Gli ordini di fabbrica in Germania sono crollati del 5,8% ad agosto, facendo segnare un dato peggiore di quanto si aspettassero gli analisti. Si tratta dell’ennesimo segnale di recessione per l’economia tedesca e il governo di Berlino è sempre più pessimista. Nei prossimi giorni il ministro dell’Economia Robert Habeck dovrebbe annunciare una revisione al ribasso delle stime sul Pil.
La crisi tedesca deriva da una serie di circostanze che hanno minato le fondamenta del successo del Paese negli ultimi decenni. Dalla fine delle forniture di gas dalla Russia fino al crollo delle esportazioni in Cina, passando per la transizione ecologica del settore automobilistico che le grandi case con sede in Germania non sembrano in grado di portare a compimento.
Crollano gli ordini di fabbrica: la Germania si prepara alla recessione
L’ufficio di statistica dello Stato federale tedesco, Destatis, ha reso noto che gli ordini di fabbrica di agosto hanno registrato un calo del 5,8% nel Paese. Un crollo inaspettato anche per i più pessimisti degli osservatori, che preventivavano al massimo un calo del 2% dopo che a luglio un altro balzo al ribasso aveva fatto segnare per questo dato un -3,9%.
Si tratta di un’ennesima conferma delle difficoltà dell’economia tedesca. Il quotidiano Sueddeutsche Zeitung ha anticipato le comunicazioni del ministro dell’economia Robert Habeck, che mercoledì 9 ottobre dovrebbe annunciare una revisione dei dati sul Pil del Paese. Il 2024 sarà un anno di recessione, -0,2%, per il prodotto interno lordo della Germania, che dovrebbe però riprendersi nel 2025 risalendo al +1,1%.
“L’economia tedesca può crescere in modo significativo e più forte nei prossimi due anni se le misure saranno pienamente implementate” ha detto Habeck, parlando del piano previsto dal governo di Olaf Scholz per rilanciare la crescita nei prossimi due anni, ma la crisi tedesca ha radici molto profonde.
Da Volkswagen alla Cina: perché la Germania non cresce più
Negli ultimi due anni il modello di crescita tedesco è stato minato alle sue fondamenta. Per decenni il gas a basso costo dalla Russia e le massicce esportazioni in Cina avevano alimentato l’economia della Germania, tanto da spingere il governo a prendere iniziative per accentuare sempre di più questi legami, come la chiusura delle centrali nucleari.
La politica Zero Covid della Cina e la guerra in Ucraina hanno fatto saltare entrambe queste premesse e la Germania si è trovata a dover affrontare un aumento dei costi e una diminuzione delle vendite delle proprie aziende. Nel frattempo uno dei settori più importanti del Paese, l’automotive, è stato costretto dalle regolamentazioni europee a forzare una transizione verso le auto elettriche che non sta trovando particolari sbocchi sul mercato. Volkswagen in particolare è andata in crisi e sta ora pensando di chiudere alcuni stabilimenti in Germania.
Gli effetti di questa crisi hanno conseguenze importanti anche per l’Italia. La Germania rappresenta infatti sia un mercato di sbocco fondamentale per le nostre imprese che un punto di riferimento per le importazioni di determinati prodotti. Un rallentamento eccessivo dell’economia tedesca potrebbe portare anche il Pil italiano a smettere di crescere. Gli ultimi dati diffusi da Istat hanno inoltre ridotto le stime sull’espansione dell’economia italiana, che rischia di rimaner ben al di sotto dell’1%.