L’Ue ferma Draghi: chi si oppone al piano per la competitività

Il rapporto sulla competitività di Mario Draghi non piace a tutti in Ue: le critiche sul progetto dei campioni continentali

Foto di Matteo Runchi

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Mario Draghi ha presentato il suo piano per la competitività europea alla Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Uno dei punti cardine della sua visione per un rilancio delle aziende europee nei confronti dei colossi americani è la creazione dei cosiddetti campioni continentali, grandi aziende europee che raggiungano fatturati e valore simili alle più importanti società Usa.

Uno dei metodi indicati per formare questi “campioni” è la fusione tra diverse aziende. L’Ue però ha regole molto severe per limitare queste operazioni e la commissaria uscente Margrethe Vestager, che si occupa di antitrust, ha avvertito di non scoperchiare questo “Vaso di Pandora”.

Chi non vuole il piano di Draghi in Ue

La commissaria europea uscente alla concorrenza Margrethe Vestager ha criticato il piano di Mario Draghi per la competitività europea. La politica danese, a capo dell’antitrust Ue da 5 anni, ha avvertito che il processo di creazione di grandi aziende europee che possano competere con quelle americane e cinesi non deve passare da acquisizioni o fusioni.

La nuova commissione sembra però andare proprio in questa direzione. La prossima commissaria alla concorrenza, Teresa Ribera, sarà anche primo vicepresidente della Commissione e una delle figure più importante e carismatiche dell’intero esecutivo Ue. Ribera, spagnola e socialista, è stata nominata con l’obiettivo di riformare le regole sulla concorrenza e sulle fusioni che Vestager ha fatto rispettare in maniera molto attenta negli ultimi 5 anni.

Allentare le regole sulla concorrenza però secondo Vestager sarebbe come aprire un vaso di Pandora che, in quanto tale, sarebbe impossibile da richiudere. La paura della commissaria uscente è proprio che la concorrenza tra aziende in Europa venga sacrificata in favore di una maggiore competitività a livello internazionale. Questo rischierebbe di andare a discapito dei consumatori dell’Ue, che avrebbero minore scelta nei loro acquisti.

Cos’è e come si forma un “campione continentale”

Tra i punti cruciali del piano di Mario Draghi per rilanciare la competitività europea a livello globale c’è la creazione di una serie di “Campioni continentali”. Si tratta di aziende europee che raggiungerebbero, per dimensione e fatturato, realtà come Google o Amazon, oppure quelle dei giganti di Stato cinesi AliBaba o BYD. Un esempio dal punto di vista europeo potrebbe essere Airbus, che si spartisce con Boeing il mercato internazionale degli aerei di linea, anche se si tratta di un segmento con alcune particolarità che favoriscono le aziende di grandi dimensioni.

La necessità di avere in Europa realtà più competitive non è messa in discussione, ma il modo di raggiungere questo obiettivo è invece oggetto di dibattito. Nel piano di Draghi, la via indicata come quella da seguire è quella delle fusioni e delle acquisizioni. La normativa europea sulla concorrenza però rende complesse queste operazioni. Ultimo esempio è quello di Siemens e Alstom, la cui fusione è stata impedita proprio dalle leggi europee.

Chi non vuole, come la commissaria uscente Vestager, allentare le regole europee porta spesso l’argomentazione che non è tramite fusioni che si creano campioni continentali. Quasi nessuna delle grandi aziende statunitensi è stata creata per fusione, specialmente nel settore tecnologico. Anche se, per quanto riguarda le acquisizioni, sia Alphabet sia Meta sia Amazon hanno intrapreso negli anni ’10 una serie di operazioni che hanno garantito loro di mantenere o acquisire una posizione dominante in determinati settori (rispettivamente YouTube nello streaming di video, Instagram nell’ambito social e Twitch in quello degli streaming live).