Le risorse della manovra saranno concentrate su salari, sanità, famiglie e pensioni. Ci sarà spazio per confermare il taglio del cuneo ma non sarà questa la manovra con cui realizzare tutte le promesse elettorali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riunito ieri la sua maggioranza a Palazzo Chigi per fare un bagno di realtà. Presenti anche i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Assente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti perché – è la spiegazione data – non si parlava solo di manovra, ma in generale di tutti i prossimi provvedimenti che arriveranno da qui alla fine dell’anno alle Camere.”Si preannuncia – spiegano fonti dell’esecutivo – un anno complesso che la maggioranza è pronta ad affrontare con determinazione e serietà, a partire dalla Legge di Bilancio sulla quale i partiti della maggioranza sono tutti concordi nel concentrare le poche risorse su salari, sanità, famiglie e pensioni, a partire da quelle dei giovani”.
Un vertice sul “metodo”
Il “metodo” è stato al centro del vertice. Nell’incontro a palazzo Chigi non si è scesi nel dettaglio della legge di bilancio. Si è sottolineato che i margini sono stretti ma si condividerà il percorso, viene riferito da fonti parlamentari. Il ragionamento della premier Meloni, condiviso dagli altri partecipanti all’incontro. è stato quello di condividere il percorso della legge di bilancio, anche per quanto riguarda la comunicazione delle misure. È stata sottolineata la necessità della compattezza anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, con l’obiettivo di far crescere tutti i partiti della coalizione.
Il deficit aumenta
Il problema sono le risorse. I conti peggiorano, anche se la crescita tiene le spese aumentano, il deficit aumenta. Il deficit dell’Italia nel 2023 potrebbe essere “molto più ampio, vicino al 5%” del PIL, rileva Bloomberg sulla base delle sue analisi. L’obiettivo sul deficit fissato nella Nadef era del 4,5%. E tra i fattori che influenzerebbero la proiezione, riporta Bloomberg, ci sarebbe l’effetto del Superbonus. Questo lo scenario nel quale si muove la maggioranza. La linea è quella di non tirare troppo la corda con Bruxelles, con cui già si dovrà trattare per mantenere un pò di margine di manovra. Anche perché il destino dei conti rimane legato alla decisione di Eurostat, sul conteggio dei fondi per il Superbonus. Le decisioni arriveranno a valle dei numeri ma bisognerà aspettare la Nadef, a fine settembre, per avere un quadro definito.
La questione Superbonus
“Archiviamo il Superbonus, ma proroghiamo gli altri bonus edilizi che non hanno mai dato problemi, anche con la cessione del credito selettiva – propone Enrico Zanetti, consigliere del ministro Giorgetti in un’intervista alla Repubblica –. Li allungherei di un altro triennio. Si potrebbero anche valutare sconti o cessioni per tutti i contribuenti o per alcuni soltanto. Il bonus facciate è stato un vero e proprio veleno che ha favorito le truffe. Il Superbonus invece è stata una medicina, ma – sottolinea – è come se avessimo dato non uno, ma dieci flaconi interi di questa medicina. A livello di deficit causato dal 100% – aggiunge – la coda si scaricherà essenzialmente sul 2023“. Zanetti accusa poi l’allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd) di avere “servito su un piatto d’argento le truffe dei bonus facciate con scelte normative incommentabili. Fu il Mef dell’epoca a certificare che, anche dopo queste scelte politiche, l’effetto sui conti sarebbe stato di 35 miliardi, quando stiamo arrivando a 80”.
Il capitolo pensioni
“La priorità di quest’anno è il taglio del cuneo – spiega il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) intervistato dalla Stampa sulla legge di Bilancio –. Molto probabilmente avremo Quota 103 anche nel 2024 e questo consentirà a chi ha 62 anni e 41 di contributi di andare in pensione anticipatamente. È l’inizio del percorso di Quota 41 come avevamo chiesto”. Sulle pensioni minime, “cercheremo di allargare il più possibile la platea per sostenere gli assegni bassi”. Per ottenere risorse, il governo valuterà se “redistribuire l’adeguamento all’inflazione delle pensioni, come abbiamo fatto lo scorso anno per alzare le minime. Sui salari, l’obiettivo è potenziare la contrattazione collettiva e dare risposte ai rinnovi – rivela il sottosegretario –. Lo sciopero della Cgil, Landini l’ha annunciato da mesi, è pretestuoso. È singolare indire uno sciopero generale prima di aver visto le misure del governo. La legge di Bilancio ancora deve essere scritta”.