi non troppo differenti. Benché queste specie non rappresentino direttamente un pericolo per l’uomo, potrebbero mettere in serie difficoltà le attività agricole e scombinare i delicati equilibri degli ecosistemi rurali.

Cosa succede se si viene punti da una Vespa velutina?

I vespoidi, e in generale gli animali appartenenti all’ordine degli imenotteri, non producono veleni letali per tutti gli esseri umani. Il quantitativo di tossine presenti nel loro corpo non è infatti sufficiente a ucciderci. Può essere tuttavia fatale per soggetti allergici, che dopo la puntura possono avere una reazione particolarmente grave e shock anafilattico.

A ogni modo calabroni e vespe non pungono l’uomo se non quando si sentono minacciate o attaccate. Il modo migliore per evitare di entrare in contatto con il loro veleno è quello di non minacciarle. È sempre bene evitare il fai-da-te in caso di infestazioni domestiche, e affidarsi a ditte specializzate.

Come si riconosce una Vespa velutina: i tratti distintivi

La Vespa velutina è stata accidentalmente introdotta nel Sud della Francia nei primi anni 2000, e ha iniziato via via a diffondersi anche nei Paesi confinanti: Spagna, Portogallo e Belgio. Molti esemplari sono stati segnalati nell’ultimo lustro anche in Italia, anche se spesso si è parlato erroneamente di Vespa orientalis e Vespa mandarinia.

Queste tre specie sono accomunate dalle grandi dimensioni, e per questo gli occhi meno esperti tendono a non distinguerle. Condividono anche il fatto di essere state introdotte in Europa dalle attività umane, attraverso nidi presenti in container e navi mercantili. Rappresentano un grosso rischio per l’economia dell’area.

La Vespa velutina è nera, con un’ampia banda tra il giallo e l’aranciato sulla parte terminale dell’addome, e una stretta linea gialla sul primo segmento addominale. Le zampe sono nere con la parte terminale gialla. Il viso appare giallo o aranciato se visto frontalmente e nero se visto dall’alto.

Allarme per la Vespa velutina in Italia: stermina le api

La Vespa velutina preda altri insetti e lucertole, ed è golosa in particolare di api. Le specie nostrane sono particolarmente a rischio perché, al contrario di quelle del Sud Est asiatico, non hanno a disposizione strumenti per difendersi. In Italia questo calabrone è presente probabilmente dal 2012, e le comunità locali di Apis mellifera non hanno ancora adottato comportamenti efficaci per proteggere gli alveari.

A spiegarlo bene è Flavio Pezzoli, presidente dell’Ordine de Dottori Agronomi e Dottori Forestali (ODAF) della provincia di Roma, che ha lanciato l’allarme attraverso un comunicato stampa.

Ha spiegato che la Vespa velutina è un insetto alloctono molto pericoloso, che è arrivato in Liguria e Toscana, mettendo a repentaglio tutto il comparto dell’apicoltura. A essere minacciata è anche l’attività impollinatrice delle api, necessaria alla sopravvivenza di innumerevoli piante spontanee e coltivate.

I sistemi di allerta regionali, ha sottolineato Flavio Pezzoli, sono particolarmente efficienti. Tuttavia è bene che tutti i cittadini segnalino possibili avvistamenti alle autorità, in modo che gli esemplari di specie aliene possano essere opportunamente censiti.

L’ODAF sta monitorando il territorio della provincia di Roma attentamente: si teme infatti che il calabrone possa invadere altre regioni, spingendosi via via a Sud con il calare delle temperature e con la progressiva tropicalizzazione della Penisola. A favorire la riproduzione delle specie aliene in Italia è infatti il cambiamento climatico, che ha mutato notevolmente i nostri ecosistemi, prima ostili agli animali che amavano il caldo umido.