Pil pro capite più alto dello 0,5% per “colpa” della natalità, in calo anche nel 2024

Il ministro dell’Economia analizza come la bassa crescita demografica influenzi il Pil in Italia. Per Giorgetti il futuro è in crisi

Foto di Giorgia Bonamoneta

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 13 Dicembre 2024 18:22

Il confronto sulla legge di Bilancio, in corso tra il governo e le forze politiche, potrebbe concludersi nel weekend, come dichiarato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Durante le discussioni, il ministro ha affrontato vari temi, tra cui i dati sulla natalità in Italia e l’impatto che questi hanno sul Pil. Secondo Giorgetti, sebbene il Pil italiano sia in crescita (ma di poco), il Pil pro capite risulta essere più alto rispetto al dato complessivo, a causa della decrescita demografica. In questo contesto, il ministro ha sottolineato come la bassa natalità rappresenti una sfida, definendo un Paese vecchio come destinato a non avere un futuro.

Pil male, Pil pro capite meglio: “colpa” della natalità

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, tra una dichiarazione e l’altra, ha commentato i dati da lui stesso definiti asfissianti della crescita del Pil. Secondo quanto emerso, infatti, la crescita del Pil in Italia si attesta tra lo 0,5%, lo 0,6% e lo 0,7%.

Il ministro, però, sottolinea la necessità di cambiare punto di vista e di non parlare di Pil, ma di Pil pro capite. “Questo perché è un Paese in decrescita demografica”, ha spiegato.

Il ragionamento del ministro è questo:

Se noi dividiamo la ricchezza del Pil per il numero di abitanti, ahimè, e lo dico con un senso di amarezza, il dato pro capite aumenta molto di più dello 0,5%.

Cosa intende il ministro? Tema molto dibattuto dal governo Meloni, in particolare se la domanda viene posta durante il collegamento del ministro Giorgetti agli Stati generali della natalità in Lombardia. Il sottotesto è chiaro: un Paese vecchio non ha futuro. Queste le parole del ministro, che spiega come un paese che invecchia non sia solo insostenibile con il welfare che abbiamo immaginato negli anni ’60, quando il paese era giovane e cresceva, ma aggiunge che arriverà un momento in cui questo dibattito diventerà un imperativo, dal quale la politica non si potrà sottrarre.

Viene quindi in mente il progetto del governo Meloni sulla famiglia, che fallisce su ingredienti basilari come l’aumento dell’Iva sui prodotti per l’infanzia o il sostegno economico a chi ha già dei figli, più che incentivare la crescita degli stipendi e favorire l’accesso a mutui per i futuri giovani genitori. Viene da domandarsi se bastano le cosiddette politiche per la famiglia e se invece non si dovrebbe iniziare a parlare di politiche per la persona. Perché la natalità può crescere in tanti modi, con i diritti, con la GPA, con le adozioni e il riconoscimento della cittadinanza, per esempio.

Record negativo di nascite (ancora): i dati Istat 2024

I dati Istat sulle nascite 2024 segnano un ulteriore record negativo. Al momento si tratta di dati provvisori e relativi al periodo gennaio-luglio. In questo periodo sono state riscontrate 4.600 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2023.

Si tratta dell’ennesimo record negativo per l’Italia, che proviene da un 2023 con un totale di nascite pari a 378mila bambini. Dal 2008 al 2023 le nascite sono diminuite di 200mila unità (-34%). I dati fanno emergere alcune dinamiche di interessante lettura. Infatti, sono i genitori italiani a contribuire alla denatalità e, in particolare, diminuiscono le nascite all’interno dei matrimoni.

Il record negativo delle nascite registrate, però, non deve essere descritto come la causa dei problemi dell’Italia, anche se è facile leggerli in questo modo. Bisognerebbe domandarsi cosa viene prima della nascita e quali sono le garanzie per le famiglie e i nuovi nati. Non a caso, tanto diminuisce la natalità, tanto aumentano le persone che si dichiarano childfree. Si tratta di un movimento di persone che scelgono di non avere figli per diversi motivi, da quelli economici a quelli culturali, per la paura del futuro, tra malattie e guerre, o per una scelta politica.

A queste persone il governo Meloni non si rivolge. Non ci sono garanzie né promesse per i giovani e le donne che vedono questi motivi come ostacoli alla progettazione e alla stessa volontà di mettere su la classica famiglia tradizionale, e ancora meno per forme alternative di genitorialità.