Al netto degli effetti di calendario, a settembre 2023 l’indice complessivo della produzione industriale diminuisce in termini tendenziali del 2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 22 di settembre 2023). Si registrano incrementi tendenziali solo per i beni strumentali (+2,6%); calano, invece, l’energia (-0,4%), i beni intermedi (-2,6%) e in misura più marcata i beni di consumo (-6,5%). È quanto emerge dai dati pubblicati dall’Istat sulla produzione industriale italiana a settembre. Tra i settori di attività economica la fabbricazione di mezzi di trasporto presenta un’ampia crescita tendenziale (+11,2%), seguono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+2,3%) e la fabbricazione di prodotti chimici (+0,9%). Le flessioni maggiori si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-11,6%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,9%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-4,0%).
I numeri del terzo trimestre
La stima di settembre dell’indice destagionalizzato della produzione industriale rimane invariato rispetto ad agosto. Nella media del terzo trimestre il livello della produzione aumenta dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Nello specifico, l’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali per i beni strumentali (+1,5%), l’energia (+1,1%) e i beni intermedi (+0,8%); viceversa, si osserva una flessione per i beni di consumo (-2,2%).
Il commento dei consumatori
“A pesare sui numeri dell’industria è il livello ancora elevato dei prezzi in Italia, con i prodotti più acquistati dalle famiglie che registrano una marcata crescita ed effetti negativi diretti sulla spesa – spiega il Codacons – La conferma arriva dai beni di consumo, per i quali la produzione a settembre crolla del -2,2% su base mensile e addirittura del -6,5% su anno, il dato più elevato di tutti i raggruppamenti monitorati dall’Istat”. “Dati pessimi! Il Paese è bloccato. Il fatto che a settembre la produzione resti invariata su base mensile è un segnale allarmante considerato che in agosto non tutte le imprese sono aperte. Insomma, il terzo trimestre è cominciato molto male, con un crollo congiunturale dello 0,9%, ma nei due mesi successivi il recupero su giugno non c’è stato”, ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Le previsioni per il quarto trimestre
Secondo le stime di Prometeia, peggiorano le aspettative per la produzione industriale italiana nel quarto trimestre. Nello specifico l’istituto prevede una produzione in flessione dello 0,6% congiunturale a ottobre e dello 0,1% a novembre, e piatta nell’ultimo mese dell’anno. Nella media del quarto trimestre, si registrerebbe dunque una caduta dello 0,6% rispetto al periodo luglio-settembre.
“Il 4° trimestre parte con un’eredità statistica positiva e pari a 0,3% t/t. E’ troppo presto però, a nostro avviso, per considerare terminate le difficoltà del settore industriale, visto che le indagini di fiducia delle imprese continuano a segnalare debolezza (il PMI manifatturiero è rimasto in territorio recessivo per il settimo mese di fila a ottobre, tornando anzi a calare a 44,9 da 46,8 precedente)”, hanno commentato invece gli analisti di Intesa Sanpaolo. “Stante una protratta debolezza dell’attività industriale, e visto che si moltiplicano i segnali di decelerazione nei servizi (il PMI servizi a ottobre è sceso da 49,9 a 47,7, un minimo da un anno) – si sottolinea – stanno aumentando i rischi al ribasso sull’orizzonte di crescita, almeno per quanto riguarda la parte finale del 2023 e la prima metà del 2024″.