I video sui cimiteri di auto elettriche in Cina hanno fatto il giro del mondo, spesso accompagnati da didascalie sbagliate o volutamente fuorvianti per confermare fake news riguardo la salute del mercato dell’automotive globale. Le immagini sono reali: nella potenza orientale ci sono siti in cui giacciono centinaia – e non decine di migliaia, come si è letto da qualche parte – di e-car abbandonate. Effettivamente testimoniano la crisi di un intero settore, che non è quello della produzione di macchine alimentate con alternative ai carburanti fossili. Scopriamo dunque cosa sta succedendo alle porte delle metropoli in Estremo Oriente.
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La verità sulle auto elettriche abbandonate nei campi in Cina
Al contrario di quanto è stato riportato anche da prestigiosi giornali internazionali, le auto abbandonate nei campi cinesi non sono fresche di produzione. La maggior parte di esse ha almeno 5 o 6 anni, e presenta evidenti segni di usura anche negli interni. Si tratta infatti di e-car usate, ognuna, forse da milioni di cittadini e turisti delle grandi città.
Attestano la bolla del settore del car sharing delle auto elettriche a ridosso del 2016, quando il boom delle e-bike condivise ha fatto pensare che fosse una buona idea mettere in circolazione intere flotte di veicoli alimentati a batteria. Ma, in maniera analoga a quanto è avvenuto negli Stati Uniti, le compagnie di questo particolare tipo di noleggio a ora hanno avuto grosse difficoltà a livello economico.
Perché in Cina il settore dell’e-car sharing è fallito
Per muoversi in città i cinesi hanno preferito le bici, la metropolitana o addirittura il più economico taxi. Non sono stati solo gli alti costi del servizio a disincentivare la scelta, ma anche la scomodità di dover parcheggiare le e-car in luoghi prestabiliti e in alcuni casi a pagamento. Il traffico congestionato e la mancanza di incentivi per il car sharing hanno contribuito a far crollare il settore.
Non sono mancati invece gli aiuti economici per continuare a produrre veicoli elettrici, con un’industria in continua espansione e auto vendute a prezzi sempre più convenienti. Ragion per cui l’usato è diventato praticamente invendibile. Una macchina di seconda mano facente parte delle flotte delle compagnie di noleggio a ora è molto più costosa di una nuova.
Le compagnie di car sharing in fallimento hanno deciso di abbondare in mezzo alla natura dei veicoli, date anche le onerose cifre da sostenere per il corretto smaltimento dei componenti. Con un impatto ambientale da brivido, visto il numero totale di batterie esauste che la Cina dovrà capire come gestire nei prossimi anni.
Il problema con le batterie delle auto elettriche in Cina
Dalle 200mila tonnellate di materiale da smaltire nel 2020, si passerà nel giro dei prossimi due anni a un numero quattro volte superiore. Nonostante le nuove politiche internazionali, con gli USA in prima fila per il recupero di batterie esauste per recuperare quote di mercato rispetto a Pechino e all’Europa, e gli incentivi per il riciclo, nella potenza orientale si rischia un ulteriore danno ambientale.
Senza controlli mirati, il mercato nero sta prendendo il sopravvento, e i materiali tossici non sono smaltiti nel modo corretto. Secondo i più recenti report ufficiali, 8 batterie su 10 finiscono in traffici sommersi di materiali o vengono addirittura rimesse in commercio senza che rispettino gli standard.
A onor del vero gli enti regolatori della Cina si stanno muovendo velocemente per provare a risolvere il problema, e imporre ai produttori nuovi vincoli che riguardano l’uso e lo smaltimento delle batterie delle auto elettriche. Magra consolazione, che a poco serve a risolvere il problema dei cimiteri di e-car sparsi per tutto il territorio nazionale, ma che servirà a disinnescare, si spera, nuove crisi.