Donald Trump ha annunciato un piano che rischia di aprire un nuovo fronte di tensioni tra Stati Uniti ed Europa. Se rieletto, promette di introdurre dazi del 10% su tutte le importazioni. Una decisione che vuole colpire direttamente i partner europei, con lo scopo di “riequilibrare il deficit commerciale statunitense”. L’annuncio, fatto durante un comizio in Pennsylvania, ha suscitato allarme tra i diplomatici europei, preoccupati per l’impatto economico di una potenziale guerra commerciale. Trump considera il protezionismo uno strumento essenziale per riportare la produzione negli USA, ma l’Europa potrebbe reagire con misure di ritorsione per difendere la propria economia.
Verso una guerra commerciale: l’annuncio di dazi
Nel comizio in Pennsylvania, Donald Trump ha annunciato una misura che potrebbe segnare un nuovo capitolo di tensione nelle relazioni economiche globali: l’imposizione di dazi del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti (come le auto dal Messico, su cui ha promesso dazi del 500%), inclusi i prodotti europei, qualora venga eletto presidente. Trump ha dichiarato di voler attuare la misura tramite il “Trump reciprocal trade act”, un’iniziativa che mira a riequilibrare il commercio tra gli Stati Uniti e Paesi considerati “poco reciprocanti” come l’Unione Europea.
Il candidato repubblicano ha espresso senza troppi giri di parole il risentimento nei confronti dell’Ue, accusato di bloccare l’accesso dei prodotti agricoli e delle auto americane sul proprio mercato, mentre esporta milioni di vetture negli Stati Uniti. Questa “inadeguata reciprocità” commerciale è stata il centro dell’attacco, supportato dall’idea che i dazi possano costringere i partner commerciali ad aumentare gli acquisti di beni statunitensi, riducendo così il deficit commerciale americano e stimolando la produzione nazionale.
L’ex presidente ha già tentato approcci simili durante il suo primo mandato, negoziando con la Commissione europea e imponendo dazi che hanno colpito vari settori economici. Se rieletto, promette una linea ancora più dura.
Quali sarebbero le conseguenze per l’Ue
L’eventualità di dazi del 10% sui prodotti europei rappresenta una minaccia non sottovalutabile per l’economia dell’Unione Europea, che vede negli Stati Uniti il suo maggiore partner commerciale, con scambi annuali superiori a mille miliardi di euro in beni e servizi. La bilancia commerciale UE-USA è storicamente favorevole all’Europa, con un surplus che ammontava a circa 156 miliardi di euro nel 2023. Il protezionismo minacciato da Trump potrebbe quindi colpire duramente settori chiave come quello dei macchinari industriali e dei prodotti chimici, che rappresentano il 68% delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti o dell’alluminio, con conseguenze gravi soprattutto per l’Italia.
Secondo le stime, un dazio del 10% imposto a tutti i prodotti importati dagli Stati Uniti ridurrebbe il Pil dell’Eurozona dell’1% e causerebbe un impatto negativo sulle economie più dipendenti dalle esportazioni, come la Germania, la cui crescita potrebbe diminuire fino all’1,6%. Gli analisti temono che la guerra commerciale annunciata da Trump possa portare a una recessione economica, con una conseguente riduzione di posti di lavoro nelle aziende europee esportatrici verso gli Stati Uniti.
L’Unione Europea (che ha confermato i dazi contro la Cina) sta già valutando risposte rapide, e le autorità diplomatiche sono pronte a negoziare esenzioni o a rispondere con misure di ritorsione sui prodotti americani. La priorità per Bruxelles è evitare una guerra commerciale devastante, puntando al dialogo per mitigare l’impatto sulle economie nazionali e sui milioni di posti di lavoro sostenuti dagli scambi transatlantici. In uno scenario di mancata mediazione, l’UE si troverebbe costretta a proteggere i propri interessi economici e strategici, predisponendo barriere tariffarie simili, con il rischio di una destabilizzazione economica globale in un momento già piuttosto instabile.